"Facevo una riunione, tutti bloccati. Chilometri a piedi per tornare a casa"
Giuseppe Amoroso, 60 anni, vive a Barcellona. Racconta i disagi e interroga: "Si trovino le cause" .

di Laura Valdesi
SIENA
Case senza elettricità e in alcuni casi prive di acqua, in Spagna. Aziende e attività commerciali costrette a chiudere per l’improvviso e inspiegabile black out. Lezioni sospese, visite mediche rinviate, trasporti pubblici bloccati per ore e migliaia di cittadini che in molti casi ieri dovevano ancora riuscire a tornare a casa.
"Feci l’Erasmus a Barcellona e fu amore a prima vista con la città: da allora non mi sono più mosso", racconta Giuseppe Amoroso (foto in basso), 60 anni, che ha una start up tecnologica che si occupa di sviluppo dei modelli matematici. Laureato in Scienze economiche e bancarie a Siena, moglie spagnola e figli, aveva solo due anni quando il padre per motivi di lavoro ha trasferito la famiglia a San Casciano dei Bagni. Il fratello, che è nell’Arma, aveva un anno meno. Poi il trasferimento a Castellina Scalo e, infine, a Barcellona.
Amoroso, quando è scattato il black out dove si trovava?
"Normalmente lavoro da casa ma lunedì avevo una riunione dall’altra parte di Barcellona. Stavamo finendo l’incontro, erano le 12.30, quando è avvenuto il black out. Siamo usciti, in quel momento non sapevamo se era un problema dell’edificio o della strada. Normalmente mi muovo con il servizio di biciclette ma non funzionava. Lo stesso i semafori. Vabbè, cominciamo a camminare, mi sono detto mettendomi in marcia".
L’energia elettrica non tirnava.
"Ho attraversato la città, almeno quattro chilometri. Tutte le persone erano fuori dagli uffici, dai bar".
Che atmosfera si respirava?
"Quando sono passato era accaduto da poco, per il momento tranquilla. Non ho percepito una sensazione di paura. ’Va via la luce, aspettiamo che torni’, questo inizialmente l’approccio. C’era anche il sole".
La metropolitana era ferma.
"Sì, infatti, tutti a piedi. Gli autobus funzionavano ma è facile immaginare il caos senza semafori attivi. Stracolmi".
La famiglia?
"Due miei figli sono dovuti tornare a piedi da lontano, fra lavoro e università. Un paio di ore in cammino per rientrare a casa. Mia moglie insegna in un istituto per cui lei è rimasta lì fino alle 17,30. Poi è rientrata. A piedi, naturalmente".
Pensato ad un attacco hacker?
"Pedro Sanchez (primo ministro di Spagna, ndr) nelle sue comunicazioni ha detto di non escludere alcuna ipotesi ma l’unica cosa sicura era un’alterazione nella domanda di energia elettrica molto forte. Chiaro, poi, che quando passano le ore e non si sa nulla sulle reali cause dell’accaduto, uno s’interroga".
La luce quando è tornata?
"Noi siamo stati fortunati. Viviamo vicino alle ramblas, la parte antica. Una delle prime zone a riaccendersi. Mia cognata invece, che sta più lontana, a mezzanotte ancora non aveva l’elettricità. Stamani (ieri, ndr) tutti i servizi risultavano ripristinati ma non i treni".
Siete rimasti senza telefono.
"Certo. Una scena incredibile: con i miei figli tutti con i libri in mano a leggere perché senza internet e dati non c’era alternativa. In Catalogna e nei paesi baschi, comunque, siamo stati fortunati, fra i primi a riattivarci, perché l’energia arrivava dal sud della Francia".
Continuate ad interrogarvi però sull’accaduto.
"C’è stata la caduta di domanda del 60%: cosa l’ha causata? E poi com’è possibile che esista questo grado di vulnerabilità per ben tre Paesi: Spagna, Portogallo e Andorra. Immagino che nelle prossime ore si riesca a fare luce. Fortunatamente, nonostante il black out, sembra che non ci siano stati incidenti e nessuno ha approfittato della situazione".