Contro Meloni, Schlein deve dimostrare all’opposizione la stessa forza avuta in campagna elettorale
Elly Schlein alterna ottimi momenti di piazza a grigiori istituzionali, lecite proteste ma spiegate con mezzi sbagliati e parole desuete. Se poi per “campo largo” si intende “la fiera del ricatto” allora non ci siamo proprio. Schlein non l’hanno vista arrivare, ma al momento vorremmo vederla incazzata, meno formale, più battagliera per le cause che già porta avanti. L'articolo Contro Meloni, Schlein deve dimostrare all’opposizione la stessa forza avuta in campagna elettorale proviene da THE VISION.

Tendo a dividere i politici in tre categorie: specie da campagna elettorale, da governo e da opposizione. Credo che non si vedano specie da governo dai tempi di qualche democristiano d’antan con le mani in pasta ovunque. Per l’opposizione sono in tanti a essere capaci: Giorgia Meloni, soprattutto se è la sola a farla, oppure i grillini pre-Conte quando urlavano contro tutto e tutti e per la legge dei grandi numeri prima o poi ci prendevano. Elly Schlein fa certamente parte della specie da campagna elettorale. “Non l’hanno vista arrivare” quando scavalcava Bonaccini per le primarie del Partito Democratico, e come segretaria ha tutto sommato ottenuto buoni risultati alle regionali e alle Europee – il PD è quello strano partito in cui è peggio vincere male, vedi Bersani, che “perdere bene” come Schlein. In questo la segretaria sembra avere il fuoco sacro: al momento di scendere in piazza per un comizio si accende. Non si vive però di sole campagne elettorali. Viene dunque naturale non soltanto constatare un’opposizione molle al governo Meloni, ma anche chiedersi cosa succederebbe se Schlein diventasse la prossima presidente del Consiglio. A mio modesto parere, c’è ancora tanto lavoro da fare.
L’altro giorno le principali forze d’opposizione di centrosinistra si sono riunite per un annuncio. Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, oltre a condannare i crimini di guerra israeliani e chiedere il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas. Tutto molto bello e condivisibile. Peccato che Pedro Sanchez abbia riconosciuto la Palestina undici mesi fa, e in quanto leader di governo. Nobile il gesto, ma non dev’essere purtroppo l’opposizione a fare una scelta del genere, che diventa di facciata, se il governo è il primo sostenitore dei crimini di Netanyahu. Quindi ben venga la solidarietà al popolo palestinese come atto formale. Chissà se Conte abbia lo stesso pensiero sulla resistenza ucraina – e anche dalle parti di AVS non hanno proprio le idee chiarissime. Benaltrismo, lo so, ma come risposta ai doppi standard sulle guerre. Soprattutto perché l’opposizione in Italia ci mostra un partito (il PD) nettamente in vantaggio rispetto agli inseguitori, ma tirato per la maglia da tutti, con Schlein costretta a mediare, ad accontentare partitini e partituncoli. E l’anima del PD si frammenta sempre di più anche al suo interno. Per il piano di riarmo europeo è stato l’unico partito del gruppo dei socialisti all’europarlamento ad aver avuto al suo interno degli astenuti (e anche parecchi). Non il riassunto della fermezza, e forse il lavoro di Schlein dovrebbe partire proprio da qui.
Il gioco delle correnti è sempre esistito nel Partito Democratico, ma la scelta di Schlein come segretaria sembrava proprio quella rottura necessaria alla discontinuità. Invece permangono ambiguità, sia interne che con gli alleati. Dunque in piazza per l’Europa con Michele Serra, poi viene mandata una delegazione dem anche alla piazza grillina insieme a qualche ammiratore del Cremlino. In tutto questo la destra sta distruggendo un Paese e sta avallando tutte le nefandezze dei loro compari stranieri. La buona volontà Schlein e compagni ce la mettono, questo non possiamo negarlo. Per esempio protestano contro il DL Sicurezza pieno di norme liberticide e storture costituzionali, ma lo fanno in maniera poco efficace. Non sto dicendo che il PD di Schlein debba inseguire il linguaggio dei populisti o quel semplicismo tanto caro alla destra. Però la comunicazione, soprattutto sui social, non funziona abbastanza. Intanto come numeri – nettamente inferiori a quelli di Meloni o Salvini – e poi come messaggio. Bisognerebbe essere più radicali. Nel senso politico del termine, ovvero agire come i membri del partito radicale: disobbedienza civile, scioperi della fame, persino una spettacolarizzazione della protesta. Essere meno Franceschini e più Cappato.
