Doctor Who Lux Recensione: la vita è un cartone animato!
Doctor Who Lux è il secondo episodio dell’attesissima nuova stagione di Doctor Who Modern, terza “rinascita” della longeva saga di culto britannica dedicata all’alieno più folle dell’universo e, anticipiamolo subito, è uno degli episodi più divertenti del nuovo nuovo corso, come si direbbe a Nuova Nuova New York. Con una prova di scrittura molto brillante […] L'articolo Doctor Who Lux Recensione: la vita è un cartone animato! proviene da Vgmag.it.


Doctor Who Lux è il secondo episodio dell’attesissima nuova stagione di Doctor Who Modern, terza “rinascita” della longeva saga di culto britannica dedicata all’alieno più folle dell’universo e, anticipiamolo subito, è uno degli episodi più divertenti del nuovo nuovo corso, come si direbbe a Nuova Nuova New York. Con una prova di scrittura molto brillante ed effervescente, anche leggera al punto giusto, nonostante sia legato al ciclo narrativo di lungo corso degli “Dei del Pantheon”, e soprattutto ci regala un villain veramente sopra le righe scritto, pardon, disegnato, veramente con maestria! Fermi tutti, perché si parla di disegni in una serie TV? Ci stiamo forse confondendo con i celebri fumetti del Doctor Who di Editoriale Cosmo? No, in realtà stavolta siamo giunti nel magico mondo dei cartoni animati, perfetto per un eroe follemente tridimensionale e transmediale come il Dottore!
Doctor Who Lux, c’è della filosofia, in questa fantascienza, c’è della scienza in questa filosofia…
La trama dell’episodio è semplice ma intrigante, ed è di quelle di tipo statico, quasi tutte ambientate in un luogo chiuso. il TARDIS, a quanto pare, non riesce più a ritornare nel presente, ed in particolare al 24 maggio 2025, e decide di dirottare i suoi ospiti in pieni anni cinquanta, ma, come al solito, lo fa per un preciso motivo, in quel preciso punto del tempo e dello spazio c’è bisogno dell’intervento del Doctor. Un vecchio custode di un cinema infestato, dove sono scomparse numerose persone, ben quindici spettatori svaniti nel nulla, e dove, con la complicità della notte, continuano ad andare i vecchi film, pur con la sala vuota. Starà al Dottore risolvere il mistero, ed incontrare un nuovo e carismatico villain, già anticipato dal titolo dell’episodio. Torna infatti il riferimento agli Dei del Pantheon, anche noti come Dei del Caos, ed il tutto viene realizzato in una maniera inedita e visivamente notevole. La location del cinema, oltretutto, è un ulteriore e sentito omaggio a quest’altro mondo magico. L’inserimento di elementi cartoon è un vero eccezionale tributo all’animazione, con anche momenti di “morphing” in cui si passa dal 2D al 3D, che rappresentano la sua evoluzione storica. Notevole anche il lavoro di regia, realizzato dall’australiana Amanda Brotchie.
Lux, il nuovo villain, prende le sembianze dell’apparentemente innocuo Ring-A-Ding, un cartoon animato vivente e sensiente che si raccomanda di non farlo ridere, perché potrebbe succedere qualcosa di irreparabile. Forse la distruzione del mondo. Eccezionale il personaggio di Ring-A-Ding, lo dobbiamo ammettere, un cartone che interagisce col Doctor e Belinda. La companion non è una sprovveduta, come sappiamo, e crede sia un ologramma, ma ovviamente questa tecnologia, nel lontano 1952 non esisteva. Il titolo esposto al cinema, The Harvest Bringer, film di quell’epoca (totalmente fittizio) col leggendario Rock Hudson (nel centenario della sua nascita, per altro), diventa, dopo un certo avvenimento, una traccia per il nostro investigatore alieno (Velma per gli amici), e svela un collegamento inaspettato… Alcuni momenti sono letteralmente da antologia, con Doctor e Belinda che si trovano fisicamente all’interno di un fotogramma animato, con la spazialità bidimensionale, dentro un vero proiettore, e devono mimare i movimenti di salita e discesa dello stesso per cambiare ambientazione. La grandi intuizione è poi quella che, pur salendo o scendendo, si resta sempre all’interno della striscia fotografica. Del resto non è il primo contatto della saga con il mondo cartoon, come sappiamo, visto il precedente della breve serie animata Doctor Who: Scream of the Shalka, scritta da Paul Cornell nel 2003.
