Eni pronta a vendere il 20% di Plenitude ad Ares per 10 miliardi di euro
Il fondo di investimento internazionale Ares ed Eni hanno firmato un accordo per procedere alla vendita del 20% di Plenitude, che si occupa di vendere gas ed elettricità

Eni ha firmato un’intesa temporanea di esclusiva con il fondo di investimento Ares, con l’obiettivo di vendere il 20% delle azioni di Plenitude, la società controllata dall’azienda petrolifera di Stato che si occupa della vendita e della distribuzione di energia elettrica e gas nel Paese.
Se la vendita andasse a buon fine, l’accordo dovrebbe superare i 10 miliardi di euro. Si tratta della seconda entrata nel capitale di Plenitude di un soggetto diverso da Eni, dopo quella di Energy Infrastructure Partners.
Eni vuole vendere una parte di Plenitude
Nelle scorse settimane Francesco Gattei, chief Transition & Financial officer di Eni, aveva confermato che il gruppo aveva una trattativa in corso per la vendita del 15-20% di Plenitude. Ares non era il solo soggetto interessato. Nella lista c’erano anche Stonepeak e Apollo Global, altri due fondi molto importanti.
Per intesa temporanea di esclusiva, si intende un accordo con cui una società, in questo caso Eni, garantisce a un’altra società, in questo caso Ares, che le trattative per la vendita di una parte delle azioni di un’azienda del gruppo saranno portate avanti, per un certo periodo di tempo che il comunicato di Eni non specifica, senza il coinvolgimento di altri soggetti, che sono quindi esclusi.
La vendita di Plenitude non è quindi ancora conclusa, ma il fatto che Eni abbia scelto Ares ed escluso altri possibili pretendenti suggerisce che tra le due parti ci sia già un principio di accordo su cui costruire la vendita definitiva.
La strategia “satellitare” di Eni
La vendita di una parte di Plenitude ad Ares è frutto della nuova struttura aziendale del gruppo. Eni è un’azienda petrolifera controllata dallo Stato italiano. Negli ultimi anni sta provando, come altre società del settore in Europa, a staccarsi dall’immagine legata agli idrocarburi per assumerne una che coinvolga diverse fonti di energia, tra cui le rinnovabili. In questo però il marchio Eni, e la sua eredità, rischiano di essere un ostacolo.
Per questa ragione, il gruppo Eni sta separando le sue varie attività che non hanno direttamente a che fare con l’estrazione, la trasformazione e il commercio di petrolio, dal nucleo principale dell’azienda. Questa strategia “satellitare” ha dato vita a Plenitude, azienda che si occupa di distribuire energia elettrica e gas e che per questo non è direttamente legata all’estrazione di petrolio.
A differenza di Eni, quindi, Plenitude può concentrarsi di più su pratiche in linea con la decarbonizzazione, pur rimanendo controllata da una società petrolifera. Questo la rende più appetibile a investimenti come quello di Ares.
Il futuro di Plenitude: cosa cambia per gli utenti
Anche se la trattativa per la cessione del 20% di Plenitude ad Ares andasse a buon fine, Eni rimarrebbe saldamente in controllo della società di cui sono clienti circa 8 milioni di persone in Italia e altri 2 in altri Paesi europei. Questo significa che, almeno nel prossimo futuro, la strategia dell’azienda non dovrebbe cambiare radicalmente.
Ares non sembra avere interesse a controllare Plenitude, ma soltanto a investire nella società, che è vista evidentemente come interessante per il potenziale di crescita che potrebbe avere nel mercato italiano, da poco quasi completamente liberalizzato, e in quelli europei.