Export italiano: a marzo +41,2% verso gli Usa grazie a farmaci e trasporti. Frena la domanda da Turchia e Cina
A marzo 2025, le esportazioni italiane registrano una significativa accelerazione verso gli Stati Uniti, con un incremento del 41,2% su base annua, trainato in particolare dal comparto farmaceutico e dai mezzi di trasporto (esclusi gli autoveicoli). È quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat sul commercio estero e i prezzi all’import. Tuttavia, al netto di questi due […] L'articolo Export italiano: a marzo +41,2% verso gli Usa grazie a farmaci e trasporti. Frena la domanda da Turchia e Cina proviene da Economy Magazine.

A marzo 2025, le esportazioni italiane registrano una significativa accelerazione verso gli Stati Uniti, con un incremento del 41,2% su base annua, trainato in particolare dal comparto farmaceutico e dai mezzi di trasporto (esclusi gli autoveicoli). È quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat sul commercio estero e i prezzi all’import. Tuttavia, al netto di questi due comparti, l’export verso il mercato statunitense segna un calo del 4,1%, segnalando una dinamica meno favorevole nei settori più tradizionali.
I Paesi Opec
Oltre agli Stati Uniti, contributi positivi alla crescita tendenziale dell’export provengono dai Paesi Opec (+25,0%) e dalla Francia (+4,2%). Sul fronte opposto, si evidenziano contrazioni marcate verso la Turchia (-30,1%) e la Cina (-8,3%), riflettendo possibili criticità congiunturali o di domanda in quei mercati.
L’espansione dell’export italiano
Nel complesso, il primo trimestre del 2025 si chiude con un’espansione dell’export italiano pari al +3,2% annuo. I principali driver restano le vendite di prodotti farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+41,9%). Assieme ai mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli (+21,2%), i metalli di base e i prodotti in metallo (escluse le macchine, +5,8%) e l’agroalimentare, incluse bevande e tabacco (+5,5%).
Restano invece in territorio negativo le esportazioni di prodotti petroliferi raffinati (-27%) e di autoveicoli (-12,2%). Queste sono penalizzate verosimilmente da dinamiche di prezzo e da una domanda internazionale più debole in quei comparti.
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