Drone russo su Ispra? Sicuri? Parla il generale Camporini
"Leggo di alcune certezze che mi incuriosiscono. Innanzitutto, la definizione di ‘drone russo’: non è stato visto, non è stato intercettato, nessuno ci ha messo le mani sopra. Come si può affermare con certezza la sua origine?", dice il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, a Policy Maker.

“Leggo di alcune certezze che mi incuriosiscono. Innanzitutto, la definizione di ‘drone russo’: non è stato visto, non è stato intercettato, nessuno ci ha messo le mani sopra. Come si può affermare con certezza la sua origine?”, dice il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, a Policy Maker
Posto che l’attività del drone su Ispra sia davvero riconducibile a un’iniziativa di Mosca, dobbiamo prepararci a un nuovo tipo di minaccia aerea nei nostri cieli? Per capirne di più abbiamo chiesto al generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa.
Generale, si può ipotizzare un’operazione di spionaggio industriale o militare ad opera di Paesi stranieri?
Leggo di alcune certezze che mi incuriosiscono. Innanzitutto, la definizione di ‘drone russo’: non è stato visto, non è stato intercettato, nessuno ci ha messo le mani sopra. Come si può affermare con certezza la sua origine? Le attività di intelligence da parte russa sono una costante e non sarei sorpreso se fosse così, ma prima di trarre conclusioni definitive, servirebbero più elementi concreti.
L’Italia è un target per questo genere di operazioni?
“Chiaramente si tratta di operazioni altamente sospette. Chi vuole ottenere informazioni su aree strategiche utilizza ogni mezzo a disposizione. L’area tra Varese e Sesto Calende è un concentrato di obiettivi appetibili, stiamo parlando della culla dell’aeronautica italiana: oltre al JRC di Ispra, ci sono strutture della Nato e qui sono sorte alcune delle maggiori industrie italiane del settore.
Quali misure di sicurezza esistono per proteggere installazioni strategiche dalle incursioni dei droni?
Il JRC di Ispra si trova all’interno di una no-fly zone, proprio per la rilevanza strategica dell’area. Siamo in una situazione di pace quindi non c’è nessun tipo di predisposizione a una minaccia aperta e palese. La nostra difesa aerea controlla lo spazio aereo e verifica la pericolosità di ciascuna traccia. Se necessario lancia i nostri intercettori per andare ad appurare di che cosa si tratti. Tuttavia, in tempo di pace, non si attua una politica di abbattimento immediato.
È vero anche che la nostra Aeronautica ha sviluppato capacità di contrasto ai cosiddetti “slow movers”, ma tali direttive vengono attuate solo in caso di emergenza. Abbattere un oggetto solo perché viola una zona vietata non è una scelta automatica: bisognerebbe anche valutare i possibili danni al suolo.
Se si confermasse l’origine russa del drone, quali potrebbero essere le conseguenze?
Qualora fosse possibile un’attribuzione certa, ci sarebbero ripercussioni diplomatiche. L’Italia potrebbe convocare l’ambasciatore russo per chiedere spiegazioni o avanzare richieste di indennizzo nel caso in cui si verificassero danni.
(Estratto da Policy Maker)