I dazi sono un tema di breve e la Fed può tagliare
La banca centrale ha alzato le previsioni sull’inflazione per quest’anno e il prossimo, invariate quelle sul 2027. Powell dice che l’economia resta forte, ma se dovesse rallentare, c’è spazio per ripartire con l’allentamento monetario. I tassi di rendimento, soprattutto quelli a breve, sono scesi, adeguandosi alle indicazioni della Fed.

Il giorno delle comunicazioni di politica monetaria della Federal Reserve si era aperto ieri a Wall Street in rialzo, a metà seduta la banca centrale degli Stati Uniti non ha detto molto di più, ma neanche di meno, di quel che veniva dato come probabile. Per il mercato si è trattato di un evento piacevolmente neutro e gli indici hanno così accelerato dopo la conferenza stampa del presidente Jerome Powell.
L'S&P 500 ha guadagnato l’1,1%, la migliore performance del Fed-day dal luglio 2024. I titoli dei beni di consumo discrezionali, i più sensibili alle aspettative sull’andamento della crescita economica, hanno guidato il rally, +1,9% in giornata.
La banca centrale degli Stati Uniti ha tagliato le stime di crescita ed ha alzato quelle dell’inflazione per effetto dell’arrivo dei dazi sulle importazioni, confermate le previsioni di due tagli dei tassi d'interesse nel 2025. "L'incertezza sulle prospettive economiche è insolitamente alta" e "il clima economico è peggiorato decisamente", dice il presidente della banca centrale Usa Jay Powell dopo che il Comitato di politica monetaria ha mantenuto, come nelle previsioni, il tasso di riferimento sui Fed Funds nella forchetta compresa fra 4,25 e 4,50%.
Un'incertezza legata all'insieme delle politiche annunciate dall’amministrazione Trump su immigrati, regolamentazione, bilancio pubblico e soprattutto dazi. Di sicuro - dice il presidente della Fed - “le indagini economiche indicano che i dazi stanno facendo salire le aspettative d'inflazione": quella di febbraio al 2,8% e quella attesa dagli operatori economici salita oltre il 3% rappresentano dati che erano "molto inattesi”.
Un quadro che si riflette sulle nuove stime di crescita della Fed, che riducono l'espansione del Pil quest'anno all'1,7% dal 2,1% che la Fed aveva indicato a dicembre, nel 2026 a 1,8% dal 2% e nel 2027 all'1,8% dall'1,9%.
"Le probabilità di una recessione sono aumentate, ma non sono alte", spiega poi il banchiere centrale. Sarebbe il segnale immediato per procedere a un taglio dei tassi nella prossima riunione di maggio, se non fosse che alla guerra commerciale innescata da Trump si associa anche più inflazione: le nuove previsioni della Fed portano il 2025 al 2,7% dal 2,5% di dicembre e il 2026 al 2,2% dal 2,1%, mantenendo il 2027 al 2%. "Non dobbiamo andare di fretta nel calibrare la nostra posizione di politica monetaria”, ha detto Powell, anche perché "complessivamente l'economia americana rimane forte”.
Il presidente Usa Donald Trump ha esortato la Federal Reserve a tagliare i tassi di interesse per contribuire a compensare gli effetti dei suoi dazi, dopo che la Banca centrale ha deciso di mantenerli stabili. "Fai la cosa giusta", la sollecitazione di Trump in un post sul suo sito Truth Social.
La guerra commerciale di Donald Trump non dovrebbe avere un impatto significativo, almeno a breve termine, su Nvidia. A pensarla cosi' e' Jensen Huang, ceo del gigante americano dei chip per l'intelligenza artificiale. "Tutto dipende dai Paesi interessati dalle tariffe. Ma nel breve termine non prevediamo alcun impatto significativo sulle nostre prospettive e sui nostri conti", ha affermato il dirigente durante la conferenza annuale della societa' californiana: "Abbiamo una rete di fornitori molto flessibile. Non solo a Taiwan, in Messico o in Vietnam, ha spiegato."
Parlando poi con il Financial Times, Huang ha anticipato un gigantesco piano di acquisti di chip ed elettronica made in USA. “Complessivamente, nel corso dei prossimi quattro anni, acquisteremo probabilmente mezzo trilione di dollari di elettronica in totale”. Il fondatore ha aggiunto che una parte importante della produzione, “per diverse centinaia di miliardi” sarà negli Stati Uniti".
Le borse dell’Europa dovrebbero aprire intorno alla parità, future del Dax di Francoforte -0,1%. Ieri il Ftse Mib di Milano è salito dello 0,5%.
Oggi attese le decisioni di diverse banche centrali tra cui la BoE, la Banca nazionale svizzera e la svedese Riksbank.
L’indice BIST della borsa di Istanbul ha chiuso in ribasso dell’8,7%.
Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente Erdogan arrestato ieri, è coinvolto in due procedimenti per "corruzione" e "sostegno a un'organizzazione terroristica". Lo ha confermato ieri sera il ministro della Giustizia turco, Yilmaz Tunc. "Nell'ambito di questa indagine, sette sospetti, tra cui il sindaco di Istanbul, sono accusati di aver aiutato un'organizzazione terroristica essendo associati ad essa", ha aggiunto il ministro.
Le società turche quotate potranno riacquistare azioni senza l'approvazione dell'assemblea generale, secondo la decisione pubblicata stanotte dal Capital Markets Board.
L'autorità di regolamentazione ha anche sospeso la regola che limita i riacquisti al 10% del capitale. Il limite giornaliero di riacquisto, che era stato fissato al 25% della media dei volumi di 20 giorni, viene anch'esso sospeso.
I prezzi dell'oro sono saliti a un nuovo massimo a 3.051,99 dollari.
Il metallo prezioso di riferimento è salito del 16% da gennaio in un rally che ha visto toccare una serie di massimi storici nel 2025, estendendo i forti guadagni dello scorso anno, grazie all'afflusso di investitori in cerca di sicurezza. Diverse grandi banche hanno anche alzato i loro obiettivi di prezzo. Macquarie ha previsto che potrebbe salire fino a 3.500 dollari l’oncia.
Salgono anche il petrolio e il rame. Brent a 71 dollari il barile
In Asia Pacifico è chiuso il mercato finanziario di Tokyo. Sono in calo le borse della Cina, soprattutto quella di Hong Kong: -2%. Hanno chiuso in rialzo le piazze azionarie di Sidney e Taipei.
Stellantis. Il processo di selezione del nuovo amministratore delegato sta seguendo i tempi previsti e l'annuncio avverrà entro la prima metà di quest'anno, ha dichiarato il presidente John Elkann. Elkann ha anche detto che il 2025 sarà un altro anno difficile, ma per il 2026 è previsto un aumento della produzione in Italia grazie a 10 nuovi aggiornamenti di prodotto.