Cosa vide il soldato inglese che entrò per primo nel bunker di Hitler dopo il suicidio del Führer
Ottant’anni fa il dittatore nazista decise di togliersi la vita per sfuggire alla cattura. Dopo aver avuto l’autorizzazione delle truppe sovietiche, Hugh Lunghi è stato il primo inglese a mettere piede nel nascondiglio “brutto e umido"

Roma, 30 aprile 2025 – Esattamente 80 anni fa, il 30 aprile del 1945, Adolf Hitler decise di togliersi la vita per sfuggire alla cattura russa. Una morte intorno alla quale aleggia ancora il mistero, tra teorie del complotto e studiosi che le confutano punto per punto. In compagnia della moglie, il dittatore si suicidò in un bunker nei pressi di Berlino, dove all’interno sono stati trovati erbe, vestiti sporchi e i segni di un amore mai finito.
Dentro il bunker di Hitler
Il primo soldato britannico a varcare la soglia del bunker si chiamava Hugh Lunghi, a Berlino come interprete per Winston Churchill, poi per Clemet Attlee. Il nascondiglio di Hitler era stato scovato dalle truppe sovietiche, vicino alla capitale del Reich tedesco, conquistata dall’Armata Rossa ad aprile del 1945. Per questo, prima di entrare nel bunker, Hugh Lunghi ha dovuto aspettare l’autorizzazione dei russi. Un fatto che non ha convinto i tanti amanti delle teorie del complotto, che ancora oggi si interrogano se nella struttura non si nascondessero scomode verità che potrebbero, ancora oggi, cambiare il corso della storia. In questi decenni molti si sono chiesti cosa è stato trovato davvero dai soldati sovietici.
Tra la marea di congetture, però, si ha anche qualche certezza. A esempio, non ci sono dubbi che il nascondiglio non fosse un posto accogliente. “Era umido, brutto e c’erano molti vestiti sporchi – ha affermato Lunghi in un’intervista nel 2005 per l’Observer – Insomma,un posto orribile e cupo e che puzzava terribilmente”. Nonostante ciò, l’interprete britannico sapeva di star vivendo un momento storico e, nonostante il cattivo odore, si è detto estremamente affascinato dalla situazione. “C’erano diverse stanze laggiù, tra cui una sala medica con uno scaffale pieno di erbe e di fiale di vetro. Poi, c’era uno studio e un salotto pieno di libri, tra cui un set di Brockaus”. Lunghi non ha potuto resistere e ha chiesto ai soldati russi se potesse prendere un volume dalla collezione di enciclopedie del dittatore. “Oh sì, prendilo pure”, gli è stato risposto. Poi, l’inglese si è accorto della presenza di un mucchio di ceneri. Incuriosito, ha chiesto a uno dei soldati russi presenti sul posto che cosa fossero. “Quelli sono Hitler e sua moglie”.
Gli ultimi giorni del dittatore
Era la mattina del 30 aprile 1945, e tutt’intorno a Berlino si sentivano solo suoni di esplosioni da arma da fuoco. L’Armata Russa era alle porte e Hitler sapeva, ormai, di aver perso la guerra. Il dittatore si era trasferito nel bunker nel gennaio del 1945, quando le cose iniziavano a mettersi male per i nazionalsocialisti. Ad aprile, in solo due settimane, circa 2,5 milioni di soldati russi avanzavano instancabili verso la capitale, facendo strage di truppe tedesche. A momenti, sarebbe arrivata anche l’ora del Fuhrer e con lui sarebbe caduto il suo impero. Questo Hitler lo sapeva bene. Il 28 aprile di quel mese, quindi, decise di sposare la sua amante Eva Braun. Alla loro unione furono invitati gli amici più stretti della coppia, nonché gli aiutanti più fedeli di Hitler. “Finché morte non ci separi”. Sapevano bene, Hitler e la sua neoconsorte, che “la caduta” era imminente. E così fu: 48 ore dopo la celebrazione del matrimonio, i due si tolsero la vita. Il dittatore si sparò ed Eva Braun morì per avvelenamento da cianuro. Poi, i loro corpi furono cosparsi di benzina e dati alle fiamme. Al loro arrivo, i sovietici non trovarono altro che cenere e qualche resto carbonizzato.