“Generazione Z: L’Ascesa dell’Individualismo nel Lavoro del Futuro”

La Generazione Z sta cambiando le regole del gioco nel mondo del lavoro. Non più disposta a seguire percorsi tradizionali, questa generazione cerca un lavoro che non solo soddisfi le sue esigenze economiche, ma che le consenta anche di esprimere la propria individualità e ottenere un equilibrio tra vita professionale e privata. Ne parliamo con il professor Fabrizio Pirro, ordinario di Sociologia del Lavoro presso l’Università Sapienza di Roma, che ci offre una visione approfondita di come le nuove dinamiche sociali stiano influenzando il mondo professionale. La Generazione Z sta emergendo nel mondo del lavoro con nuove richieste e aspettative. Come descriveresti i principali valori che guidano questa generazione? La generazione Z è molto selettiva nelle scelte lavorative. Non si accontenta solo di un buon stipendio, ma cerca condizioni che promuovano un equilibrio tra vita privata e lavoro. Flessibilità oraria, lavoro da remoto, giorni di libertà: questi sono i veri driver per i giovani di oggi. Vogliono sentirsi rispettati come individui, non solo come lavoratori. Sembra che il concetto di “carriera” stia cambiando. In che modo? Oggi non parliamo più tanto di una carriera verticale, in cui si scala una gerarchia aziendale. La carriera è diventata orizzontale: le persone cambiano spesso azienda, cercano nuove sfide e vogliono fare più cose all’interno dell’organizzazione. Le imprese stesse si stanno adattando a questa visione, puntando più sulla flessibilità e sulle competenze trasversali, piuttosto che su un percorso rigido. Quindi c’è una sorta di individualismo che permea il mondo del lavoro oggi? La generazione Z è molto individualista e questa caratteristica è riflessa nel loro approccio al lavoro. Non hanno la stessa percezione collettiva del lavoro che avevano i loro genitori o nonni. La dimensione collettiva, la cultura del “fare squadra”, è meno sentita, perché sono cresciuti in un’epoca che enfatizza l’autonomia, il “fare da soli”. E questo si traduce anche nel modo in cui si relazionano al lavoro: vogliono il massimo in termini di autonomia e flessibilità, piuttosto che un lavoro che li costringa a seguire regole rigide. Come stanno affrontando le aziende questa richiesta di maggiore flessibilità, soprattutto con l’introduzione del lavoro da remoto? Le aziende sono divise. Da una parte, quelle che possono permettersi un lavoro flessibile e remoto, lo offrono volentieri, soprattutto per lavori legati al digitale e alla comunicazione. Ma non tutti i settori possono adattarsi a questi modelli. Se pensiamo a lavori come quelli nei magazzini o nella ristorazione, il lavoro da remoto è praticamente impossibile. Inoltre, molte aziende, nonostante le richieste dei giovani, devono affrontare la difficoltà di ripensare i loro modelli organizzativi e la cultura del controllo. Lavoro 4 Maggio 2025 Posto fisso o flessibilità? Generazioni a confronto La Gen Z inizia a superare i Baby Boomer nella forza lavoro a tempo pieno, portando nuove sfide e opportunità… 4 Maggio 2025 gen z baby boomers generazioni a confronto passaggio dai baby boomers alla gen z Guarda ora E per quanto riguarda il concetto di “carriera”? Come sta cambiando rispetto alle generazioni precedenti? La generazione Z ha una visione molto diversa rispetto a quella dei loro genitori o nonni, che vedevano il lavoro come una progressione in un’unica impresa. Oggi, con la mobilità tra le aziende e la richiesta di miglioramenti retributivi e di condizioni, la “carriera” sta diventando un percorso molto più dinamico. E questo è un feno

Mag 5, 2025 - 15:33
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“Generazione Z: L’Ascesa dell’Individualismo nel Lavoro del Futuro”

La Generazione Z sta cambiando le regole del gioco nel mondo del lavoro. Non più disposta a seguire percorsi tradizionali, questa generazione cerca un lavoro che non solo soddisfi le sue esigenze economiche, ma che le consenta anche di esprimere la propria individualità e ottenere un equilibrio tra vita professionale e privata. Ne parliamo con il professor Fabrizio Pirro, ordinario di Sociologia del Lavoro presso l’Università Sapienza di Roma, che ci offre una visione approfondita di come le nuove dinamiche sociali stiano influenzando il mondo professionale.

