"Gesù non è un superuomo"

L’omelia di papa Leone XIV: "Soldi e successo preferiti alla fede" .

Mag 10, 2025 - 07:04
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"Gesù non è un superuomo"

I primi giorni di ogni nuovo pontificato vengono impiegati da vaticanisti, fedeli, cardinali, vescovi a osservare le mosse del Papa neoeletto, cercando di cogliere i segni di continuità o di rottura con l’immediato predecessore, esercizio che si presume utile per comprendere l’indirizzo che il pontificato potrà assumere. Il caso di Robert Francis Prevost non ha fatto eccezione, e l’unico in tutto il mondo a non curarsene troppo è parso proprio Leone XIV che come è giusto che sia ha deciso di essere Leone XIV e nessun altro. Si è svegliato nella sua vecchia residenza all’ex Sant’Uffizio dove abita da due anni, facendo filtrare che deciderà a tempo debito se ‘tornare’ negli appartamenti del Palazzo apostolico o restare a Santa Marta come Bergoglio. In quella residenza Leone XIV si era fatto accompagnare giovedì sera con una macchina di rappresentanza della Gendarmedia (la SCV01) e aveva incontrato alcuni dei coinquilini.

Robert Prevost è sempre stato descritto come un tipo schivo, essenziale, ma è apparso rilassato e caloroso. Ha poi, sempre ieri mattina, incontrato i confratelli cardinali nella messa in Cappella Sistina, la messa Pro ecclesia. Essendo il primo discorso da Papa, per tutti i pontefici è una sorta di anticipo del programma del pontificato che Leone esporrà meglio nella messa di intronizzazione, prevista per domenica 18 maggio. La messa Pro ecclesia del 2013 fu quella in cui Bergoglio spiegò che la "Chiesa non è una ong", chiedendo ai cardinali, ai vescovi e ai preti di rinunciare a qualsiasi forma di "mondanità". Anche lì si poteva intuire già molto.

Dopo la messa Leone XIV è rientrato nel suo appartamento e ha svolto i primi incontri con i vertici della Curia, fatto le prime telefonate, preso in sostanza le misure del nuovo incarico. Cose di cui niente è filtrato, come è normale. Tutto il contrario, sempre per restare ai paragoni, di quanto accadde con Francesco, la cui prima giornata da Papa mise nell’ordine: il rifiuto dell’auto papale, l’incursione alla Casa del clero di via della Scrofa per pagare il conto, un fuori programma mattutino a Santa Maria Maggiore per un omaggio alla Virgo Salus Populi Romani, quella accanto alla quale si è fatto poi seppellire. Tutta roba da mandare ai pazzi la Gendarmeria e in sollucchero i giornalisti che ebbero di che scrivere senza la paura di annoiare.

Ma la differenza più evidente con il predecessore, Leone l’ha mostrata proprio nella sua prima omelia. Innanzitutto un discorso che è incominciato in inglese, segno della volontà di dare al papato una dimensione ancor più internazionale, senza legarlo alla funzione abbastanza limitante di "vescovo di Roma", come Francesco inizialmente volle far intendere, quasi fosse un primus inter pares, salvo poi assumere nel corso del tempo atteggiamenti dirigistici (già giovedì sera, affacciandosi subito dopo l’elezione, Leone XIV aveva parlato in spagnolo, primo pontefice a non usare esclusivamente l’italiano in quella occasione). Poi le parole che Prevost ha detto nei venti minuti in cui si è rivolto ai confratelli, in un discorso dai toni altissimi, tutto concentrato sui temi della fede, dell’annuncio del Vangelo, della salvezza. Cose normali, verrebbe da dire trattandosi di un Papa. Non sempre, si potrebbe rispondere ripensando ai discorsi di Francesco, pure di grandissimo livello, in cui le omelie erano infarcite di riferimenti all’attualità.

Leone no, è sembrato ripercorrere le orme di Benedetto XVI e della sua pressante richiesta di riscoprire la necessità di una nuova evangelizzazione anche nelle società moderne così evolute ma così scristianizzate. "Oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta cosa assurda, per persone deboli o poco intelligenti, contesti in cui si preferiscono altre sicurezze come la tecnologia, il denaro, il successo, il piacere". Sembrava di sentir parlare Ratzinger.

"Proprio in questi luoghi urge la missione della Chiesa, perché la mancanza di fede porta altri drammi". Come Benedetto, Leone ha parlato di nuove forme di ateismo. "Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto semplicemente a una specie di leader carismatico o di superuomo, anche tra i battezzati, che finiscono così col vivere in un ateismo di fatto". Parole da missionario, conscio che le terre di missione non sono solamente le sperdute parrocchie in mezzo alla foresta amazzonica o nell’Africa tropicale, ma spesso si trovano nelle ricche città del nostro Occidente.