Un fine umorismo inglese, da assaporare con il the Earl Gray delle cinque
Il livello di localizzazione dell’edizione italiana trasmessa da Disney+, è come di consueto molto buono, ed è curato da Gabriella Cordone Lisiero, nome molto noto alla comunità di fan della fantascienza italiana, Star Trek in primis. Vi consigliamo però lo stesso di vedere, in seguito alla prima fruizione in italiano, anche la versione originale in inglese. Alcuni giochi di parole assurdi, stile techno-babble (ossia le chiacchere su finti termini scientifici, per darsi un tono, come usato da Gene Roddenberry), per capirci, nella traduzione infatti vanno perduti, come ad esempio il “V-indicator” ossia un indicatore del vortice, che diventa “Vorticatore”, perdendo la battuta originale. Ovviamente restano invece le battute assurde meno complicate, come il “pianeta Temporalia”, invece di Gallifrey, ed i riferimenti alla serie animata cult Scooby Doo, di cui ovviamente il beffardo Russel T Davies è un grande fan. Sull’impossibile confronto tra lo scodinzolante Scooby Doo, indagatore del mistero e il Dottore, detective temporale, insiste la battuta fulminante “Io sono Velma!” pronunciata peraltro dal Doctor, e non dalla sua compagna, già responsabile della memorabile associazione divertente Dottore – Infermiera dello scorso episodio. British Humor Do it Better!
In perfetto stile britannico restano anche la grande cura per i costumi e le location dell’episodio, ambientato negli anni cinquanta statunitensi. Del resto Doctor Who, fin dalle origini degli anni sessanta, si è presentata al pubblico come una serie parzialmente in costume, divisa tra episodi storici, ambientati di volta in volta ai tempi degli Antichi Egizi, i Maya, Marco Polo e così via, alternati con episodi totalmente fantascientifici che si svolgono su pianeti lontani e di fantasia. Questa formula vincente derivava dalla necessità dell’essere una serie parzialmente didascalica, oltre che di intrattenimento, dedicata al pubblico di teen-ager del pomeriggio televisivo. Questa, perlomeno, la visione originale di Terry Nation. Questa caratteristica ha letteralmente fatto esplodere il successo della serie, consacrandone il mito, e quindi quando ci si trova di fronte ad un episodio storico, ambientato nel passato, l’attenzione ai costumi è davvero eccezionale. Sono finiti, oltretutto, i tempi di limitazioni del budget, in cui si andavano a cercare negli archivi della BBC costumi a tema, oggi, con i fondi illimitati forniti dalla Casa di Topolino, si può osare anche di più. Vedere Doctor e la sua compagna vestiti anni cinquanta è una delizia per gli occhi, lui nel suo completo retrò con tanto di ghette bianche, e lei stretta nel vitino da vespa di un iconico vestitino giallo confetto dalle sfumature vintage, con bretelline, senza maniche e capelli cotonati. Pare proprio di tornare indietro nel tempo. Miss Belinda non vedeva l’ora di visitare il 1952, e farlo sulle note di classici dell’epoca come Roll Over Bethooven, brano musicale di Chuck Berry, lo rende magico.
Due parole sul discorso Fanbase. Una citazione, quella di questo episodio, davvero commovente! Non solo strizza l’occhio ai whovians, come vengono chiamati i fan storici, ma anche la “meta-televisione”, con una sorta di superamento della quarta parete, o dello schermo televisivo stesso. il Dottore, un personaggio reale o solamente una idea in testa ad uno sceneggiatore televisivo? Nel momento in cui qualcuno si rende conto di non essere reale, quindi, cessa di esistere! Un concetto quasi filosofico, che ritroviamo, in altra forma, anche nella quadrilogia di Matrix dei Fratelli (ora Sorelle) Wachowsky. Un curiosità che chiude il cerchio, tra le ispirazioni per la saga cinematografica anche un episodio storico della serie Doctor Who Classic! I fan non esisteranno più perché sono stati creati SOLO per quella scena dal malvagio Dio Lux, nei panni del suo avatar cartoonesco. Spunti di riflessione molto forti, in cui ogni fan degno di questo nome, come chi scrive e chi legge queste righe, non può non sentirsi coinvolto. Uno dei punti più alti, sicuramente, raggiunto dalla nuova nuova serie Doctor Who Modern, che si sta dimostrando all’altezza dei tempi d’oro. E si può permettere di citarli. Quasi tutti, alla domanda su quale sia l’episodio preferito di sempre, abbiamo pensato a “Colpo d’occhio” (Doctor Who Revival 03×10 Blink) ammettiamolo!
La presunta “distruzione dell’Universo” del 24 maggio 2025, dove il TARDIS si rifiuta di tornare, è la chiave di volta che dà il via a questa nuova avventura nello spazio e nel tempo, con tanto di apparizione (nel 1952) della misteriosa signora Flood (che scopriremo prima o poi chi sia davvero). Un episodio di tipologia storica, visivamente eccezionale, che mescola elementi cartoon con gli attori umani, quasi un omaggio ad opere seminali come Chi ha incastrato Roger Rabbit. Ormai l’impostazione del “mistero stagionale”, voluta da Russel T Davies, è ben integrata nelle trame singole, ma rende una successiva visione a maratona, per gli appassionati di Binge Watching, ancora più gradevole, grazie ad un filo conduttore unico. Le riflessioni da Meta-TV e le trovate di sceneggiatura lo rendono uno dei migliori episodi di sempre.
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