Donkey Kong Bananza Provato: “DK, spacca!”
Tra i vari titoli che abbiamo avuto modo di provare durante la Nintendo Switch 2 Experience tenutasi la scorsa settimana a Milano, Donkey Kong Bananza è stato forse quello più atteso sia dai membri della stampa che dai visitatori presenti all’evento, al punto da creare una delle file più grosse dell’intera giornata. Va da se […] L'articolo Donkey Kong Bananza Provato: “DK, spacca!” proviene da Vgmag.it.


Tra i vari titoli che abbiamo avuto modo di provare durante la Nintendo Switch 2 Experience tenutasi la scorsa settimana a Milano, Donkey Kong Bananza è stato forse quello più atteso sia dai membri della stampa che dai visitatori presenti all’evento, al punto da creare una delle file più grosse dell’intera giornata. Va da se che, con cotanta trepidazione nell’aria, non potevamo ignorare il richiamo della miniera ed entrare in questo nuovo folle mondo in arrivo su Nintendo Switch 2 durante la prossima estate. Scopriamo insieme i primi dettagli di questa breve ma intensa prima demo!
Ingot Island: dove andiamo noi non ci servono porte
Trattandosi di una brevissima demo di un massimo di 20 minuti a persona, la nostra prova su Donkey Kong Bananza si è concentrata principalmente sulla prima area tutorial delle Ingot Island: una enorme miniera dove le scimmie lavoratrici passano ore della propria vita ad estrarre Banadium, un minerale simile all’oro fulcro dell’intera esperienza di gioco di Donkey Kong Bananza: il collect-a-thon più sfrenato! Un po’ come ai tempi fu il Donkey Kong 64 di Rare sulla omonima console Nintendo 64, questo nuovo titolo riprende la formula di gioco introdotta dallo studio britannico, promettendo un level design stratificato su più strati tutti da esplorare e scoprire. Durante la nostra visita nella miniera abbiamo avuto modo di provare il sistema di controlli, basato sulle grosse manone da minatore di DK che utilizzerà per distruggere QUASI qualsiasi tipo di materiale si troverà sulla sua strada. Un po’ seguendo la filosofia di titoli come Minecraft, Terraria o altri crafting games, tutto ciò che compone il level design del gioco è un materiale estraibile e riutilizzabile, che sia tramite l’uso dei pugni oppure prendendo una enorme parte del terreno per utilizzarla come lastra da lanciare contro i nemici o come mezzo di trasporto per “surfare” sugli ambienti. Ad eccezion fatta per la “bedrock” che giustamente tiene saldo una struttura che come vedremo potrebbe essere fatta a pezzi con le sole arti da minatore del gorillone. A seconda dell’interazione effettuata con un tipo di materiale, quest’ultimo avrà effetti diversi sull’ambiente e sugli avversari, informazioni che verranno continuamente date al giocatore attraverso il mirino richiamabile tramite la doppia pressione di uno dei grilletti dei Joy-Con e che faranno da “scanner” per individuare e mostrare il tipo di conformazione davanti a noi, sia essa “rocciosa”, “dura” come il metallo o “morbida” come il fango.
L’Odissea di Donkey Kong
Ma cosa possiamo fare, nella pratica, con tutte queste informazioni? Ma ovviamente catapultarci a Velocità Mach-2 contro le pareti della miniera e aprire il level design di Donkey Kong Bananza come una buccia di banana (pensavate che non ci sarebbero stati giochi di parole come questo?) Se ad un’occhiata superficiale si ha l’idea di essere di fronte ad un’esperienza piuttosto lineare, più che comprensibile parlando di una demo, contrassegnata da checkmark e punti di interesse figli del design standard dei titoli open world, questa impressione viene del tutto ribaltata nel momento in cui si comincia a scavare per il bioma, con ciascuna delle nostre scorribande che verrà segnata dalla mappa in tempo reale presente nel menu di pausa. Ogni anfratto delle caverne che andremo a creare, almeno fino ad eventuali limiti dettati dalla già citata bedrock, può nascondere innumerevoli segreti e risorse da ottenere o radunare sbattendo le mani per il terreno, attirandole come magneti e aumentando il proprio portafoglio di Banadium, utilizzabili per ottenere bonus e oggetti all’interno di stand sparsi per il mondo di gioco.
