Disturbi alimentari, il governo ha tagliato i fondi per l’assistenza sanitaria: “Oggi non si muore per la patologia, ma per assenza di cure”
Medici e associazioni chiedono di essere ascoltati e che si istituisca un fondo strutturale per garantire la continuità delle cure in tutta Italia: "Siamo in ritardo e non possiamo più permettercelo". Il 30% di chi soffre di questi disturbi ha tra gli 11 e i 13 anni L'articolo Disturbi alimentari, il governo ha tagliato i fondi per l’assistenza sanitaria: “Oggi non si muore per la patologia, ma per assenza di cure” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Di disturbi alimentari oggi non si muore ma di mancanza di cure sì. Lo ripetono all’infinito i professionisti e le associazioni dei familiari che assistono persone affette da disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna), e lo urlano ancora più forte da quando il governo non ha rinnovato i finanziamenti per l’assistenza sanitaria, tagliandoli dalla legge di Bilancio 2025. Oggi i centri censiti in Italia in supporto a chi soffre di queste patologie sono circa 150, di cui circa 120 pubblici e 30 privati convenzionati ma ci sono Regioni, come Lazio, Piemonte, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia, in cui le strutture sono carenti o assenti. I medici e le famiglie chiedono da anni l’istituzione di un fondo strutturale ad hoc, e denunciano che senza il rinnovo di finanziamenti specifici anche gli istituti esistenti saranno costretti ridimensionare posti letto e servizi, mettendo a rischio la continuità delle cure.
I fondi per il contrasto ai Dna – Il fondo che ha consentito l’allineamento degli standard di cura in Italia è stato istituito con la legge di Bilancio 2022: venivano stanziati 25 milioni di euro da dividere tra le Regioni per il biennio 2022-2023, risorse principalmente destinate ad aprire o potenziare gli ambulatori. Questo fondo ha funzionato, consentendo di attrezzare centri specialistici in Regioni in cui non c’erano. Nel 2024, dopo le proteste di sanitari e associazioni per la cancellazione delle risorse nella legge di bilancio, il ministero della Salute ha stanziato dieci milioni di euro per tutto il 2024, soldi non confermati nel 2025. Nessun intervento nella legge di Bilancio 2025 è previsto per gli istituti di cura, tranne lo stanziamento di un milione e mezzo di euro per “Campagne di prevenzione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione del ministero della Salute”: cioè una somma di 500mila euro all’anno per attività di comunicazione nei tre anni 2025, 2026 e 2027. “I disturbi alimentari hanno una caratteristica per quanto riguarda la prognosi – spiega a ilfattoquotidiano.it la dottoressa Laura Dalla Ragione, Psichiatra e psicoterapeuta, fondatrice e direttrice della Rete per i Disturbi del comportamento alimentare della Usl 1 dell’Umbria e docente al Campus Bio-medico di Roma -, la prognosi è favorevole se ci sono due fattori: la precocità dell’intervento e la continuità assistenziale, servono almeno due anni di trattamento per portare un ragazzo fuori dalla malattia”. Non serve per forza il ricovero per due anni, ma è necessario che i ragazzi e le ragazze siano seguiti in centri specializzati.
I livelli essenziali di assistenza per i Dna – Dal dicembre 2024, dopo un’altra battaglia di professionisti e associazioni, i disturbi alimentari sono entrati a fra parte dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ma solo 16 delle 32 prestazioni necessarie alla diagnosi e alla cura dei Dna sono oggi gratuite. Tra gli esami coperti dallo Stato mancano ad esempio le visite dietologiche, parte fondamentale del percorso di trattamento dei Dna, oppure strumenti diagnostici come la Mineralometria ossea computerizzata (Moc), che serve a valutare la massa ossea impoverita nella malnutrizione o ancora l’ecografia cardiaca che serve a intercettare in tempo complicanze dovute ai disturbi alimentari non trattati. “Sono state inserite nei Lea le prestazioni già previste dal 2017, che molte Regioni hanno già applicato – spiega Dalla Ragione – Il problema vero è che in molte Regioni tutto ciò non sarà realizzabile, perché non esistono i servizi territoriali dedicati ai Dna o se esistono non hanno sufficiente personale per garantirle”. I numeri di chi soffre di disturbi alimentari sono altissimi, oltre tre milioni di persone affette di dna, con quattromila morti nel 2023 di persone con diagnosi correlate a disturbi alimentari. “Ma oggi non si muore per la patologia – spiega Dalla Ragione – si muore per assenza di cure, ed è un ritardo che non possiamo permetterci. Il 30% di chi soffre di questi disturbi ha tra gli 11 e i 13 anni”. Medici e associazioni chiedono di essere ascoltati e che si istituisca un fondo strutturale per garantire la continuità delle cure in tutta Italia. “È fondamentale agire in tempo e assicurare i livelli di cura in tutte le Regioni – spiega Carla Coccia, presidente dell’associazione dei familiari Fada e direttrice di Consut@Noi, uno dei due collettivi che in Italia riunisce tutte le associazioni dei familiari insieme a Coordinamento dei familiari – I disturbi alimentari colpiscono sempre più persone e sempre più giovani, bisogna aiutare i territori a intercettare la sintomatologia negli ambienti scolastici, nei luoghi di aggregazione e socialità, e garantire alle famiglie strutture riabilitative adeguate e vicine”.
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