Dal protezionismo americano al rilancio europeo: la view di Pictet AM
L’ultimo periodo è stato carico di eventi significativi sotto la sfera geopolitica ed economica con importanti ricadute sui mercati finanziari. Negli Stati Uniti, la guerra tariffaria ha subito una notevole escalation con l’aggravio del 10% delle tariffe sull’import cinese, che si va ad aggiungere al 10% imposto il mese scorso, e l’imposizione a sorpresa di... Leggi tutto

L’ultimo periodo è stato carico di eventi significativi sotto la sfera geopolitica ed economica con importanti ricadute sui mercati finanziari.
Negli Stati Uniti, la guerra tariffaria ha subito una notevole escalation con l’aggravio del 10% delle tariffe sull’import cinese, che si va ad aggiungere al 10% imposto il mese scorso, e l’imposizione a sorpresa di dazi al 25% per Canada e Messico, poi sospesi fino all’inizio di aprile. questa incertezza non ha giovato alla borsa statunitense, che nelle ultime settimane ha visto una correzione dei massimi al ribasso di circa 7 punti percentuali per l’S&P 500 e di 10 punti percentuali per il Nasdaq.
“Gli investitori, non sapendo come valutare e incorporare queste notizie, hanno iniziato a richiedere premi di rischio azionari più elevati“, ha affermato Fabrizio Santin, Senior Investment Manager di Pictet AM, che di seguito illustra nei particolari la propria view in questo contesto di mercato.
“Nel momento in cui le tariffe colpiscono i partner commerciali più vicini agli Usa, è la competitività dell’intero ecosistema nordamericano a risentirne; non è quindi un caso se in queste settimane si sta assistendo a un generale deterioramento delle prospettive di crescita per gli Stati Uniti. Le imprese non sanno come gestire l’inventario e gli investimenti futuri a fronte del rischio latente, ed è stato sicuramente paradossale che i produttori di auto statunitensi siano stati esposti a tariffe superiori rispetto a quelli giapponesi”, sostiene Santin.
Sul fronte geopolitico, e soprattutto dalla prospettiva europea, le novità sono ancora più importanti e rappresentano forse uno spartiacque nei rapporti transatlantici. Se il discorso del Vicepresidente Usa Vance alla conferenza sulla sicurezza di Monaco era stato recepito come un affronto politico all’Europa, un atto di accusa volto a criticare la pluralità e la libertà delle democrazie europee, è stato l’incontro alla Casa Bianca tra i Presidenti Trump e Zelenskyj a scatenare una fortissima reazione in Europa.
Il neo-Cancelliere tedesco della CDU Merz sta lavorando a un piano speciale per gli investimenti militari ed infrastrutturali dal valore di centinaia di miliardi di euro e, contemporaneamente, sta spingendo per riformare il vincolo costituzionale del freno al debito.
I politici europei hanno spesso usato l’espressione “whatever it takes”, coniata da Draghi durante la crisi dell’euro, ma, vista la portata dei cambiamenti annunciati, il termine sembra appropriato.
La presidente della Commissione UE von der Leyen ha inoltre presentato il pacchetto “Rearm Europe” da 800 miliardi di euro, di cui 150 miliardi ottenuti tramite prestiti dell’Unione Europea. Continuano però a mancare strumenti per l’emissione collettiva del debito pubblico.
I mercati obbligazionari hanno visto una forte risalita dei rendimenti del Bund fino al 2,8%, mentre quelli del BTP sono vicini al 4%. Al contrario, i rendimenti del Treasury sono scesi dai massimi di gennaio (4.8%) ad un livello intorno al 4,2%, anche grazie all’attenzione mediatica catturata dal programma di efficientamento della spesa pubblica con il Doge.
“L’eccezionalismo del modello statunitense – afferma l’esperto di Pictet AM – sembra essere meno forte rispetto a qualche mese fa sia rispetto alla crescita, perchè i dazi a Canada e Messico danneggiano la crescita interna, sia rispetto al dominio tecnologico, dove Deepseek ha dato nuova speranza agli investitori cinesi. Così, da inizio anno, le diverse asset class hanno espresso un voto di fiducia rispetto all’idea di ampliamento del rally a settori, geografie e valute fino ad ora tralasciate. Il dollaro ha perso quasi 4 punti percentuali, mentre il Dax sta sovraperformando l’S&P 500 da inizio dicembre di oltre 20 punti percentuali. E Dopo i movimenti dell’ultimo periodo, una considerevole parte delle novità fiscali europee e delle probabilità di pace tra Russia e Ucraina è stata incorporata nel cambio euro-dollaro, nel rendimento del Bund e nell’azionario europeo”.
“Qualche investitore, giocando con gli acronimi, sostiene che stiamo passando da MAGA, Make America Great Again, a MEGA, Make Europe Great Again. I prossimi mesi ci daranno risposte importanti”, conclude Santin.