Confartigianato e il salario minimo: "Molto meglio ridurre la tassazione"

Il presidente nazionale, Marco Granelli: una tariffa fissa inficerebbe i contratti e creerebbe nuovi costi "Oggi il grande tema è la carenza di personale. Mancano le competenze per affrontare il cambiamento".

Mag 7, 2025 - 07:16
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Confartigianato e il salario minimo: "Molto meglio ridurre la tassazione"

Roma, 7 maggio 2025 – Da più parti, a cominciare dal Presidente Sergio Mattarella, si segnala un’emergenza salari bassi soprattutto per il lavoro povero: come valuta l’allarme dal fronte delle imprese? "È un tema da affrontare, ma senza pregiudizi e soluzioni semplicistiche che ignorano la realtà – spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato –. Per noi la strada maestra rimane la contrattazione collettiva definita dalle organizzazioni più rappresentative. Nell’artigianato e nelle piccole imprese, oltre a determinare salari rispettosi dell’articolo 36 della Costituzione, è anche lo strumento che ha consentito di individuare soluzioni su misura per le esigenze organizzative e di flessibilità di imprese appartenenti a settori e con mercati spesso estremamente diversi fra di loro, assicurando, allo stesso tempo, importanti tutele collettive ai lavoratori, anche attraverso il proprio consolidato sistema di bilateralità".

Le opposizioni propongono il salario minimo: quale è la vostra posizione?

"Interventi pubblici vincolanti in materia salariale sono improponibili poiché, nel caso in cui il salario minimo fosse inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi ne provocherebbe la disapplicazione e, nel caso in cui fosse più alto, si creerebbe uno squilibrio nella rinegoziazione degli aumenti salariali con incrementi del costo del lavoro non giustificati dall’andamento dell’azienda o del settore".

E quale è, invece, la vostra soluzione?

"Più che al salario minimo bisogna dedicarsi a ridurre la tassazione sul lavoro e a creare lavoro di qualità. C’è molto da migliorare, ad esempio, nel rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro. A cominciare dalla formazione e qualificazione del personale, con una riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli istituti professionali e gli istituti tecnici. Bisogna insegnare ai giovani che nell’impresa ci sono opportunità adeguatamente retribuite, per realizzare il talento e ambizioni, per costruirsi il futuro".

La maggioranza e il governo puntano sul sostegno ai contratti collettivi delle parti sociali più rappresentative: come giudica questa strada?

"È quella che da sempre chiediamo di percorrere. I contratti nazionali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative devono essere valorizzati ed effettivamente applicati. È la contrattazione collettiva che riconosce dignità al lavoro. Non soltanto con un salario adeguato, che nasce appunto dal confronto ai tavoli con i sindacati dei lavoratori, ma anche con una rete di tutele e protezioni, ammortizzatori sociali, sanità e welfare integrativi, formazione professionale, iniziative per garantire la sicurezza sul lavoro. Tutto questo è il grande patrimonio della bilateralità, che nell’artigianato rappresenta un modello".

La Lega propone una sorta di flat tax al 5 per cento sulle nuove assunzioni: potrebbe funzionare?

"Oggi il grande problema, che purtroppo peggiora di anno in anno, è la carenza di personale da assumere. Nel 2024 le aziende italiane non sono riuscite a trovare il 47,8% della manodopera necessaria, con un aumento di 2,7 punti percentuali rispetto al 45,1% del 2023. Mancano soprattutto le competenze per affrontare le transizioni digitali e green. Siamo all’emergenza ed è su questo fronte che bisogna agire, perché, paradossalmente, il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori. Come dicevo, bisogna avvicinare scuola e imprese e puntare sull’apprendistato come canale di accesso agevolato dei giovani al mondo del lavoro. E poi, a fronte della difficoltà a trovare nuove leve da inserire in azienda, bisognerebbe anche incentivare il mantenimento in azienda delle professionalità ‘anziane’".