Cyberlaundering, come le criptovalute facilitano il riciclaggio di denaro

Il cyberlaundering sfrutta l’anonimato delle criptovalute per aggirare i controlli antiriciclaggio, rendendo più difficile per le autorità rintracciare l’origine illecita dei fondi.

Apr 1, 2025 - 22:49
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Cyberlaundering, come le criptovalute facilitano il riciclaggio di denaro

Il termine cyberlaundering fa riferimento al riciclaggio di denaro attraverso strumenti digitali. In particolare, le criptovalute sono un potente catalizzatore per questa nuova forma di riciclaggio digitale, grazie alle loro caratteristiche di anonimato, decentralizzazione e difficoltà di tracciamento.
A novembre 2024, una corte d’appello statunitense ha annullato le sanzioni imposte dall’Office of Foreign Assets Control (OFAC) contro Tornado Cash, un noto mixer di criptovalute accusato di aver facilitato il riciclaggio di oltre 7 miliardi di dollari, inclusi fondi sottratti dal gruppo di hacker nordcoreano Lazarus. Parallelamente, in India, le autorità hanno smantellato un’operazione di cyberlaundering, arrestando otto individui coinvolti nell’uso di conti bancari affittati per trasferire fondi illeciti, successivamente convertiti in criptovalute.
Tali episodi evidenziano siano divenute strumenti privilegiati per il riciclaggio di denaro nella criminalità finanziaria internazionale

Quali sono le differenze tra il riciclaggio e il cyberlaundering?

Il riciclaggio di denaro:

consiste in un insieme di operazioni finalizzate a “ripulire” somme di denaro di provenienza illecita, in modo da renderle apparentemente legittime.”

Le tre fasi del processo di riciclaggio – collocamento, stratificazione e integrazione – avvengono attraverso strumenti finanziari convenzionali: depositi frazionati, trasferimenti internazionali, acquisti di beni di lusso o società fittizie. Le operazioni, seppur schermate da prestanome o strutture giuridiche complesse, restano all’interno di un sistema centralizzato, sottoposto a obblighi di segnalazione e tracciabilità previsti dalla normativa antiriciclaggio (D. lgs. n.231/2007).

La transizione digitale: nascita del cyberlaundering

Con l’avvento delle criptovalute, il paradigma del riciclaggio ha subito radicali trasformazioni. Il cyberlaundering è la risposta tecnologica alla crescente sofisticazione dei controlli antiriciclaggio. Strumenti decentralizzati – come wallet anonimi, mixer di criptovalute, scambi peer-to-peer e piattaforme non regolamentate – consentono una rapida conversione del denaro “sporco” in asset digitali difficilmente riconducibili al soggetto originario.

La struttura stessa delle blockchain pubbliche, apparentemente trasparente, diventa un’arma a doppio taglio:

da un lato consente il tracciamento di ogni transazione, ma dall’altro, in assenza di un’identificazione obbligatoria dell’utente (KYC/AML), rende il monitoraggio effettivo estremamente difficile.”

In particolare, il cyberlaundering si avvale di tecniche come la “chain-hopping” (passaggio da una criptovaluta all’altra per confondere le tracce) o l’utilizzo di privacy coin (Monero, Zcash) che garantiscono livelli di anonimato superiori al denaro contante.

Quali sono le fasi del riciclaggio di denaro tramite criptovalute?​

Il riciclaggio di denaro attraverso le criptovalute segue tre fasi: collocamento, stratificazione e integrazione.

Collocamento (Placement)

La fase del collocamento consiste nell’introdurre fondi illeciti nel sistema finanziario legale. In ambito crypto, questa operazione avviene tramite:

  • l’acquisto di criptovalute con contante,
  • l’uso di piattaforme peer-to-peer (P2P),
  • l’intermediazione di broker OTC (over the counter), operanti in giurisdizioni a regolamentazione minima.

Un soggetto in possesso di denaro contante derivante da attività illecite versa il contante a un “intermediario” che carica il corrispettivo in cripto su un wallet anonimo.”

Stratificazione (Layering)

La fase di stratificazione serve a “rompere” il collegamento tra il denaro di provenienza illecita e la sua origine. La stratificazione nel riciclaggio con criptovalute avviene mediante strumenti come mixer, wallet multipli e chain-hopping.