La Generazione Z sta emergendo nel mondo del lavoro con nuove richieste e aspettative. Come descriveresti i principali valori che guidano questa generazione?

La generazione Z è molto selettiva nelle scelte lavorative. Non si accontenta solo di un buon stipendio, ma cerca condizioni che promuovano un equilibrio tra vita privata e lavoro. Flessibilità oraria, lavoro da remoto, giorni di libertà: questi sono i veri driver per i giovani di oggi. Vogliono sentirsi rispettati come individui, non solo come lavoratori.

Sembra che il concetto di “carriera” stia cambiando. In che modo?

Oggi non parliamo più tanto di una carriera verticale, in cui si scala una gerarchia aziendale. La carriera è diventata orizzontale: le persone cambiano spesso azienda, cercano nuove sfide e vogliono fare più cose all’interno dell’organizzazione. Le imprese stesse si stanno adattando a questa visione, puntando più sulla flessibilità e sulle competenze trasversali, piuttosto che su un percorso rigido.

Quindi c’è una sorta di individualismo che permea il mondo del lavoro oggi?

La generazione Z è molto individualista e questa caratteristica è riflessa nel loro approccio al lavoro. Non hanno la stessa percezione collettiva del lavoro che avevano i loro genitori o nonni. La dimensione collettiva, la cultura del “fare squadra”, è meno sentita, perché sono cresciuti in un’epoca che enfatizza l’autonomia, il “fare da soli”. E questo si traduce anche nel modo in cui si relazionano al lavoro: vogliono il massimo in termini di autonomia e flessibilità, piuttosto che un lavoro che li costringa a seguire regole rigide.

Come stanno affrontando le aziende questa richiesta di maggiore flessibilità, soprattutto con l’introduzione del lavoro da remoto?

Le aziende sono divise. Da una parte, quelle che possono permettersi un lavoro flessibile e remoto, lo offrono volentieri, soprattutto per lavori legati al digitale e alla comunicazione. Ma non tutti i settori possono adattarsi a questi modelli. Se pensiamo a lavori come quelli nei magazzini o nella ristorazione, il lavoro da remoto è praticamente impossibile. Inoltre, molte aziende, nonostante le richieste dei giovani, devono affrontare la difficoltà di ripensare i loro modelli organizzativi e la cultura del controllo.

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4 Maggio 2025
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E per quanto riguarda il concetto di “carriera”? Come sta cambiando rispetto alle generazioni precedenti?

La generazione Z ha una visione molto diversa rispetto a quella dei loro genitori o nonni, che vedevano il lavoro come una progressione in un’unica impresa. Oggi, con la mobilità tra le aziende e la richiesta di miglioramenti retributivi e di condizioni, la “carriera” sta diventando un percorso molto più dinamico. E questo è un fenomeno che riguarda soprattutto chi ha competenze richieste sul mercato, ma non tutte le persone hanno la stessa libertà di movimento. C’è da dire che non hanno molta contezza della carriera o semplicemente della vita lavorativa dei loro genitori o nonni, forse non gliela raccontano o non ne sanno abbastanza, si sta andando verso una forma di individualismo molto accentuato.

Quali sono, secondo lei, le principali sfide intergenerazionali nel mondo del lavoro italiano nei prossimi 10 anni?

Il futuro del lavoro sarà sempre più orientato alla flessibilità e alla mobilità. Le generazioni più giovani, come la Z, stanno ridefinendo le regole. E se le aziende non riusciranno a rispondere a queste nuove esigenze, rischiano di perdere talenti preziosi. Il lavoro del futuro non sarà solo legato a ciò che si sa fare, ma anche a come si riesce a integrare lavoro e vita privata in un contesto sempre più dinamico. Ribadisco come la visione individuale la sta facendo da padrone e questo pesa molto anche sul concetto di inverno demografico a cui stiamo andando incontro, c’è tanta offerta per una scarsa domanda. Questo fenomeno peserà sempre di più e forse una volta raggiunto il suo culmine non si potrà fare altro che tornare indietro verso una visione più collettiva del lavoro e del mondo in generale.

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