Cosa significa quando i titoli non fanno prezzo: perché Borsa Italiana stamattina è andata in tilt
Anche oggi diverse azioni di Piazza Affari hanno faticato a entrare nelle contrattazioni o sono state sospese. Una guida per capire le complesse dinamiche dei mercati

Milano, 7 aprile 2025 – Anche questa mattina più titoli in Borsa sono stati sospesi dalle contrattazioni; è successo a Mps e altri titoli bancari particolarmente bersagliati in queste turbolente giornate borsistiche, ma anche alla compratissima, fino a 5 giorni fa, Leonardo. Alcuni titoli bancari non sono neppure riusciti ad aprire a causa di un avvio di contrattazioni con quotazioni inferiori al 10% rispetto al prezzo di chiusura di venerdì scorso. Poi nel corso della mattinata le quotazioni sono leggermente risalite e la Borsa li ha riammessi. Ma cosa fa scattare la sospensione dalla contrattazione?
Le ragioni per le quali Borsa Italiana può sospendere un titolo sono molteplici e una di esse, quella entrata in gioco oggi e nei giorni scorsi più volte, è quando si registrano variazioni di prezzo, al rialzo o al ribasso, superiori o intorno al 10%.
Ma andiamo con ordine. Le sospensioni delle negoziazioni possono essere discrezionali (quando sono dichiarate dalle autorità di mercato in circostanze che possono generare turbative all'ordinato svolgimento delle negoziazioni, quali ad esempio l'assenza o l'incertezza di notizie riguardanti un dato emittente) oppure automatiche (quando sono automaticamente innescate da un evento specifico, quale il superamento di specifiche soglie di variazione del prezzo).
La sospensione automatica delle negoziazioni, come sta capitando in questi giorni, si ha quando il contratto in corso di conclusione farebbe superare i limiti massimi ammessi per la variazione dei prezzi (+/-10% per i titoli azionari).
Ma Borsa Italiana può sospendere discrezionalmente le negoziazioni quando si hanno andamenti anomali dei prezzi o delle quantità negoziabili; oppure quando è necessario acquisire informazioni in merito a particolari situazioni di mercato di uno strumento finanziario oppure qualora motivi tecnici o altre circostanze non garantiscano il regolare funzionamento del mercato; in caso di segnalazione da parte di operatori che si ritengono danneggiati da comportamenti irregolari di altri operatori e, infine, limitatamente al mercato IDEM - Italian Derivatives Market, un mercato finanziario in cui sono negoziati contratti che per loro natura "derivano" il proprio valore da attività o strumenti sottostanti - su richiesta motivata dell’organismo di gestione del sistema di compensazione e garanzia.
Cosa succede a un titolo sospeso
Un titolo sospeso, quindi, è uno strumento finanziario temporaneamente bloccato dalle negoziazioni di Borsa. Questo significa che non può essere acquistato né venduto sul mercato regolamentato, fino a nuova comunicazione da parte dell’ente gestore del mercato (in Italia, Borsa Italiana). Esistono, poi, due tipi principali di sospensione.
La sospensione temporanea è una misura di breve durata che può scattare automaticamente in presenza di oscillazioni anomale di prezzo, per esempio quando un titolo guadagna o perde più del 10% in pochi minuti. Serve a “raffreddare” il mercato e a evitare movimenti irrazionali.
La sospensione a tempo indeterminato è il caso più problematico per l’investitore. Avviene quando ci sono problematiche strutturali legate alla società emittente, come: grave crisi finanziaria, apertura di procedure concorsuali (come fallimento o concordato), perdita dei requisiti minimi di flottante (cioè di azioni in circolazione), decisione degli azionisti di mettere in liquidazione la società.
In questi casi, l’Autorità può sospendere le contrattazioni per un periodo indefinito, che può durare mesi o addirittura anni. Nel frattempo, l’investitore si ritrova bloccato, impossibilitato a vendere i propri titoli, e continua a sostenere costi per il mantenimento del deposito titoli e per l’imposta di bollo, senza avere la possibilità di disinvestire. È importante sottolineare che una sospensione non è una condanna definitiva, ma nemmeno una garanzia di ritorno in Borsa: alcuni titoli vengono poi delistati, altri tornano a essere negoziabili solo dopo lunghi percorsi di ristrutturazione. Effetto dazi, Cottarelli: è la fine di un mondo. “Serve un accordo con Trump”
Delisting
Cosa completamente diversa, invece, è il delisting. Infatti, quando un titolo viene delistato, significa che è stato rimosso in modo definitivo da un mercato regolamentato. In altre parole, non è più quotato in Borsa e non può più essere negoziato attraverso le normali piattaforme di trading o tramite home banking. Il delisting può avvenire per diversi motivi, e ognuno ha implicazioni differenti per l’investitore: delisting volontario (ad esempio a seguito di un’Opa, Offerta pubblica di acquisto). Una società può decidere di ritirarsi dalla Borsa per tornare privata. Succede spesso in seguito a un’Offerta pubblica di acquisto o a un’Offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) lanciata da un’altra società che vuole acquisirla. In questi casi, agli azionisti viene normalmente offerta la possibilità di vendere i titoli a un prezzo predefinito. Se l’investitore non aderisce all’offerta, può ritrovarsi con azioni non più quotate nel dossier, anche se talvolta la società acquirente è tenuta a riacquistarle successivamente.