È la settimana del conclave: come funzionano le votazioni, le pause, le fumate e quando potrà essere eletto il nuovo Papa
Il mondo è pronto per riascoltare quel celebre monito anche nell’epoca dei social: “Extra omnes”. Ovvero: “Fuori tutti”. A intimarlo solennemente nella Cappella Sistina, avvolto dagli affreschi di Michelangelo, sarà l’arcivescovo Diego Giovanni Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Inizierà così il momento più solenne e decisivo per la storia della Chiesa cattolica: l’elezione del […] L'articolo È la settimana del conclave: come funzionano le votazioni, le pause, le fumate e quando potrà essere eletto il nuovo Papa proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il mondo è pronto per riascoltare quel celebre monito anche nell’epoca dei social: “Extra omnes”. Ovvero: “Fuori tutti”. A intimarlo solennemente nella Cappella Sistina, avvolto dagli affreschi di Michelangelo, sarà l’arcivescovo Diego Giovanni Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Inizierà così il momento più solenne e decisivo per la storia della Chiesa cattolica: l’elezione del 267esimo Papa. In Trittico romano, suo celebre componimento poetico, san Giovanni Paolo II scrive: “All’uopo, bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo. ‘Con-clave’: una compartecipata premura del lascito delle chiavi, delle chiavi del Regno. Ecco, si vedono tra il Principio e la Fine, tra il Giorno della Creazione e il Giorno del Giudizio. È dato all’uomo di morire una sola volta e poi il Giudizio! Una finale trasparenza e luce. La trasparenza degli eventi – La trasparenza delle coscienze – Bisogna che, in occasione del conclave, Michelangelo insegni al popolo – Non dimenticate: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius. Tu che penetri tutto – indica! Lui additerà…”. “In questa dimensione della visione metafisico-poetica, – ha spiegato il filosofo Giovanni Reale – Wojtyla, nella Cappella Sistina, vede anche sé stesso mentre vota nel conclave dell’agosto 1978 quel cardinale che divenne Papa Giovanni Paolo I e in quella dell’ottobre dello stesso anno in cui lui stesso è votato e diviene Giovanni Paolo II. Anzi, sembra intravedere anche quello che sarà il ‘con-clave’ che, dopo la sua morte, dovrà trasferire le chiavi del Regno al successore”. Ma qual è l’agenda del conclave?
Prima della clausura – Mercoledì 7 maggio 2025, alle 10, nella Basilica Vaticana, il cardinale decano Giovanni Battista Re, non elettore, presiederà la messa pro eligendo Romano Pontifice. Concelebreranno con lui sia i porporati che voteranno in conclave, sia gli ultraottantenni. Subito prima della celebrazione, i 133 cardinali elettori prenderanno possesso delle loro stanze, assegnate per sorteggio, a Casa Santa Marta, la residenza che li ospiterà durante il conclave. Il pomeriggio di quello stesso giorno, alle 16.30, avrà luogo l’ingresso nella Cappella Sistina. I porporati elettori, indossando l’abito corale (la veste rossa con la fascia, il rocchetto, la mozzetta, la croce pettorale con il cordone rosso e oro, l’anello, lo zucchetto e la berretta), si troveranno nella Cappella Paolina, nella prima loggia del Palazzo Apostolico, un quarto d’ora prima dell’inizio dell’evento. Da qui, partirà la processione accompagnata dal canto delle litanie dei santi eseguito dalla Cappella Musicale Pontificia Sistina. La processione, così come tutto il conclave, sarà presieduta da Pietro Parolin, già segretario di Stato, cardinale vescovo elettore più anziano di nomina.
Ingresso e giuramento – Entrati nella Cappella Sistina e raggiunto il proprio posto, ci sarà il canto del Veni creator per invocare l’intercessione dello Spirito Santo. Successivamente, tutti i cardinali giureranno in latino, prima collegialmente: “Noi tutti e singoli cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici gregis, emanata il 22 febbraio 1996, con le modifiche apportate dal Sommo Pontefice Benedetto XVI con la lettera apostolica motu proprio data Normas nonnullas, del 22 febbraio 2013. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell’elezione del Romano Pontefice”.
