FIA, ali flessibili: il trucco per massimizzare il carico locale
Il tema ali flessibili continua a tenere banco. La FIA, nel primo appuntamento iridato della stagione 2025, malgrado abbia approvato tutte le vetture durante i consueti controlli del giovedì, grazie ad alcune evidenze video raccolte nel weekend di Melbourne, ha evidenziato alcuni movimenti rilevanti riferiti alle specifiche di ala posteriore. Ancora una volta, quindi, parliamo […]

Il tema ali flessibili continua a tenere banco. La FIA, nel primo appuntamento iridato della stagione 2025, malgrado abbia approvato tutte le vetture durante i consueti controlli del giovedì, grazie ad alcune evidenze video raccolte nel weekend di Melbourne, ha evidenziato alcuni movimenti rilevanti riferiti alle specifiche di ala posteriore. Ancora una volta, quindi, parliamo quindi di aeroelasticità sotto esame, che non convince affatto la FIA.
L’aeroelasticità dell’ala posteriore
Nelle scorse settimane abbiamo discusso dei metodi per accedere a questi vantaggi, sui quali l’organo regolatore della Formula Uno sta cercando di fare chiarezza. Il compito sta prendendo più tempo di quello sperato, poiché la tematica è decisamente più complicata di quello che sembra. Da una parte si parla del peculiare posizionamento delle pelli di carbonio. Un lavoro sui compositi che concede agli elementi che compongono la struttura dell’ala posteriore di flettere oltre i livelli concessi dal regolamento.
Questa strategia consente di superare le prove statiche della FIA, quando viene applicato il carico nei consueti esami che precedono l’azione in pista. L’altra manovra che offre l’occasione di creare un’aeroelasticità superiore sulle componenti riguarda l’ancoraggio al telaio delle specifiche. Ci riferiamo pertanto alla rigidità strutturale, secondo cui i team riuscirebbero a generare un cambio di posizione dell’intero elemento nelle fasi di squat.
In pratica, per essere più chiari, parliamo del momento in cui il posteriore della monoposto si abbassa per via della spinta verticale massima generata dalle alte velocità di percorrenza. La resistenza all’avanzamento migliora perché l’incidenza dell’ala diminuisce per via della forza applicata. Mentre in curva, quando la vettura rallenta, l’ala torna nella sua posizione originale, non più sottoposta alla spinta del carico.
Ogni scuderia di F1 spinge molto per abbattere il drag, utilizzando degli stratagemmi che possano mantenere elevato il livello di downforce della vettura. Per il Gran Premio della Cina, la FIA ha deciso di emanare un’ulteriore direttiva tecnica, l’ennesima sulla questione. Obiettivo? Stroncare sul nascere qualsiasi tipo di espediente per aumentare la flessione delle ali oltre i limiti consentiti. Va detto che nessun team è indicato nella direttiva e parliamo di un “semplice” avvertimento generale.
Ali flessibili, la soluzione McLaren
Parlando dei top team, possiamo dire che Ferrari e Red Bull hanno cercato di spingere sino al limite la questione ali flessibili. Tuttavia, a quanto pare, non sono stati certo i primi a farlo durante lo scorso anno. Prendendo in esame la grafica del nostro amico ohad_bark, possiamo mettere in evidenza il dato principale inerente alla direttiva. La FIA ha imposto un’apertura massima di 5 mm tra main plane e flap mobile, che ora passa a 0,2 mm, malgrado la tolleranza di 0,25 per il breve preavviso.
Per di più, i 750 N verranno applicati verticalmente sia dall’alto che dal basso. A questo punto, una domanda sorge spontanea: quali sono le ragioni reali di questi test? Il secondo flap della McLaren è molto ben progettato perché il bordo d’attacco, nella zona più esterna, ha un differente orientamento rispetto alla direzione locale del flusso. La struttura della massa fluida che avvolge il secondo foil dell’ala non è costante nella lunghezza. In questo modo, sulle estremità, si riesce a generare localmente un carico maggiore con le alte velocità che si raggiungono in rettilineo.
Come detto, una spinta verticale più grande produce una flessione extra dell’elemento. Più si allontana il bordo d’entrata del secondo flap da quello d’uscita del primo, maggiore sarà la quantità di carico che si può generare localmente. La zona in questione si deforma e porta a diminuire l’area frontale dell’ala posteriore. Questo, ovviamente, si traduce in un livello di drag più contenuto che di riflesso aumenta l’efficienza generale della specifica.
Autori: Zander Arcari – @berrageiz – Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich
Immagini: ohad_bark Technical.F1 – Scuderia Ferrari