Dopo il raid di Usa e Israele. Stop agli attacchi in Yemen. Trump: resa degli Houthi

Il presidente americano rivela: "Non colpiranno più le navi in transito". Il bombardamento congiunto ha distrutto l’aeroporto della capitale Sanaa.

Mag 7, 2025 - 04:59
 0
Dopo il raid di Usa e Israele. Stop agli attacchi in Yemen. Trump: resa degli Houthi

di Aldo Baquis

Quindici minuti: questo il tempo impiegato ieri dall’aviazione israeliana per mettere fuori uso l’aeroporto internazionale di Sanaa (Yemen) nel secondo attacco in due giorni contro obiettivi dei ribelli Houthi che domenica avevano colpito con un missile balistico un’area aperta nel perimetro dell’aeroporto Ben Gurion. Decine di aerei israeliani hanno partecipato al nuovo attacco lanciando una cinquantina di ordigni che hanno arrecato gravi danni alle piste, alla torre di controllo, ad alcuni aerei che erano in sosta e anche a centrali elettriche vicine. In precedenza Israele aveva lanciato un preciso avvertimento per assicurarsi che l’aeroporto fosse sgomberato. "Abbiamo spesso avvertito in passato: chi attacca Israele mal glie ne incoglie", ha ribadito Benyamin Netanyahu. "Questa aggressione non resterà senza risposta" gli ha subito replicato un portavoce degli Houthi. "Abbiamo una lunga serie di obiettivi in territorio nemico che siamo ancora in grado di colpire": il tutto a sostegno della popolazione palestinese a Gaza. Ma mentre israeliani e yemeniti si scambiavano queste minacce, dal presidente Donald Turmp è giunta a sorpresa la notizia che gli Houthi hanno fatto sapere agli Usa (dopo essere sottoposti a intensi bombardamenti) che non attaccheranno più le rotte internazionali di navigazione. "Hanno capitolato, e noi lo rispettiamo" ha aggiunto il presidente secondo cui se le informazioni trovassero conferma anche l’aviazione Usa cesserebbe a sua volta gli attacchi.

Lunedì l’aviazione israeliana aveva percorso un tragitto di 2000 chilometri per colpire anche Hudeida, il principale porto utilizzato dagli Houthi. Ieri, nel tentativo di prevenire critiche internazionali, il portavoce militare israeliano li ha accusati di sfruttare le infrastrutture civili per fini terroristici. "Dall’aeroporto passavano mezzi di combattimento ed anche miliziani, tutti impiegati per fini terroristici". E dietro di loro, ha ribadito Israele, c’è l’Iran. "Abbiamo lanciato un messaggio alla Piovra iraniana – ha insistito il ministro della difesa Israel Katz. – Voi iraniani avete una responsabilità diretta per ogni attacco lanciato dai vostri tentacoli Houthi, e ne subirete le conseguenze". Analisti locali hanno fatto notare che compiendo due missioni nello Yemen ad un giorno di distanza decine di piloti israeliani hanno perfezionato così le proprie tecniche di volo in vista di una eventuale operazione in Iran, che peraltro dista da Israele solo 1500-1600 chilometri. Intanto Israele attende di conoscere l’esito della prossima missione mediorientale di Trump per decidere se lanciare un vasto attacco a Gaza, il quale sarebbe sospeso in extremis se Hamas accettasse nuove proposte per una tregua e per la liberazione immediata di uno scaglione di ostaggi. Nell’opinione pubblica israeliana cresce il malumore sia per il timore che un’offensiva a Gaza metta a repentaglio le vite degli ostaggi sia per il richiamo di decine di migliaia di riservisti, per la quarta-quinta volta dall’inizio della guerra.