I radicali hanno ottenuto enormi battaglie per il nostro Paese, ma a mio avviso la loro macchia capitale risale all’alleanza di Pannella con Berlusconi nel 1994. Lì è stata sprecata l’occasione di creare una forza alternativa di sinistra – anche se molti di loro non si sono mai considerati tali. Resta però il loro modo diretto di fare politica. Forse Schlein e il PD dovrebbero prendere spunto da loro, ovvero da chi ha numeri bassi ma che si fa sentire con decisione. Si incatenassero dunque davanti Palazzo Chigi contro il DL Sicurezza, si presentassero alla Camera con una gigantografia della foto della stretta di mano tra Salvini e Netanyahu, dessero fuoco a una lattina di Dottor Pepper. Nell’era dell’iconografia della protesta, una conferenza stampa sui crimini a Gaza non basta. Lamentarsi per i dazi di Trump o per la complicità del nostro governo nelle scelte della destra mondiale neanche. Forse Schlein dovrebbe diventare animale da opposizione anche quando non c’è nessuna elezione alle porte. O almeno dimostrare di poter essere, un giorno, una buona figura di governo. Al momento sembra troppo propensa a lasciarsi condizionare dagli alleati che elettoralmente hanno poco peso, e non è un buon segno.
Schlein alterna quindi ottimi momenti di piazza a grigiori istituzionali, lecite proteste ma spiegate con mezzi sbagliati e parole desuete. Se poi per “campo largo” si intende “la fiera del ricatto” allora non ci siamo proprio. Schlein non l’hanno vista arrivare, ma al momento vorremmo vederla incazzata, meno formale, più battagliera per le cause che già porta avanti. A costo di scaricare alleati ininfluenti o dannosi per gli ostacoli che lasciano lungo il cammino. Anche perché una Schlein decisa è necessaria non solo oggi, ma in un ipotetico futuro in cui dovrebbe dialogare alla Casa Bianca col J.D.Vance di turno. E non è come parlare in piazza a Bologna, mi sa. Bisogna calibrare il proprio linguaggio in base all’avversario che si ha di fronte, far emergere il proprio carattere senza prepotenza ma con sicurezza, essere chiari nei concetti. Io, ad esempio, non ho ancora capito il progetto del Partito Democratico per il riarmo europeo. Giusta o sbagliata che sia la proposta, parlare di “riarmo comune e non riarmo dei ventisette singoli Stati” in teoria vuol dire tutto e niente. Non viene spiegato come ci si dovrebbe arrivare, l’iter da seguire, e soprattutto all’Europarlamento ognuno vota ciò che vuole. Spettacolarizzare la protesta, va bene, ma prima le idee chiare.
Un altro dubbio sul Partito Democratico riguarda un suo tratto caratteristico presente già da prima che arrivasse Schlein alla segreteria. Anzi, diciamo da sempre. Se, come detto, molti sono animali da opposizione, in quanto in teoria il mestiere più facile del mondo, questo concetto non vale per il PD. E, purtroppo, non è così nemmeno con Schein al comando. Di fronte a un esecutivo così facilmente criticabile, sono riusciti nell’impresa di non far crollare la destra nei sondaggi – e, anzi, in certi mesi Giorgia Meloni cresce pure, nonostante le pessime politiche di governo. Questo vuol dire che dietro il nome di spicco è necessario un apparato. E forse quello del PD è lo stesso da anni. Ben venga l’aria fresca di Schlein, ma se poi alle sue spalle le facce sono le stesse del Pleistocene politico allora cambia poco. Questo non vuol dire deresponsabilizzare Schlein, che comunque avrebbe potuto e dovuto imbastire un’opposizione più verace. Sembra quasi che sia trattenuta, più attenta ai calcoli con gli alleati che alla sostanza dell’esplosione che dovrebbe far nascere di fronte a certe idiozie politiche e ideologiche del governo. In questo modo non si costruisce un’alternativa. Un tempo c’erano i governi ombra, si programmavano le contro-proposte, le contro-riforme.
Oggi, al massimo, si risponde a un post su Instagram con l’indignazione social che dura un alito di vento. E senza per giunta avere gli slogan giusti per attecchire sull’elettorato. Ecco: Schlein deve costruire un’alternativa di governo, ma questo è impossibile senza passare da un’opposizione reale. Una parte di me continua a credere nelle sue qualità. Bisogna però fare il passaggio da leader della mobilitazione giovanile #OccupyPD a presidente del Consiglio, da discorso dalla testa di un corteo a quello davanti al presidente degli Stati Uniti. Schlein deve dimostrarci questo, nient’altro. Radicalizzandosi, in tutti i sensi.
L'articolo Contro Meloni, Schlein deve dimostrare all’opposizione la stessa forza avuta in campagna elettorale proviene da THE VISION.