L’Extra omnes e la meditazione – Poi, i cardinali, sempre in latino, giureranno singolarmente, poggiando, uno dopo l’altro, la mano destra sull’Evangeliario: “Ed io N., cardinale N., prometto, mi obbligo e giuro. Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano”. Finito il giuramento, l’arcivescovo Ravelli pronuncerà l’Extra omnes. Da quel momento, inizierà la clausura vera e propria che terminerà soltanto con l’elezione del nuovo Papa. Tutti i non elettori usciranno immediatamente dalla Cappella Sistina e finirà la diretta televisiva. Ravelli chiuderà la porta centrale del meraviglioso luogo affrescato da Michelangelo, ma non sarà ancora il momento di iniziare le votazioni. Prima, infatti, il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore emerito della Casa Pontificia, terrà la seconda e ultima meditazione ai porporati precedente il conclave. La prima riflessione è stata tenuta, durante le congregazioni generali dei cardinali, dal padre benedettino Donato Ogliari, abate di San Paolo fuori le Mura.
Il rito della votazione – Terminata la meditazione di Cantalamessa, sia lui che Ravelli usciranno dalla Cappella Sistina. Solo a quel punto, Parolin chiederà ai 132 confratelli se le procedure riguardanti l’elezione del Papa sono tutte chiare e, nel caso non ci fossero dubbi, se procedere immediatamente alla prima votazione. Se, come è abbastanza scontato che avvenga, la maggioranza fosse favorevole, l’ultimo cardinale diacono, George Jacob Koovakad, aprirà la porta della Cappella Sistina per far entrare Ravelli e i cerimonieri pontifici per la distribuzione delle schede agli elettori. Fatto questo, il presule con i monsignori lasceranno nuovamente l’aula e, solo quando i 133 cardinali saranno soli, inizierà la votazione. Sulla parte superiore della scheda è scritto: “Eligo in Summum Pontificem”. Mentre sulla parte inferiore c’è un rigo bianco per scrivere il nome di colui che si vuole votare. Una volta votato, la scheda va piegata in due e imbucata nell’urna che si trova sul tavolo sotto il Giudizio universale di Michelangelo. Prima di inserire la scheda nell’urna, ciascun cardinale dovrà nuovamente giurare, sempre in latino: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”.
Il conteggio delle schede – Terminata la votazione, si procederà al conteggio delle schede. Se esse saranno uguali al numero dei votanti, ovvero 133, si procederà allo spoglio. Serviranno 89 voti per essere eletto, il quorum più alto della storia. Scontata la fumata nera alla prima votazione. Due sono le stufe, collegate tra loro, collocate nella Cappella Sistina. La prima per bruciare le schede e gli appunti dei cardinali, mentre la seconda per inserire il prodotto chimico che assicurerà il corretto colore della fumata. Ma anche per assicurare l’aspirazione della canna fumaria ed evitare, come avvenne in un caso nel conclave del 2005, che il fumo si diffonda nella Cappella Sistina, rovinando gli affreschi michelangioleschi e affumicando gli eminentissimi elettori.
Votazioni e fumate – Dopo la scontata fumata nera della prima sera del conclave, i cardinali torneranno a Casa Santa Marta con i pullman del Vaticano. L’indomani mattina ritorneranno nella Cappella Sistina per le votazioni: due al mattino e due al pomeriggio, ovviamente fino all’elezione. Se nella prima delle due votazioni del mattino e del pomeriggio non sarà stato eletto nessuno, non ci sarà la fumata nera, ma si procederà immediatamente al secondo scrutinio. Quindi, in teoria, ci saranno quattro votazioni l’8 maggio ed eventualmente altrettanti scrutini il giorno successivo.