Dopo aver ricevuto criptovalute su un wallet, il soggetto le invia a un servizio di mixing, che scompone la cifra iniziale in centinaia di microtransazioni, rimescolandola con quella di altri utenti. I fondi risultanti vengono poi convertiti in Monero (criptovaluta anonima), successivamente trasferiti su un exchange in un Paese terzo.”

Integrazione (Integration)

Nella terza fase, il denaro “ripulito” rientra nell’economia come frutto di operazioni lecite.

Le criptovalute convertite in euro vengono trasferite su una carta prepagata intestata a un prestanome e utilizzate per l’acquisto di opere d’arte digitali su piattaforme NFT, o per finanziare startup tecnologiche di facciata.”

Cosa sono i “mixing services” o “tumblers” e come funzionano?

I mixing services – noti anche come tumblers – sono uno degli strumenti più efficaci per garantire l’anonimato delle transazioni in criptovalute. Il loro uso, sebbene non illegale in nuce, è al centro di un acceso dibattito, a causa del ruolo che tali servizi rivestono nelle architetture del cyberlaundering.

Definizione e finalità dei mixing services

I mixing services sono:

piattaforme, centralizzate o decentralizzate, che hanno lo scopo di offuscare l’origine e la destinazione delle criptovalute attraverso un processo di “mescolamento” delle transazioni.”

In sostanza, l’utente invia una determinata quantità di criptovaluta a un mixer, il quale la scompone, la combina con fondi di altri utenti e restituisce una quantità equivalente, ma priva di legami diretti con il wallet originario.

In che modo le piattaforme di scambio non regolamentate facilitano il riciclaggio?

Le piattaforme di scambio non regolamentate, note anche come unlicensed exchanges, sono un canale privilegiato per il riciclaggio di criptovalute. Operano al di fuori dei circuiti sottoposti a vigilanza antiriciclaggio e consentono transazioni anonime, prive di controlli KYC o obblighi di tracciabilità. In questi ambienti digitali, spesso decentralizzati o ospitati in giurisdizioni opache, è possibile convertire criptovalute in valuta fiat e trasferire fondi tra wallet non riconducibili all’identità reale dei soggetti coinvolti.

L’assenza di requisiti normativi, unita all’uso di privacy coin, consente di mascherare la provenienza illecita dei fondi e di reinserirli nel circuito finanziario, anche tramite successivi passaggi su exchange regolamentati. Le operazioni vengono spesso agevolate da intermediari OTC che aggiungono ulteriori livelli di anonimato.

Sebbene l’Unione Europea abbia introdotto con il Regolamento (UE) 2023/1114 (MiCA) e il nuovo TFR un quadro normativo più strutturato, l’efficacia di tali strumenti resta limitata dall’assenza di cooperazione internazionale. Molti exchange non regolamentati operano in Paesi che non applicano gli standard del GAFI, rendendo difficile ogni forma di intervento giurisdizionale. La mancata armonizzazione globale costituisce oggi uno dei principali ostacoli alla prevenzione del cyberlaundering.

Piccolo glossario del cyberlaundering

Termine

Definizione

Cyberlaundering Riciclaggio di denaro tramite strumenti digitali, soprattutto criptovalute, per nascondere l’origine illecita dei fondi.
Wallet Portafoglio digitale per conservare e trasferire criptovalute. Può essere “hot” (online) o “cold” (offline).
Mixer (o Tumbler) Servizio che mescola criptovalute da fonti diverse per oscurare la tracciabilità, rendendo difficile risalire all’origine.
Chain-hopping Conversione veloce tra più criptovalute per confondere il tracciamento delle transazioni.
Privacy coin Criptovalute (es. Monero, Zcash) progettate per garantire il massimo anonimato nelle transazioni.
Exchange non regolamentato Piattaforma di scambio che opera senza norme antiriciclaggio, permettendo transazioni anonime.
Broker OTC Intermediario che facilita scambi di criptovalute fuori dai mercati regolamentati, spesso in contesti opachi.
KYC/AML Procedure di identificazione (Know Your Customer) e prevenzione del riciclaggio (Anti-Money Laundering).
NFT (Non-Fungible Token) Token digitale unico, usato per certificare proprietà di asset digitali, talvolta impiegato nel riciclaggio.