Friedrich Merz è il nuovo cancelliere tedesco, dovrà risolvere la doppia crisi
La Germania ha il suo nuovo cancelliere federale: Friedrich Merz è stato eletto al secondo scrutinio. Il suo governo nasce all'insegna dell'instabilità politica e della crisi

Alla fine Friedrich Merz l’ha spuntata, riuscendo ad essere eletto nuovo cancelliere federale della Germania.
Il leader della Cdu ha ricevuto 325 voti favorevoli al secondo turno di voto a scrutinio segreto nel Bundestag, la camera bassa del parlamento, dopo una prima fumata nera.
Friedrich Merz eletto cancelliere
Per Merz, l’elezione a cancelliere non è un punto d’arrivo ma di partenza. E il suo viaggio è tutto in salita.
Al primo turno aveva ottenuto 310 voti, 6 in meno della maggioranza assoluta richiesta (316 su 630), impallinato da alcuni franchi tiratori. Un fatto senza precedenti nella storia tedesca: è la prima volta nella Repubblica federale che un cancelliere designato non viene eletto al primo turno dopo una vittoria elettorale e un accordo di coalizione.
Si ipotizzano dissensi nella Cdu da parte di chi avrebbe preferito trattare con l’AfD. O, forse, dietro c’è stata qualche strategia interna volta a ottenere concessioni.
Dopo la votazione, Merz ha ricevuto la nomina dal Presidente Frank-Walter Steinmeier a Bellevue e ha prestato giuramento in Bundestag.
AfD attacca Merz
Fatto sta che il Paese era, ed è, ancora profondamente diviso: quella macchina da voti che è l’ultradestra di AfD, per bocca della co-presidente Alice Weidel, ha chiesto elezioni anticipate, definendo la mancata elezione al primo turno di Merz “un buon giorno per la Germania”. Sempre da AfD, Bernd Baumann accusa Merz di essere un leader rifiutato, con un governo che nasce “instabile“. Intanto Afd, che alle elezioni tedesche di febbraio ha ottenuto il 20,8% dei voti divenendo il secondo partito, continua ad essere premiato dai sondaggi.
Il governo Merz
Il governo Merz sarà composto da 17 ministri: 7 Cdu, 3 Csu e 7 Spd. Fra i ministri Cdu se ne contano diversi tecnici o indipendenti, riducendo il numero di nomi politici di peso del suo partito. Questo potrebbe avere creato possibili malumori interni.
Nel programma di governo, Merz ha fatto diverse concessioni ai socialdemocratici di Spd, il terzo partito emerso dalle elezioni di febbraio (16,4%).
L’obiettivo dichiarato è quello di creare una sorta di cordone di sicurezza attorno agli estremisti di AfD. I moderati e i progressisti sono riusciti a tenere vivo lo storico muro di fuoco tedesco (il Brandmauer) per contenere gli estremisti di destra, che però scalpitano e reclamano spazio.
Fra i ministri più importanti ci sono:
- Finanze – Lars Klingbeil (Spd), che è anche vicecancelliere. È una figura carismatica e di riferimento nel partito;
- Esteri – Johann Wadephul (Cdu). È considerata una figura disciplinata, fedelissima di Merz;
- Difesa – Boris Pistorius (Spd). È l’unico ministro riconfermato dal governo Scholz;
- Economia – Katherina Reiche (Cdu). È una manager nel settore energetico. Sulle sue spalle ricade il delicato compito di rimettere in piedi l’economia tedesca. Il fatto che Merz abbia scelto lei nel ruolo che fu del verde Robert Habeck significa che nella gestione della transizione verde la Germania passerà dall’idealismo a un solido pragmatismo;
- Interni – Alexander Dobrindt (Csu). Anche questa nomina è, in realtà, un manifesto politico: l’uomo forte della Csu è un fautore della linea dura sull’immigrazione.
Cosa riserva il futuro alla Germania di Merz
Come detto, la strada di Friedrich Merz è tutta in salita. Il suo governo nasce all’insegna dell’instabilità politica, con l’unità interna della maggioranza che è fragile. E i franchi tiratori sono un segnale di potenziali tensioni future.
Sul fronte economico, la Germania si trova a fronteggiare crescita stagnante e crisi energetica. A preoccupare sono soprattutto i colossi dell’automotive, veri simboli del predominio tedesco, che affrontano crisi senza precedenti.
AfD è stato escluso dalle alleanze, ma sale nei sondaggi e le sue pressioni rendono gli estremisti una presenza ingombrante. La politica interna di Merz verrà giocata su fragili equilibri: da una parte, avere stretto il patto di governo con Spd spinge la Germania a un compromesso fra conservatori moderati e progressisti. Dall’altra parte, però, un elettore su cinque ha espresso chiaramente il desiderio di essere governato dall’ultradestra. Per Merz, accogliere eventuali istanze di AfD significherebbe creare una frattura con Spd. E non accoglierle, significherebbe ignorare i desideri di un quinto dell’elettorato, fomentandone i malumori.
Sul fronte della politica estera, sono ormai lontani anni luce i tempi in cui la vecchia locomotiva tedesca, guidata da Angela Merkel, era temuta e rispettata dagli Usa. Sul fronte atlantico, Merz è un leader indebolito che sarà chiamato a trattare con un ex alleato di ferro che oggi si disinteressa degli affari europei.