Dimenticate ramoscelli ed erba, gli uccelli ora costruiscono i nidi con la plastica (degli anni ’90)

Residui plastici e altri rifiuti dispersi nell’ambiente al posto di piccoli rami: che gli uccelli di tutto il mondo debbano ormai fare affidamento a frammenti di plastica o a vecchi imballaggi per costruirsi i nidi è oramai cosa tristemente risaputa. Ma le immagini che arrivano da Amsterdam sono davvero sconcertanti. Questo è quanto racconta un...

Mar 10, 2025 - 11:59
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Dimenticate ramoscelli ed erba, gli uccelli ora costruiscono i nidi con la plastica (degli anni ’90)

Residui plastici e altri rifiuti dispersi nell’ambiente al posto di piccoli rami: che gli uccelli di tutto il mondo debbano ormai fare affidamento a frammenti di plastica o a vecchi imballaggi per costruirsi i nidi è oramai cosa tristemente risaputa. Ma le immagini che arrivano da Amsterdam sono davvero sconcertanti.

Questo è quanto racconta un nuovo studio da cui emerge con chiarezza come la plastica sia ormai una parte integrante anche della vita degli altri animali.

Leggi anche: Sulle coste del Cile gli uccelli stanno costruendo i loro nidi con i nostri rifiuti di plastica

Sotto la lente di ingrandimento le folaghe eurasiatiche (Fulica atra), che sono solite costruire i loro nidi in riva al mare da zero ogni anno utilizzando materiali naturali e biodegradabili come giunchi, canne e foglie. Ma nel trafficato centro di Amsterdam e lungo i canali, questi materiali scarseggiano, così le folaghe si affidano alla plastica per costruire i loro nidi

L’ispirazione per lo studio è venuta ad Auke-Florian Hiemstra, biologo del Naturalis Biodiversity Center, che ha notato come gli uccelli incorporavano rifiuti e detriti di plastica nei loro nidi.

Nel settembre 2021, al termine della stagione riproduttiva, Hiemstra e i suoi colleghi si sono avventurati in città alla ricerca di nidi. Ne hanno portati in laboratorio 15, hanno smontato con cura ogni nido, lavorando strato dopo strato per separare i materiali naturali da quelli artificiali. E hanno quindi studiato ogni pezzo di spazzatura per cercare indizi sulla sua età, basandosi su cose come date di scadenza o promozioni per eventi specifici.

Sulla base di questi dati, hanno capito che la maggior parte dei nidi aveva meno di tre anni, tranne uno – soprannominato il “nido di Rokin” – che sembrava avere più di 30 anni. Dal momento che le folaghe nidificano in città solo dal 1989, il nido racconta quasi tutta la storia del tempo trascorso dalla specie ad Amsterdam.

Da qui la tragica conclusione: il nido di Rokin conteneva 635 pezzi di plastica, che funzionavano “come una capsula del tempo di rifiuti umani“, scrive Gennaro Tomma di Science. All’interno, hanno trovato un involucro di barrette di cioccolato che faceva riferimento alla Coppa del Mondo FIFA del 1994 e un contenitore McDonald’s McChicken del 1996. Le folaghe eurasiatiche vivono in genere tra i 5 e i 10 anni, quindi sospettano che almeno tre generazioni diverse possano aver utilizzato il nido di Rokin.

nido amsterdam

Le date di scadenza degli oggetti trovati all’interno del nido di Rokin suggeriscono che sia stato costruito almeno 30 anni fa @Hielco Kuipers

L’abbondanza di plastica nei nidi è necessariamente negativa?

Sì e no, dice Hiemstra. Poiché la plastica non si decompone, usarla significa che gli uccelli non devono dedicare tanto tempo a costruire nuovi nidi ogni anno. Questo dà loro più tempo ed energia per completare altri compiti importanti, come difendere il loro territorio o cercare cibo.

La plastica può anche aiutare le folaghe eurasiatiche a prosperare e proliferare in ambienti urbani. Sono uno dei pochi uccelli che ha veramente adottato la plastica come materiale per nidificare, dice Hiemstra.

Mentre alcuni dicono che è uno sviluppo molto triste, penso anche che sia uno sviluppo molto creativo.

Insomma, ‘integrazione della plastica nei nidi potrebbe rappresentare un vantaggio per le folaghe, secondo lo studioso, permettendo loro di risparmiare tempo ed energie nella ricerca di materiali. Questi uccelli, infatti, tendono a riutilizzare strutture preesistenti anziché costruire nuovi nidi da zero.

Ma non c’è dubbio, questa pratica porta con sé anche numerosi pericoli: i piccoli corrono il rischio di impigliarsi nei lacci elastici delle mascherine, ingerire frammenti di plastica e, di conseguenza, soffrire di soffocamento o annegamento. Nonostante i pericoli, le folaghe sono tra le poche specie che sembrano aver adottato la plastica come materiale abituale per la costruzione dei loro nidi.

L’Antropocene attraverso lo sguardo degli uccelli

I nidi raccolti per questo studio saranno esposti presso il Museon-Omniversum dell’Aia, in una mostra dedicata all’Antropocene. Questa epoca geologica, sebbene non ufficialmente riconosciuta, testimonia l’impronta profonda delle attività umane sul pianeta. Un impatto che, spesso invisibile, si rivela evidente nelle trasformazioni che interessano perfino le abitudini nidificatorie degli uccelli. Strutture che, strato dopo strato, raccontano la nostra relazione con la plastica e il modo in cui i rifiuti si insinuano in ogni angolo del mondo, fino a diventare parte del ciclo vitale degli animali.

Le folaghe e altri uccelli di Amsterdam non hanno scelto la plastica per il suo valore estetico o per una precisa funzionalità, ma perché l’ambiente circostante non offre più molte alternative. I loro nidi si trasformano così in veri e propri archivi galleggianti della nostra produzione di scarti. E mentre gli animali continuano a trovare strategie per adattarsi e sopravvivere, il nostro impatto sull’ecosistema diventa sempre più profondo. In un mondo che cambia rapidamente e che abbiamo trasformato in pochi decenni, per molte specie sarà sempre più difficile tenere il passo con il nostro ritmo e con i nostri rifiuti.

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