Dazi sui farmaci al 25%, quali sono le conseguenze per l’Italia

Trump annuncia nuovi dazi farmaceutici entro due settimane per rilanciare la produzione Usa e colpire le importazioni, con possibili effetti su Big Pharma e export italiano

Mag 6, 2025 - 07:53
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Dazi sui farmaci al 25%, quali sono le conseguenze per l’Italia

Trump ha annunciato che entro due settimane impiegherà nuovi dazi sui prodotti farmaceutici importati. Il presidente ha firmato un ordine esecutivo per rilanciare la produzione nazionale di medicinali e ha spiegato ai giornalisti che i dazi verranno annunciati “nelle prossime due settimane”.

Trump lancia la bomba: in arrivo nuovi dazi farmaceutici

Negli ultimi mesi Trump aveva escluso i farmaci dall’ultima tornata di dazi generali (esenzione confermata nel fact sheet del 2 aprile 2025), ma ora ha annunciato un’inversione di rotta. Il presidente ha parlato di tariffe “importanti” sui farmaci finalizzate a riportare la produzione negli Usa. In particolare, ha detto che “le importazioni farmaceutiche non saranno più risparmiate” dalle misure protezionistiche.

In conferenza stampa è tornato sulla stessa retorica di sempre insistendo sul fatto che altri Paesi “stanno derubando gli Stati Uniti” e che i dazi sui farmaci sono necessari per correggere lo squilibrio commerciale. L’amministrazione ha detto che questa fase fa parte di una strategia più ampia: oltre ai dazi, l’esecutivo punta a legiferare per favorire la produzione locale di componenti farmaceutici essenziali.

Farmaci importati nel mirino: cosa prevede il piano della Casa Bianca

L’ordine esecutivo firmato da Trump il 5 maggio 2025, come riportato da Reuters, indica un’intenzione di ridurre i tempi di approvazione di nuovi impianti farmaceutici statunitensi. L’Fda è incaricata di snellire le verifiche e di collaborare con i produttori interni, mentre l’Epa dovrà accelerare i permessi ambientali necessari.

Queste misure non comportano immediatamente tariffe, ma danno un’impronta protezionistica alla politica farmaceutica. In un comunicato della Casa Bianca Trump ha spiegato che questa strategia servirà a riportare “permanentemente le nostre filiere mediche a casa”.

Nel frattempo, è stata prorogata un’ulteriore settimana per implementare gli altri dazi (10% base e 12%/25% aggiuntivi) sul grosso delle importazioni statunitensi, che per ora escludevano farmaci e altre voci strategiche.

Cosa potrebbe cambiare per i Big Pharma

L’introduzione di dazi sui farmaci avrebbe impatti significativi sui costi sanitari e sulle aziende. Un’analisi commissionata dall’industria farmaceutica statunitense (PhRMA) indica che un dazio (si ipotizza con le percentuali della prima tornata) del 25% sui farmaci importati farebbe lievitare i costi dei medicinali negli Usa di quasi 51 miliardi di dollari l’anno (circa +12,9% sui prezzi al dettaglio).

Nel 2023 gli Stati Uniti hanno importato 203 miliardi di dollari di farmaci, per il 73% dall’Europa (soprattutto Irlanda, Germania, Svizzera). L’industria farmaceutica americana subisce già oneri tariffari considerevoli: per esempio Merck prevede di pagare 200 milioni di dollari in più quest’anno per i dazi già introdotti. Gli analisti avvertono che le nuove tariffe impatterebbero sui consumatori e sulle catene di approvvigionamento: molti principi attivi arrivano da Asia e Europa, e colpirebbero anche le filiere domestiche.

L’Europa si prepara alla risposta: chi perde con i dazi Usa sui farmaci

La prospettiva di dazi farmaceutici ha già suscitato reazioni di protesta in Europa. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ammonito che i dazi “colpiranno milioni di cittadini” e faranno aumentare “il prezzo dei farmaci” in Europa.

Il 3 aprile scorso la Von der Leyen aveva definito i dazi Trump una “tempesta” imminente e annunciato contromisure a tutela delle imprese europee. Sul fronte istituzionale, Bruxelles ha formalmente criticato l’indagine Usa sui farmaci, paventando che eventuali tariffe possano aggravare le carenze di medicinali critici e far salire i costi sanitari su entrambi i lati dell’Atlantico.

Le conseguenze per l’Italia

In Italia, il presidente di Farmindustria Marcello Cattani ha avvertito che la minaccia dei dazi è “un rischio concreto per le nostre aziende e per l’intera filiera farmaceutica” e comporterebbe ricadute anche per gli stessi consumatori americani.

L’industria farmaceutica italiana esporta ogni anno oltre 10 miliardi di dollari di farmaci verso gli Usa, perlopiù attualmente esenti da dazio. La concreta applicazione di tariffe, ipotizziamo, del 25% sui farmaci importati dagli Usa comporterebbe quindi un aggravio di circa 2,5 miliardi di dollari per l’export italiano, con effetti a catena sui bilanci delle imprese e sui prezzi.