Diplomazia vaticana. Gallagher chiama Lavrov: "Iniziative per la pace"
Dialogo per uno scambio di prigionieri. Mosca: grazie per gli sforzi. Lo storico Vian: "Contesto difficile, bene la ripresa di contatti ad alto livello".

Torna a squillare il telefono sul’asse Mosca e Santa Sede a dimostrazione di un ritorno sul proscenio internazionale della diplomazia vaticana pura e semplice. Almeno sul quadrante russo-ucraino, complice la sosta forzata del Papa che in questi anni non ha rinunciato a prendere iniziative più informali in campo geopolitico nel tentativo, se non di dirimere direttamente le controversie fra Stati, di favorirne il più possibile una risoluzione. Vedi proprio la missione a cavallo fra Mosca e Kiev del cardinale Matteo Zuppi, scuola Sant’Egidio e non Pontificia accademia ecclesiastica, la fucina degli ambasciatori di Oltretevere. Stagione finita, quella? Forse, per la soddisfazione di chi nella seconda sezione della Segreteria di Stato, deputata all’interlocuzione con i Paesi terzi, si è sentito messo da parte dal’intraprendenza bergogliana.
A prendersi la scena ieri sono stati il ministro degli Esteri della Federazione russa, Sergei Lavrov, e il suo omologo in Santa Sede, Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. I due hanno riannodato i fili di un’interlocuzione diplomatica quantomeno tornata alla luce del sole. "Il dialogo è stato dedicato al quadro generale della politica mondiale, con particolare attenzione alla situazione della guerra in Ucraina e ad alcune iniziative volte a fermare le azioni belliche – si legge in una nota vaticana –. È stata anche ribadita la disponibilità della Santa Sede a continuare l’impegno umanitario nelle questioni riguardanti lo scambio di prigionieri". Sul tavolo anche tematiche relative alla Chiesa cattolica in Russia. Il richiamo alla mediazione vaticana sugli ostaggi conferma comunque la strategia cattolica battezzata da Francesco a suo tempo: lavoro più umanitario che di mediazione politica. Tra l’altro in tal senso i risultati non sono mancati nei tre anni di conflitto. Sia il 30 dicembre 2024, sia il 15 gennaio scorso Zuppi ha avuto un ruolo chiave nello scambio reciproco di prigionieri.
Dal Cremlino arriva la conferma dell’avvenuta telefonata durante la quale Lavrov ha espresso "gratitudine alla Santa Sede per la sua assistenza nel risolvere le questioni umanitarie relative al conflitto in Ucraina", con "il reciproco interesse a continuare il dialogo costruttivo".
Le prossime mosse restano ancora da scrivere. Ma nel frattempo "ci si può rallegrare per la ripresa dei contatti ad alto livello fra Mosca e Santa Sede – osserva lo storico Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano dal 2007 al 2018 e autore del libro L’ultimo Papa, appena tradotto in francese e spagnolo –. Certo è che il contesto resta difficile, anche perché, recitava un libello filo-francese del ’600, al Pontefice non restano che due dita per benedire". Sul dossier ucraino molto dipenderà anche da "come proseguirà il dialogo fra Vladimir Putin e Donald Trump, del primo si sa ciò che vuole, del secondo meno", aggiunge Massimo Faggioli, professore ordinario nel Dipartimento di Teologia e Scienze religiose della Villanova University (Philadelphia). Incertezza per incertezza, nell’ora del Papa invisibile e inaccessibile, come mai è stato nella storia contemporanea, la diplomazia vaticana torna a vedersi e a proporsi più agevolmente nelle contese. E questa adesso è e sarà una certezza.