Def, crescita a +0,6% ma deficit e debito ancora sotto i target

Conti pubblici. Nonostante l’aumento del Pil dimezzato, disavanzo atteso al 3,2-3,1% e debito inferiore alle previsioni del Piano Il primo Documento di finanza pubblica nell’era del neoprotezionismo americano viene investito dai dazi di Trump. Ma non potrà far parola sulle eventuali contromisure che l’Italia potrà mettere in campo, come sui programmi per aumentare le spese […] L'articolo Def, crescita a +0,6% ma deficit e debito ancora sotto i target proviene da Iusletter.

Apr 9, 2025 - 18:36
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Def, crescita a +0,6% ma deficit e debito ancora sotto i target

Conti pubblici. Nonostante l’aumento del Pil dimezzato, disavanzo atteso al 3,2-3,1% e debito inferiore alle previsioni del Piano

Il primo Documento di finanza pubblica nell’era del neoprotezionismo americano viene investito dai dazi di Trump. Ma non potrà far parola sulle eventuali contromisure che l’Italia potrà mettere in campo, come sui programmi per aumentare le spese per la difesa come da richieste Nato. E, soprattutto, nonostante una crescita in discesa verso un +0,6% che dimezza gli obiettivi d’autunno (Sole 24 Ore di ieri) il Documento oggi all’esame del consiglio dei ministri non dovrebbe mettere in discussione la linea di deficit e debito tracciata pochi mesi fa dal Piano strutturale di bilancio concordato con la Commissione Ue.

Anzi, complice la corsa delle entrate, il disavanzo potrebbe attestarsi quest’anno al 3,2-3,1%, cioè leggermente sotto il 3,3% scritto nel Piano di bilancio, e anche il debito potrebbe atterrare poco sotto il livello ipotizzato a ottobre.

Il merito va prima di tutto alle performance registrate lo scorso anno, che si è chiuso con un indebitamento netto al 3,4% anziché al 3,8% indicato nel programma ufficiale di finanza pubblica e ha portato il debito al 135,3% anziché al 135,8%. La frenata della crescita, insomma, eroderà in parte quel cuscinetto di 4-5 decimali cucito dalla finanza pubblica del 2024, ma senza cancellarlo del tutto. Tutto questo, com’è ovvio, a bocce ferme, perché il Documento di finanza pubblica fotograferà solo la situazione tendenziale «a legislazione vigente», quindi al netto di due variabili cruciali.

La prima è rappresentata dall’impatto effettivo della tempesta scatenata dalle tariffe trumpiane sul commercio internazionale e quindi sull’economia di un Paese esportatore come l’Italia. Qui le stime di queste settimane, come quelle elaborate da Confindustria e Bankitalia che pronosticano un Pil al +0,6% (0,5% non destagionalizzato per Via Nazionale) possono solo cominciare a ipotizzare un impatto in realtà ancora tutto da misurare, e del resto anche il lavoro sullo scenario macroeconomico del Documento di finanza pubblica è cominciato settimane prima dei tracolli di borsa conclusi (almeno per ora) dal rimbalzo di ieri.

L’altro fattore su cui il Documento non potrà far luce sono appunto le contromisure. Anche qui una ragione pratica, legata al fatto che la costruzione della potenziale cassetta degli attrezzi è appena alle prime mosse, si intreccia con un fatto tecnico, legato alla natura del nuovo Def che come deciso dalla risoluzione di maggioranza votata alle Camere la scorsa settimana sarà solo «tendenziale», senza la parte «programmatica» che nei documenti di finanza pubblica indica appunto le intenzioni del Governo.

È impostata così la traduzione italiana delle nuove regole fiscali comunitarie ancora in attesa delle modalità applicative a regime. La risposta alle richieste della commissione sarà contenuta nella prima sezione del Documento, con l’aggiornamento dell’attuazione del Piano di bilancio per quest’anno e per il prossimo e la verifica della traiettoria della spesa netta che non dovrebbe scostarsi dal percorso concordato. La seconda sezione conterrà le aggiunte italiane, e allargherà lo sguardo al 2027 e al 2028, offrendo un focus sulle uscite per la sanità, il pubblico impiego e il welfare. Nell’attesa di capire dove andrà davvero il mondo e il suo commercio.

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