“Ho visto l’Aldilà due volte. Ero in un campo immenso, accanto ad un albero e c’era un uomo vestito di bianco”: Lisa Small racconta la sua esperienza di pre-morte

Una pace immensa, una sensazione di leggerezza mai provata, un campo sconfinato sotto un cielo sereno, un uomo vestito di bianco accanto a un albero e, in lontananza, un “mare di persone” che emanavano un amore familiare. Non è la scena di un film, ma il ricordo vivido che Lisa Small, oggi cameriera 41enne della […] L'articolo “Ho visto l’Aldilà due volte. Ero in un campo immenso, accanto ad un albero e c’era un uomo vestito di bianco”: Lisa Small racconta la sua esperienza di pre-morte proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 8, 2025 - 15:49
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“Ho visto l’Aldilà due volte. Ero in un campo immenso, accanto ad un albero e c’era un uomo vestito di bianco”: Lisa Small racconta la sua esperienza di pre-morte

Una pace immensa, una sensazione di leggerezza mai provata, un campo sconfinato sotto un cielo sereno, un uomo vestito di bianco accanto a un albero e, in lontananza, un “mare di persone” che emanavano un amore familiare. Non è la scena di un film, ma il ricordo vivido che Lisa Small, oggi cameriera 41enne della Florida, conserva della sua esperienza di pre-morte, vissuta per ben due volte nella stessa notte del 2008, quando aveva solo 24 anni ed era nel pieno della sua battaglia contro la dipendenza da droghe e alcol.

All’epoca, Lisa spendeva circa 150 dollari al giorno in sostanze. Quella notte, durante un binge di cocaina, il suo corpo cedette: “Ho letteralmente smesso di respirare. Sono collassata”, racconta oggi al tabloid britannico Daily Mail. Il suo fidanzato di allora, accortosi che non respirava più (ma che aveva gli occhi sbarrati e aperti), praticò un disperato massaggio cardiaco per circa 40 secondi, riuscendo a farla riprendere. Ma l’incubo non era finito. Più tardi, quella stessa notte, Lisa collassò una seconda volta, smettendo nuovamente di respirare. Questa volta fu portata in ospedale. I medici diagnosticarono un arresto respiratorio: una gravissima emergenza medica in cui la respirazione si ferma, ma il cuore continua a battere per un po’. Senza intervento immediato, può causare danni cerebrali o un arresto cardiaco completo. Le statistiche sono impietose: uno studio canadese indica che solo il 16% circa dei pazienti sopravvive a cinque anni da un arresto respiratorio extra-ospedaliero.

Lisa, miracolosamente, non riportò danni a lungo termine. Ma ricorda perfettamente cosa accadde “dall’altra parte” durante quei minuti in cui la sua respirazione si era fermata. “All’improvviso ero in questo campo enorme, aperto”, descrive la sua visione. “C’era un albero accanto a me, e poi c’era un uomo con una veste bianca. Molto lontano, a miglia e miglia di distanza, c’era un mare di persone. Non potevo vedere fisicamente nessuno, ma sentivo come se li conoscessi”. La sensazione dominante era di benessere assoluto: “Questa sensazione semplicemente meravigliosa. Non riesco nemmeno a spiegarla. Era come un’euforia moltiplicata per un milione“. E aggiunge: “Durante il secondo collasso, sono tornata nello stesso identico posto, stesso albero, persona, persone in lontananza, stessa identica sensazione”. Il fatto che il fidanzato le avesse confermato che i suoi occhi erano rimasti aperti per tutto il tempo l’ha convinta: “Chiaramente non stavo sognando”. Nonostante questa esperienza sconvolgente, la strada per uscire dalla dipendenza fu ancora lunga e dolorosa. Per altri dieci anni, Lisa ha continuato a lottare contro l’abuso di cocaina, eroina, crack, alcol e persino “flakka” (una droga sintetica), spendendo decine di migliaia di dollari (stima circa 40.000), vivendo periodi da senzatetto e subendo diversi arresti. i. La svolta è arrivata nel 2018, quando finalmente è riuscita a diventare sobria, un percorso in cui attribuisce un ruolo fondamentale alla chiesa e alla fede: da allora, la sua vita è cambiata radicalmente.

Cosa dice la Scienza?
Le esperienze di pre-morte (NDE) come quella di Lisa affascinano da decenni. La scienza ha dimostrato che il cervello può mostrare attività anche per breve tempo dopo l’arresto cardiaco o respiratorio, e persino picchi di attività durante la rianimazione dopo prolungata assenza di ossigeno. Questo ha spinto alcuni a mettere in discussione i criteri standard per la dichiarazione di morte. Le testimonianze (luci, tunnel, parenti defunti) presentano spesso elementi comuni, ma la spiegazione scientifica è ancora dibattuta: potrebbe trattarsi di un meccanismo cerebrale che, in condizioni estreme, “sblocca” l’accesso a ricordi ed emozioni in modo vivido, ma è solo una teoria.

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