Btp italiani meno sicuri dei Bund, sono i peggiori titoli di Stato dell’Eurozona
La presidente del Consiglio ha dichiarato che i titoli di Stato italiani sono più sicuri di quelli tedeschi ma in realtà sono quelli con i rendimenti peggiori dell'Eurozona

Durante il question time al Senato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che, vista la discesa dello spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi sotto i 100 punti, i Btp sono più sicure dei Bund di Berlino. In realtà per ottenere un risultato simile, lo spread dovrebbe scendere sotto lo zero, non sotto 100 punti.
L’analisi della presidenza del Consiglio sui titoli di Stato italiani non è però errata solo nel confronto con quelli tedeschi. Il calo dei rendimenti è comune a tutti i Paesi europei e non è una caratteristica italiana. Relativamente al resto dell’Ue, i Btp rimangono in assoluto il prodotto più rischioso, con rendimenti più alti anche di Paesi come la Grecia, che hanno problemi di debito simili a quelli dell’Italia.
Cosa significa che lo spread è sotto 100 punti
Lo spread misura in “punti” la differenza di rendimento tra i titoli di Stato tedeschi, i più sicuri d’Europa e quindi quelli con il rendimento più basso, e quelli degli altri Paesi. Viene utilizzato quindi come misura della sicurezza di un titolo di Stato. Ogni punto di spread rappresenta uno 0,01% di rendimento in più rispetto ai titoli tedeschi.
Negli ultimi giorni lo spread tra Btp e Bund è calato attorno ai 100 punti. Questo significa che il rendimento medio dei titoli di Stato italiani è circa l’1% maggiore di quello dei titoli tedeschi. Infatti, il rendimento dei Btp a 10 anni è del 3,6% circa, mentre quello dei Bund a 10 anni è del 2,6% circa.
I titoli di Stato italiani sono i più rischiosi dell’Eurozona
Il rendimento di un titolo di Stato dipende fondamentalmente dal rischio di cui un investitore deve farsi carico quando acquista parti del debito pubblico di un Paese. Più è alto il rischio, più l’interesse deve essere alto, per giustificare l’investimento. L’Italia, in questo contesto, deve tenere interessi molto alti rispetto agli altri Paesi europei.
Non è soltanto lo spread tra Italia e Germania a essere calato negli ultimi mesi. Tutti i Paesi che adottano l’euro hanno visto gli interessi dei propri titoli di Stato calare più o meno allo stesso ritmo. L’avvicinamento ai titoli di Stato tedeschi deriva dal fatto che l’economia della Germania è in crisi e che, nonostante ciò, gli interessi sui Bund rimangono bassissimi, quasi uguali a quelli stabiliti dalla Bce.
Nella classifica dell’Eurozona, inoltre, l’Italia è ancora il Paese con lo spread più alto e, di conseguenza, quello con i titoli di Stato più rischiosi:
- Italia, 102 punti;
- Slovacchia, 87 punti;
- Grecia, 77 punti;
- Francia, 68 punti;
- Spagna, 62 punti;
- Belgio, 54 punti;
- Slovenia, 53 punti;
- Portogallo, 50 punti;
- Finlandia, 45 punti;
- Austria, 39 punti;
- Irlanda, 28 punti;
- Paesi Bassi, 21 punti.
Perché il debito è un problema per l’Italia
Il motivo per cui l’Italia ha ancora i titoli di Stato più rischiosi d’Europa è il suo debito, il secondo più alto del mondo in rapporto al Pil. L’entità del debito pubblico italiano e il suo rapporto con la ricchezza prodotta ogni anno dal Paese pesano sul rischio percepito dagli investitori, ma non sono l’unico fattore.
Il nostro Paese, infatti, è in avanzo primario. Significa che ogni anno incassa più di quanto spende, se si escludono i costi del debito. Questo significa che riducendo il debito, si potrebbe avviare un circolo virtuoso in cui i conti pubblici migliorerebbero e fare nuovo debito sarebbe meno costoso, il che permetterebbe di ridurre il debito accumulato in passato.
Da decenni, però, i governi non tecnici si sono rifiutati di avviare una campagna di riduzione del debito aggressiva. Al contrario, nel periodo della pandemia da Covid-19, approfittando dell’allentamento delle regole europee, i governi hanno accumulato moltissimo debito, per misure come il Superbonus 110%.
Il governo di Giorgia Meloni ha prestato una maggiore attenzione ai conti pubblici, rinunciando però a molte delle sue proposte programmatiche, come una riforma espansiva delle pensioni o l’introduzione della flat tax. A spingere per questa politica di attenzione è stato soprattutto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la cui reazione di disappunto alle parole di Meloni durante il question time è stata notata da molti.