F1 – La “straordinaria” competenza e gestione piloti del Dott. Marko
Il caso-Hadjar sintetizza al meglio la scadente gestione dei piloti da parte di Helmut Marko e della famiglia Red Bull negli ultimi anni. Il GP d’Australia è stato un vero e proprio calvario per la maggior parte dei piloti all’esordio in F1. Fatta eccezione per Andrea Kimi Antonelli, protagonista di una straordinaria gara in rimonta dal sedicesimo al quarto posto, tutti gli altri rookie hanno faticato nell’arco del weekend: Oliver Bearman è arrivato al traguardo senza particolari acuti dopo due […] The post F1 – La “straordinaria” competenza e gestione piloti del Dott. Marko appeared first on F1 News - Notizie Formula 1, Auto e Motorsport.

Il caso-Hadjar sintetizza al meglio la scadente gestione dei piloti da parte di Helmut Marko e della famiglia Red Bull negli ultimi anni.
Il GP d’Australia è stato un vero e proprio calvario per la maggior parte dei piloti all’esordio in F1. Fatta eccezione per Andrea Kimi Antonelli, protagonista di una straordinaria gara in rimonta dal sedicesimo al quarto posto, tutti gli altri rookie hanno faticato nell’arco del weekend: Oliver Bearman è arrivato al traguardo senza particolari acuti dopo due incidenti nelle prove libere; Jack Doohan ha chiuso la gara nelle barriere al primo giro; Gabriel Bortoleto ha impressionato in Qualifica, ma la domenica ha sofferto di un problema ai freni che ha contribuito al suo incidente; Liam Lawson, al debutto in Red Bull, si è arenato nelle retrovie sin dal venerdì e ha chiuso la gara di Melbourne nelle barriere. Nessuna di queste situazioni, però, ha raggiunto un livello di drammaticità paragonabile a quella di Isack Hadjar, visti anche i commenti di Helmut Marko nel post-gara.
Il francese della Racing Bulls era stato, fino al momento della partenza, il miglior rookie del weekend. Dopo un solido venerdì, in Qualifica il parigino ha sfiorato l’ingresso in Q3 all’esordio, chiudendo undicesimo e a poco meno di due decimi dal compagno di squadra. Con il variare delle condizioni ambientali alla domenica, era prevedibile che la gara sarebbe stata molto complessa per i debuttanti. Hadjar, però, la gara non l’ha nemmeno iniziata: nel tentativo di generare temperatura negli pneumatici durante il giro di formazione, il francese ha perso il controllo della VCARB 02 in Curva 2, danneggiando il posteriore della propria monoposto contro le barriere. Un gravissimo errore di inesperienza e di guida, che ha portato Hadjar a reagire, come umano che sia, in maniera estremamente emotiva, tanto da spingere Anthony Hamilton, padre di Lewis, e Stefano Domenicali ad andare a rincuorare personalmente il francese.
Le lacrime del parigino non hanno però addolcito per niente il giudizio di Helmut Marko, che ha inspiegabilmente sparato a zero sul pilota da lui stesso scelto. Le parole rilasciate dall’austriaco ad ORF sono una dura sentenza: “[…] Isack Hadjar ha fatto un piantino dopo il suo incidente, è stato imbarazzante”. Una domanda, però, sorge spontanea: se Marko voleva giudicare duramente, come suo solito, gli sbagli di un suo pilota, perché non soffermarsi soltanto sull’oggettiva gravità dell’errore? Perché invece esporre al pubblico ludibrio la naturale reazione emotiva di un pilota, peraltro al debutto nella categoria inseguita per tanti anni? Per rispondere alla domanda bisogna parlare più nello specifico della figura di Helmut Marko e, per una volta, metterla in dubbio dopo tanti anni di insuccessi.
In un qualsiasi team, il rispetto non è dovuto solo dal basso verso l’alto della gerarchia. Le parole dell’austriaco hanno superato questa linea del necessario rispetto che anche un manager, per quanto duro e diretto che sia, deve ad un proprio pilota, ingegnere o meccanico. Per quanto grave il contenuto in sé, l’elemento peggiore è che sono state pronunciate consapevolmente di fronte alle telecamere e avevano il chiaro scopo di mettere in ridicolo la persona. Dato anche il contesto, ossia la prima gara in carriera di Hadjar, la questione si sarebbe potuta risolvere con una discussione privata. Invece, Marko ha dato un’ulteriore dimostrazione del perché la Red Bull è costantemente nei guai a livello di piloti: una delle sue figure principali è totalmente incapace di riconoscere che saper gestire e coltivare i talenti è tanto importante quanto saperli individuare.
L’austriaco è un grande scopritore di piloti, ma da almeno otto anni la sua gestione dei talenti nel vivaio Red Bull è stata a dir poco scadente. Dopo la grande intuizione di promuovere nella scuderia principale Max Verstappen, le scelte del manager di Graz sono state quasi tutte errate. Nel 2018, le interferenze di Marko nella gestione del team hanno spinto Daniel Ricciardo a lasciare la Red Bull, creando la tormentata questione del secondo sedile che dura ancora oggi. La mancanza di una qualsiasi pianificazione del percorso di carriera dei propri giovani piloti, poi, ha portato a scelte completamente errate: le promozioni affrettate in Red Bull di Gasly ed Albon (e, chissà, forse Lawson), il reintegro nel team satellite di piloti già scartati come Hartley e Kvyat, o anche l’ingaggio in AlphaTauri di piloti esperti come de Vries e Ricciardo in un momento storico in cui la Academy aveva sfornato piloti, su tutti lo stesso Lawson, già pronti per la F1.
Tutte queste scelte hanno condotto alla situazione attuale, in cui la Red Bull può da un lato contare sul miglior pilota del mondo, nonché tra i più forti di sempre, ma dall’altro si ritrova completamente impreparata qualora Verstappen dovesse decidere di andarsene. Il caso-Hadjar rappresenta un’altra dimostrazione del declino nelle capacità di gestione di piloti da parte dell’austriaco: in Max, Marko ha scovato un vero e proprio gioiello e lo ha gestito al meglio in F1, ma la testardaggine nel voler trovare un nuovo Verstappen, sia caratterialmente sia a livello di guida, ha provocato una serie di disastri di cui i due team risentono ancora oggi. E’ altamente improbabile che un pilota con il carattere e le doti di Max si possa rivedere in F1, e di conseguenza sarebbe stato logico adattare il proprio approccio per coltivare talenti che hanno caratteristiche diverse.
A volte, viene da chiedersi se Marko abbia mai conversato con i propri piloti o visto una loro gara nelle categorie propedeutiche. Se lo avesse fatto, avrebbe certamente realizzato che Hadjar, già famoso prima di approdare in F1 per essere molto emotivo nelle comunicazioni radio, tende a reagire in questo modo. La reazione del francese dopo l’errore, peraltro, non è nulla di nuovo in F1: dopo aver gettato al vento una grande opportunità, piloti ben più titolati, pacati ed esperti di Hadjar, su tutti Mika Hakkinen, hanno sfogato l’adrenalina e la rabbia con le lacrime. Per gestire al meglio un pilota, a volte, serve anche la capacità di capire chi c’è dietro alla visiera: per farlo, però, servono delle competenze umane ed emotive che Helmut Marko, contrariamente ad Anthony Hamilton e Stefano Domenicali, non possiede.
Foto copertina: Alessandro Martellotta per NewsF1.it
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