Femminicidio Settala, l'urlo disperato della bimba al padre: "Papà, no"

Idrammatici particolari della tragedia che si è consumata sabato in una palazzina del Milanese agli atti dell'indagine coordinata dal pm Antonio Pansa e affidata ai carabinieri che, dopo l'allarme lanciato dalla piccola, sono immediatamente intervenuti. L'hanno trovata con gli abiti macchiati di sangue e sotto choc: "Mio padre ha ucciso la mamma con un coltello da cucina", ha ripetuto. Le sue grida sentite un'ora prima dai vicini

Mag 5, 2025 - 22:25
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Femminicidio Settala, l'urlo disperato della bimba al padre: "Papà, no"

"Papà, no!". Sono queste le parole disperate pronunciate dalla bimba di 10 anni che, l'altro ieri sera, a Settala, alle porte di Milano, ha assistito al femminicicidio della mamma e poi ha trovato il coraggio di avvertire il 118, facendo arrestare il padre. Il quale oggi, interrogato, ha persino tentato di giustificarsi, dicendo che dopo una lite, la moglie "ha minacciato di ferirsi per poi denunciarmi. Allora sono esploso per la rabbia. Ho preso il coltello e dopo il primo colpo non ho capito più nulla e non ricordo altro". I particolari della tragedia che si è consumata sabato scorso in un appartamento al terzo piano di una palazzina del Milanese li raccontano gli atti dell'indagine coordinata dal pm Antonio Pansa e affidata ai carabinieri che, dopo l'allarme lanciato dalla piccola, sono immediatamente intervenuti. L'hanno trovata lì, sulle scale, con gli abiti macchiati di sangue e sotto choc: "Mio padre ha ucciso la mamma con un coltello da cucina", ha ripetuto. Nella stanza da letto la donna per terra, in pigiama, senza vita. Tante le ferite, una quindicina. Quelle mortali un paio. Un'oretta prima, come ha raccontato un vicino, quel "papà, no!", il grido di sgomento della piccola, la quale ha poi chiamato il numero di emergenza, riuscendo a dire qualche parola. Il padre le avrebbe strappato di mano il telefono che le aveva regalato la mamma e dopo aver insultato "pesantemente l'operatrice" ha chiuso la comunicazione.

Le proposte rifiutate di trasferimento in una casa protetta

Che lui fosse una persona "incline alla violenza", come emerge dalla richiesta di convalida dell'arresto, lo testimoniano oltre alla denuncia della moglie del novembre 2022 per via delle continue vessazioni e aggressioni, le due proposte da lei ricevute, e purtroppo rifiutate, di trasferirsi in una casa protetta con la figlioletta. La quale, ha spiegato un inquilino dello stabile di via Cerca, "quasi ogni sabato urlava: 'basta, basta!".  Il 50enne, durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto, ha cercato di trovare una giustificazione. Al gip Emanuele Mancini ha detto che quello tra lui e la moglie non era stato un "matrimonio di amore" ma "combinato" . E quindi, come ha riferito l'avvocato Giorgio Ballabio, spesso c'erano "tensioni" e in aggiunta era "ossessionato" dalla paura che i parenti di lei cercassero di mettere le mani "sui suoi beni, in Italia e in Marocco" . Dopo aver ricostruito il pomeriggio di tre giorni fa, ammettendo di aver bevuto quattro birre ma negando di essere alcolizzato, ha parlato del litigio con la moglie e del suo "scatto di rabbia". Ha afferrato il coltello ha colpito una volta e poi "un vuoto di memoria". Domani il giudice dovrebbe depositare il provvedimento. La decisione è scontata.