La regola delle pause – L’Universi Dominici gregis, inoltre, prescrive che “nel caso che i cardinali elettori avessero difficoltà nell’accordarsi sulla persona da eleggere, allora, compiuti per tre giorni senza esito gli scrutini [..], questi vengono sospesi al massimo per un giorno al fine di avere una pausa di preghiera, di libero colloquio tra i votanti e di una breve esortazione spirituale, fatta dal cardinale primo dell’ordine dei diaconi. Quindi riprendono le votazioni secondo la medesima forma e dopo sette scrutini, se non è avvenuta l’elezione, si fa un’altra pausa di preghiera, di colloquio e di esortazione, tenuta dal cardinale primo dell’ordine dei presbiteri. Si procede poi ad un’altra eventuale serie di sette scrutini, seguita, se ancora non si è raggiunto l’esito, da una nuova pausa di preghiera, di colloquio e di esortazione, tenuta dal cardinale primo dell’ordine dei vescovi. Quindi riprendono le votazioni secondo la medesima forma, le quali, se non è avvenuta l’elezione, saranno sette”. Casi, nei tempi recenti, soltanto teorici.
Accettazione e nome – Eletto il Papa, l’ultimo dei porporati diaconi, Koovakad, chiamerà nella Cappella Sistina il segretario del Collegio dei cardinali, l’arcivescovo Ilson de Jesus Montanari, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie e due cerimonieri. Quindi, Parolin o, se fosse eletto lui, Fernando Filoni, chiederà, sempre in latino, il consenso all’eletto: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”. E, appena ricevuto il consenso, gli chiederà: “Con quale nome vuoi essere chiamato?”. Allora il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, con funzione di notaio e avendo per testimoni due cerimonieri, redigerà un documento sull’accettazione del nuovo Pontefice e il nome da lui assunto. Dopo l’accettazione, l’eletto, che abbia già ricevuto l’ordinazione episcopale, sarà immediatamente nel pieno dei suoi poteri come Papa.
Il primi passi del nuovo Papa – Il nuovo vescovo di Roma verrà accompagnato nella cosiddetta stanza delle lacrime per indossare la talare bianca. Rientrato nella Cappella Sistina con gli abiti pontificali, siederà sulla cattedra che sarà stata collocata per lui al centro dell’altare. Quindi, si svolgerà una piccola liturgia. Il cardinale che presiede il conclave si rivolgerà al nuovo Papa: “Beatissimo Padre, in quest’ora solenne in cui per un arcano disegno della divina provvidenza, sei stato eletto alla cattedra di Pietro, prima di elevare, unanimi, le nostre preghiere a Dio e di ringraziarlo per la tua elezione insieme con la beata sempre Vergine Maria, Madre di Dio e di tutti i santi, conviene ricordare le parole con cui il nostro Signore Gesù Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico e dell’amore”. Il cardinale protodiacono proclamerà il brano del Vangelo di Matteo in cui Gesù affida a Pietro la missione di guidare la sua Chiesa. Quindi, il primo dei cardinali presbiteri reciterà una preghiera per il nuovo Papa: “O Dio, che nel disegno della tua sapienza hai edificato la tua Chiesa sulla roccia di Pietro, capo del collegio apostolico, guarda e sostieni il nostro Papa N.: tu che lo hai scelto come successore di Pietro, fa’ che sia per il tuo popolo principio e fondamento visibile dell’unità nella fede e della comunione nella carità. Per Cristo nostro Signore. Amen”.
La fumata bianca, l’annuncio e la prima uscita – I cardinali elettori si avvicineranno, uno a uno, al nuovo Papa per prestargli l’atto di ossequio e obbedienza. Al termine, si intonerà il Te Deum. Contemporaneamente, prima la fumata bianca e poi il suono a distesa delle campane di San Pietro, annunceranno al mondo l’avvenuta elezione. Il cardinale protodiacono Dominique Mamberti, qualora ovviamente non fosse lui il prescelto, annuncerà, in latino, al mondo, dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, il nome dell’eletto e quello assunto da Papa: “Vi annunzio una grande gioia; abbiamo il Papa: l’eminentissimo e reverendissimo signore, signore N., cardinale di Santa Romana Chiesa N., che si è dato il nome N.”. Quindi, il nuovo Pontefice si affaccerà dalla loggia centrale della Basilica Vaticana per rivolgere il suo saluto al mondo e impartire la sua prima benedizione Urbi et Orbi.
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