Se a questo aggiungiamo ciò che vedremo una volta raggiunta la superficie e la vera ciccia dell’esperienza di gioco, fatta di subquest, sfide aggiuntive simili ai livelli speciali di un Bayonetta e Devil May Cry, livelli 2d in stile Country e innumerevoli collezionabili, Donkey Kong Bananza si prospetta come un grande mondo completamente alla nostra mercé, forse anche un po’ troppo se consideriamo le possibilità che DK ha nel suo arsenale rispetto ai nemici. Anche loro utilizzeranno il terreno come arma, alcuni come vera e propria armatura ma senza (almeno da quel che abbiamo avuto modo di vedere) seguire il livello di profondità percepita nelle nostre mani. Sembra come se DK avesse la libertà del Link di Breath of the Wild, senza però le limitazioni che quest’ultimo presentava all’inizio della sua avventura come difese minime e una quantità di punti vita ridotti all’osso. Però ovviamente stiamo parlando di prime impressioni su un tipo di esperienza che mostra il suo potenziale all’interno di un contesto diverso da una singola prova di pochi minuti, quindi per ora aspettiamo l’arrivo della sua versione completa per dare un giudizio più completo.
Non è perfetta come una Chiquita, ma c’è del potenziale
Da un punto di vista visivo, la demo di Donkey Kong Bananza si è presentata con diverse luci positive, rappresentate prima di tutto da uno stile artistico vivace e ricco di carisma, figlia ovviamente dell’esperienza del team dietro a Super Mario Odyssey con ambientazioni sempre più pazze e irriverenti. Questo si ripete anche per quanto riguarda ogni animazione attorno a questa piccola demo, dal modo in cui il buon gorillone si elettrizza alla vista dei cristalli giganti, dal modo in cui ingozza con le banane collezionabili che rompe o dalla sua espressività ipercaricaturale durante le cutscene, fino alle strane e insolite figure che incontrerà nel suo cammino distruttivo tra nemici di Ingot Isle.
Va anche detto però che – almeno in questa prima demo – il titolo nasconde altrettante ombre che non fanno ben presagire ad un’esperienza del tutto fluida per un titolo che dovrebbe spingere un hardware fresco di pacca. Durante i momenti di distruzione più concitati infatti, Donkey Kong Bananza ha dato il fianco a brevi ma percettibili piccoli spike di lag nel momento in cui parti del terreno venivano lanciate in aria e de-renderizzate a grandi velocità durante l’esplorazione di questo nuovo sistema di gioco. Anche se – stando a quanto detto dagli addetti alla postazione – si trattava di una build piuttosto datata del gioco e che quindi potrebbe essere già stata rifinita in fase di polishing, ma vedremo. D’altro canto, la telecamera semi-libera e il modo in cui ci si abitua molto rapidamente al suo funzionamento durante le fasi d’esplorazione degli strati di terreno più profondi ci fa ben sperare in un’esperienza di gioco piacevole ed intrigante.
La nostra prova con Donkey Kong Bananza si è conclusa con delle sensazioni forti, ma miste. Da un lato, l’idea di controllare una macchina di distruzione ambientale che farebbe invidia alle armi di Red Faction all’interno di un contesto Collect-a-Thon ci fa una gola incredibile, e anche ciò che promettono le varie immagini promozionali possono essere il preambolo di un’avventura incredibilmente varia e divertente. Tuttavia, alcune magagne sia dal punto di vista del design attorno alla distruttibilità del gioco e alla realizzazione tecnica di quello che dovrebbe essere il titolo blockbuster di Nintendo Switch 2, ci lasciano con qualche dubbio ma speriamo che il team di sviluppo riesca a risolvere tutte queste sue problematiche in tempo per la data d’uscita.
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