Giorgetti: “Spesa sotto controllo” ma è lite con Crosetto sulle armi
Il ministro Giorgetti difende il nuovo Def. E non solo perché le variabili chiave – deficit, debito e spesa netta – sono tutte in linea con il Psb, il Piano strutturale di bilancio presentato in Europa sei mesi fa. Ma perché le cose potrebbero andare anche meglio. «Ci sono rischi positivi, potremo rivedere al rialzo […] L'articolo Giorgetti: “Spesa sotto controllo” ma è lite con Crosetto sulle armi proviene da Iusletter.

Il ministro Giorgetti difende il nuovo Def. E non solo perché le variabili chiave – deficit, debito e spesa netta – sono tutte in linea con il Psb, il Piano strutturale di bilancio presentato in Europa sei mesi fa. Ma perché le cose potrebbero andare anche meglio. «Ci sono rischi positivi, potremo rivedere al rialzo le stime del Pil», dice in audizione. Il primo trimestre stava andando bene, conferma il ministro, prima dell’annuncio dei dazi di Trump.
Il tallone d’Achille però resta, assieme alle incertezze: dalle guerre commerciali ai conflitti militari. Crescita dimezzata al +0,6%. Confindustria vede ancora peggio: +0,3% quest’anno con i dazi. Debito molto alto, a rischio con una maggiore spesa per la difesa. «Non chiederemo di fare uno scostamento al Parlamento, almeno non prima del vertice Nato di giugno», insiste il ministro. Per Giorgetti l’Italia quest’anno raggiungerà il 2% del Pil. Anche grazie alle pensioni dei militari. «I criteri Nato ci consentono di conteggiare pure questa voce nella spesa in difesa». Su cosa spendere rivela: «Sono stato dietro per un mese a Crosetto: “Mandami la lista della spesa”. Ora me l’ha mandata, ma non ho il coraggio di guardarla. È come la lista di Natale ». Risponde il ministro della Difesa: «Purtroppo non è Natale. Non ci sono liste della spesa. Viviamo momenti drammatici. Non parliamo di giocattoli, ma di armi per proteggere la nazione». Scintille.
Dopo le critiche di sindacati e imprese, ieri è toccato a Istat, Corte dei Conti, Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio fare le pulci al Dfp, il Documento di finanza pubblica che arriverà in aula dopo Pasqua, in tempo per essere inviato a Bruxelles prima del 30 aprile. Critiche condivise rispetto a un documento privo di profilo programmatico. «Monitorare l’andamento della spesa è già programmare», risponde Giorgetti. L’Upb definisce il Dfp «un documento di aggiornamento» e si augura che dal prossimo anno cambi. I giudici contabili si lamentano per le «indicazioni limitate, difficili da valutare: mancano dettagli sulla spesa, sul Pnrr e sulle scelte per la difesa». Anche Bankitalia ricorda che «siamo soggetti allo scrutinio dei mercati». Per questo servirebbero più dati, a partire da «un trend del debito». Il debito infatti potrebbe impennarsi, calcola Upb, se l’Italia aumentasse del massimo consentito dall’Ue, dell’ 1,5% del Pil, le uscite per la difesa.
Nel frattempo il Pnrr si muove lento. «A marzo la spesa era a 66 miliardi, il 34% del budget totale e il 54% delle risorse arrivate», dice Giorgetti. Per il ministro «spostare contabilmente i pagamenti dopo il 2026 si può fare». Bankitalia avverte che «12 miliardi del Pnrr saranno spesi oltre la scadenza di agosto 2026». I timori per la crescita asfittica emergono anche da Confindustria: «Transizione 5.0 non funziona. Le condizioni per investire sono negative». Il ministro promette di sbloccare i fondi: «Entro giugno rivediamo il Pnrr. Ci sono oltre 100 miliardi da mettere a terra, puntiamo a chiudere i cantieri entro il 2026». Assicura poi di voler «sterilizzare» i tre mes i in più dei requisiti sulle pensioni. E di risolvere il pasticcio del super acconto Irpef con un decreto atteso oggi in Cdm.
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