Ecco i veri effetti della Cassazione sull’immigrazione clandestina
Con la gestione giudiziaria dell’immigrazione clandestina, tutti gli aspiranti all’approdo irregolare in Italia sono non scoraggiati ma incoraggiati pensando alla possibilità di ottenere una specie di rimborso spese, o premio, per sbarchi eventualmente ritardati. I Graffi di Damato

Con la gestione giudiziaria dell’immigrazione clandestina, tutti gli aspiranti all’approdo irregolare in Italia sono non scoraggiati ma incoraggiati pensando alla possibilità di ottenere una specie di rimborso spese, o premio, per sbarchi eventualmente ritardati. I Graffi di Damato
Tutto per soli 1.600 euro, ha titolato ieri Il Fatto Quotidiano, tornandovi oggi con un editoriale del direttore, per minimizzare la portata della decisione della Cassazione di imporre il risarcimento del danno per ciascuno dei quaranta migranti clandestini che hanno promosso causa, fra i cento e più soccorsi nel 2018 dalla nave Diciotti della Guardia Costiera. Ma trattenuti a bordo per una decina di giorni, prima dello sbarco, dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini per aspettare che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte concordasse con gli omologhi europei la distribuzione comunitaria dei salvati in mare. Lo stesso Conte si vantò a suo tempo di questa sua attività telefonica di supporto.
I milleseicento euro derivano dalla moltiplicazione di 160 euro al giorno stimabili come danno procurato sul piano più morale che materiale a ciascuno, ripeto, dei migranti, tutti eritrei, che hanno ottenuto giustizia, diciamo così, dalle sezioni unite della Cassazione. Le quali li hanno un po’ riscattati dal sadico trattamento riservato loro da Salvini, aiutato dal suo capo di Gabinetto Matteo Piantedosi, oggi titolare del Viminale. Anche lui insorto- come Salvini, la premier in carica Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e altri- rivendicando una conoscenza dei fatti superiore a quella dei giudici della Suprema Corte, con le dovute maiuscole, che hanno smentito i precedenti gradi di giudizio contrari ai richiedenti.
Milleseicento euro diventerebbero settantaquattromila se moltiplicati per i quaranta interessati alla causa. Diciamo pure centomila e rotti a carico dello Stato comprendendo le spese legali. Una cifra in realtà modesta, o relativamente modesta. Che il segretario dell’associazione nazionale dei magistrati Rocco Mastruotti, in una intervista al Corriere della Sera, difendendo il verdetto della Cassazione ha cercato di proteggere dal rischio di fare da precedente replicabile perché sarebbe improbabile un altro caso Diciotti a distanza di sette anni. Durante i quali il governo, affrontando il problema della lotta all’immigrazione clandestina con accordi con i paesi africani interessati, ha ridotto le partenze e quindi gli arrivi, nonché le emergenze nei porti italiani.
Ma le cifre dietro alle quali si sono coperti e si coprono i minimalisti scandalizzati, anzi sarcastici con le reazioni persino “ingiuriose” del governo, come le ha definite la presidente della Cassazione, sono tanto modeste quanto devianti, di autentica distrazione dal nocciolo della questione. Che non è contabile, per quanto Nordio abbia prospettato polemicamente un dissesto del bilancio. La questione è politica.
Il problema, in particolare, è che ora grazie alla gestione giudiziaria dell’immigrazione clandestina tutti gli aspiranti all’approdo irregolare in Italia sono non scoraggiati ma incoraggiati pensando alla possibilità di ottenere una specie di rimborso spese, o premio, per sbarchi eventualmente ritardati.