F1 | Red Bull: quel secondo sedile fa paura!
“Ne resterà soltanto uno”. Ricorderete senz’altro questa citazione del film Highlander e vi chiederete cosa c’entra in un articolo dedicato

“Ne resterà soltanto uno”. Ricorderete senz’altro questa citazione del film Highlander e vi chiederete cosa c’entra in un articolo dedicato alla Red Bull. Ovviamente è una boutade ma guardando la situazione nell’ambiente di Milton Keynes negli ultimi anni, non è proprio così fuori luogo. Sono passate solo due gare, Australia e Cina e già si sta parlando di probabili sostituzioni.
Ci sorprende? No, perché ormai questa è la politica del team austriaco: “Hai tot gare a disposizione, se vai bene continui, altrimenti…sei fuori”. L’anno scorso sono stati messi alla porta dapprima Daniel Ricciardo che era stato richiamato a sua volta per sostituire Nyck De Vries (licenziato per scarsi risultati) alla Racing Bulls. L’australiano si era illuso di poter avere una possibilità con il top team ma i risultati attesi non sono arrivati e così, il simpatico pilota di Perth è stato mandato via e a partire dal GP degli Stati Uniti, è subentrato Liam Lawson per le ultime sei gare rimanenti. Nel frattempo però, i malcontenti di Christian Horner ed Helmut Marko verso Sergio Perez erano sempre più evidenti e a peggiorare le cose del messicano, c’è stata la perdita del Mondiale Costruttori oltre ad un distacco di 285 punti da Max Verstappen (vincitore della quarta corona), nella classifica finale. Questo ha fatto traboccare il vaso e Perez è stato licenziato a fine stagione. Al suo posto è stato promosso Lawson a discapito di uno Yuki Tsunoda con molti più anni di esperienza in Formula 1. Ma Red Bull si è detta sicura di aver trovato il secondo pilota ideale da affiancare a Max Verstappen.
Non è stato così, almeno fino al momento. Ritiro in Australia, dodicesimo posto in Cina, un gap troppo grande da Verstappen nelle prove e nelle qualifiche, seppure anche il quattro volte iridato abbia ammesso che la RB21 non sia ancora una macchina vincente. E così, si parla già che dal Gran Premio del Giappone, Lawson potrebbe essere retrocesso in Racing Bulls mentre Yuki Tsunoda raggiungerebbe il suo sogno della promozione. Ma vedendo la situazione, l’incubo è dietro la porta perché se anche il giapponese non dovesse performare con prestazioni simili a Verstappen, sarà il prossimo ad essere messo in dubbio e allora a quel punto chi arriverà? Riflettendoci bene, considerate le buone prestazioni di Isack Hadjar e Yuki Tsunoda con la Racing Bulls in queste due gare, è davvero la scelta giusta dividere la coppia?
Sta di fatto che questi giochetti a Milton Keynes vanno avanti da troppo tempo. Ricorderete sicuramente che nel 2019, Pierre Gasly gareggiò per la Red Bull per sole 12 gare a favore di Alex Albon il quale, dopo una stagione con la squadra austriaca, venne poi sostituito da Sergio Perez che arrivò nel 2021. Le successive due stagioni per il messicano non sono andate male: nel 2022 ha chiuso terzo nel Mondiale, meglio nell’anno successivo dove fu vice campione del mondo. Ma nel 2024, Perez è un altro pilota. Dopo un buon inizio con quattro podi nelle prime cinque gare, è iniziato pian piano un periodo nero per Checo, pressato anche dalle critiche e dalle voci di paddock su licenziamenti precoci durante la stagione. A fine anno è poi arrivata l’ufficialità ed il conseguente ritiro dalla Formula 1 per il 35 enne.
E ora, la domanda sorge spontanea: perché non dare più tempo a Liam Lawson dal momento che anche Max Verstappen non sta lottando per la vittoria ma ha lamentato difficoltà sulla RB21? Il neozelandese sa già di essere con un piede fuori dalla porta perché più volte nelle interviste ribadisce: “Non ho abbastanza tempo”, quindi pensate con quale entusiasmo qualsiasi pilota che si trovi a guidare una Red Bull, possa affrontare un weekend di gara, sapendo di avere Marko (caro Helmut, non è ora di farsi da parte?) puntato addosso come un cecchino che non si esime dal denigrare i piloti in difficoltà, sapendo che se ti giochi la carta Red Bull, difficilmente troverai altri posti in griglia.
Non sarà che forse la responsabilità maggiore è proprio del team che per anni ha progettato una macchina che si è adattata come un vestito su Max Verstappen e andava bene così, perché tanto macchina e pilota formavano un tutt’uno perfetto che non aveva rivali in campionato? Si potrebbe fare un confronto con la MotoGP: Casey Stoner con la Ducati e Marc Marquez con la Honda. Entrambi dominanti ma i compagni di squadra e i piloti che li hanno seguiti non erano allo stesso livello di competitività e le squadre, non sono più riuscite a cavare un ragno dal buco (fatta eccezione per Ducati che è risorta dalle ceneri e sta nuovamente dominando da diversi anni).
Che sia la gestione a dover cambiare e non i piloti?
In ultimo, non va nemmeno sottovalutata la partenza di Adrian Newey. Da quando il famoso progettista ha lasciato la Red Bull, il team austriaco è sembrato aver perso la bussola. Un po’ come quando a scuola se ne andava il maestro o il professore preferito e ci si trovava smarriti perché le loro lezioni ed il modo di insegnare erano perfetti. Ecco, il maestro Newey che con il suo quaderno ha lasciato la cattedra di Milton Keynes per arrivare a Silverstone in Aston Martin, ha lasciato Red Bull senza una guida. Una guida che ora hanno solo in Max Verstappen che è l’unico che riesce a concludere dignitosamente una gara ma semplicemente perchè quella macchina è incollata a lui. Come infatti ha dichiarato tempo fa Albon (anche lui allontanato dalla Red Bull, come detto precedentemente), Verstappen ha uno stile di guida pulito ed il modo in cui gli piace avere la macchina, differisce da quello degli altri piloti: “Credo che a Max piaccia la macchina in un certo modo. Il team è in grado di dargliela. Non so se questo renda le cose più difficili per la squadra”.
E se Max Verstappen decidesse di lasciare la Red Bull?
Il team austriaco si sente forte perché ha Max Verstappen ma, lo abbiamo visto con Hamilton e la Mercedes, i sodalizi non sempre sono duraturi. Il pilota olandese ha più volte detto di non avere intenzione di continuare a correre per molti anni e nel frattempo alla sua porta sta bussando da tempo un certo Toto Wolff, pronto ad offrirgli un sedile in Mercedes.
Ipotizziamo che Verstappen decida di fare le valigie e lasciare Milton Keynes? Che ne sarà della Red Bull? Lo scopriremo nelle prossime puntate, come dicono quelli della TV.