“Ho esultato così forte che mi girava la testa, vedevo tutto nero. Per fortuna che c’era il gel”: Davide Frattesi spiega il suo malore
La semifinale di ritorno di Champions League tra Inter e Barcellona è destinata a entrare nella storia del calcio. Uno spettacolare 4-3 ha regalato ai nerazzurri l’accesso alla finalissima del torneo, la seconda in tre anni. Se per i tifosi interisti, e gli appassionati di calcio in generale, è stata una sfida che ha messo […] L'articolo “Ho esultato così forte che mi girava la testa, vedevo tutto nero. Per fortuna che c’era il gel”: Davide Frattesi spiega il suo malore proviene da Il Fatto Quotidiano.

La semifinale di ritorno di Champions League tra Inter e Barcellona è destinata a entrare nella storia del calcio. Uno spettacolare 4-3 ha regalato ai nerazzurri l’accesso alla finalissima del torneo, la seconda in tre anni. Se per i tifosi interisti, e gli appassionati di calcio in generale, è stata una sfida che ha messo a dura prova la resistenza del loro cuore, è impossibile immaginare cosa possa aver provato sul campo l’autore del gol vittoria Davide Frattesi. “Boh, so solo che ho esultato talmente forte che a un certo punto mi girava la testa, vedevo tutto nero”.
Poco dopo aver messo a segno la rete del 4-3, il centrocampista dell’Inter si è infatti accasciato a terra facendo segno ai compagni e all’arbitro che non riusciva a proseguire perché aveva la vista offuscata: “Per fortuna che c’era il gel, ringrazio anche i fisioterapisti perché mi ero stirato un pochino all’addome e abbiamo fatto un lavoro incredibile. La vittoria è per loro”, ha detto il classe 1999 ai microfoni di Sky Sport. “Non mi sono ancora reso conto che siamo in finale di Champions. Dopo Monaco pensavo di non vivere più niente del genere come emozioni. Ma questo è il bello del calcio”, ha aggiunto Frattesi che segna sempre dei gol decisivi. “Fa parte della mia carriera, sono sempre stato il primo a crederci e l’ultimo a mollare. Questo è un premio alla dedizione e all’impegno. Io sul 3-3 dicevo a Thuram che saremmo passati noi. C’è da dire che giocavo anche in panchina, perché era tutto un alzarsi e mettersi le mani nei capelli”.
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