Conclave, l'appello della prima suora giornalista: "Concretezza sul ruolo delle donne"

AGI - Il Conclave che si riunirà dal 7 maggio dovrebbe offrire "una parola concreta sulla questione donna e il suo servizio nella Chiesa". A parlare all'AGI è suor Maria Trigila, salesiana, prima suora giornalista professionista. "Non metto in discussione il principio petrino - sottolinea la religiosa -, ma che la Chiesa aggiorni concretamente la linea pastorale sulla dignità e il servizio della donna nella Chiesa contemporanea consentendo alle donne di diventare diacone, non solo perché in alcune periferie del mondo c'è la necessità del servizio di carità, di ascolto, di preghiera, ma riconosciute ufficialmente, non nel ruolo, ma in questo servizio dono di se stessi al prossimo". Per suor Trigila "questo potrebbe essere il segno di una Chiesa profetica che va oltre agli enormi condizionamenti". I numeri delle suore nel mondo, in Italia cifre sconcertanti Nel mondo le suore sono circa 500 mila (559.228). Numero in calo soprattutto in Europa, America e Oceania, rispetto alle vocazioni che invece si registrano numerose in Africa (+1.358) e in Asia (+74). In Italia la situazione è sconfortante. Nel 2020 le suore erano complessivamente 70 mila, nel 2022 (gli ultimi dati disponibili in Vaticano) il numero era sceso a 66 mila, con un'età media altissima. Più volte Papa Francesco ha chiesto di dare opportunità al mondo religioso femminile, superando una mentalità clericale e maschilista, e non considerare le suore "di seconda classe". La svolta di Papa Francesco "La missione delle suore è di servire gli ultimi, e non di essere le serve di qualcuno", aveva rimarcato Bergoglio in più occasioni. "Dove le donne comandano le cose vanno meglio", è una frase recente del Pontefice argentino e Francesco ha dato una svolta nominando due donne in posti prima considerati irragiungibili. Due ruoli apicali, al vertice di strutture riservate finora agli uomini. Ci riferiamo a suor Simona Brambilla, prefetta di Curia (Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata) e a suor Raffaella Petrini, presidente del Governatorato. Senza contare i ruoli delle donne in posizioni chiave nei dicasteri. E se qualcuno non grida alla rivoluzione, le scelte di Francesco sono senz'altro un inizio di qualcosa che potrebbe diventarlo. "In questi ultimi quarant'anni per la questione donna nella Chiesa siamo passati dalla lettura dei segni dei tempi a cui invitava Papa Giovanni XXIII alla consapevolezza della dignità della donna proposta da Giovanni Paolo II alla concretezza di Papa Francesco", precisa suor Trigila all'AGI. "Tre passaggi obbligati perché maturasse la coscienza e si convertisse la mentalità soprattutto nel riconoscere la donna quale ministra della fede nell'annuncio della Parola, nell'Evangelizzazione, nel servizio alla Carità. Ossia una donna riconosciuta come diaconessa così come era all'interno della Comunità Primitiva". E suor Trigila osserva all'AGI che vi sono testimonianze a riguardo. Per esempio quella della diaconessa Febe, a capo della chiesa nascente di Cencrea (Corinto): il suo ministero "includeva la carità verso i poveri, la predicazione e l'evangelizzazione". L'apostolo Paolo, nelle Lettere ai Romani, "esprime la fiducia che ripone in questa donna", e la sceglie "per consegnare e spiegare ai Romani la Lettera, quindi a spiegare il Vangelo. La sceglie come latrice della stessa Epistola in cui è menzionata". Marta e Maria di Betania Suor Trigila consiglia anche di rileggere il brano evangelico di Marta e Maria di Betania nel quale "emergono delle azioni comunicative". La prima è "la richiesta del nome" che "apre un approccio di prossimità e di rispetto". La seconda azione è espressa dal gesto di accoglienza "lo accolse". "Siamo davanti a un secondo elemento di riconoscimento della persona come valore, come bene, come appartenente a un gruppo o per nascita o per ideali. Ne consegue che accogliere significa esistere-tra-gli-altri". Le due figure, Maria e Marta hanno due modi diversi di accogliere, "esprimono la loro sorellanza anche se con priorità personali diverse". Diverse ma tutte e due complementari. "Penso che il momento della concretezza, aperto da Papa Francesco, abbia bisogno di ulteriori passi", conferma suor Trigila, secondo la quale occorre approfondire "la visione evangelica nell'oggi storico". "Ciò potrebbe aprirci a una nuova prospettiva che formulo - spiega all'AGI - con il neologismo 'sororifrater'. Si tratta di un composto latineggiante 'dvandva' cioé una parola con due 'teste', dove i componenti sono sullo stesso piano dal punto di vista gerarchico". Questo neologismo esprimerebbe "la reciprocità nella Chiesa tra donne e uomini dove la persona di Gesù è il centro della relazione reciproca. E potrebbe essere rivoluzionario nel declinare una nuova dimensione della relazione". Da mercoledì 7 maggio comincia il Conclave. Tra i 133 cardinali, ci sono anche 5 salesiani. Chiediamo a suor Trigila per chi fa il "tifo". "Tifo per un cardinale che sia senza etichette ma che faccia profumo di popolo, di giovani, di

Mag 4, 2025 - 09:49
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Conclave, l'appello della prima suora giornalista: "Concretezza sul ruolo delle donne"

AGI - Il Conclave che si riunirà dal 7 maggio dovrebbe offrire "una parola concreta sulla questione donna e il suo servizio nella Chiesa". A parlare all'AGI è suor Maria Trigila, salesiana, prima suora giornalista professionista. "Non metto in discussione il principio petrino - sottolinea la religiosa -, ma che la Chiesa aggiorni concretamente la linea pastorale sulla dignità e il servizio della donna nella Chiesa contemporanea consentendo alle donne di diventare diacone, non solo perché in alcune periferie del mondo c'è la necessità del servizio di carità, di ascolto, di preghiera, ma riconosciute ufficialmente, non nel ruolo, ma in questo servizio dono di se stessi al prossimo". Per suor Trigila "questo potrebbe essere il segno di una Chiesa profetica che va oltre agli enormi condizionamenti".

I numeri delle suore nel mondo, in Italia cifre sconcertanti

Nel mondo le suore sono circa 500 mila (559.228). Numero in calo soprattutto in Europa, America e Oceania, rispetto alle vocazioni che invece si registrano numerose in Africa (+1.358) e in Asia (+74). In Italia la situazione è sconfortante. Nel 2020 le suore erano complessivamente 70 mila, nel 2022 (gli ultimi dati disponibili in Vaticano) il numero era sceso a 66 mila, con un'età media altissima. Più volte Papa Francesco ha chiesto di dare opportunità al mondo religioso femminile, superando una mentalità clericale e maschilista, e non considerare le suore "di seconda classe".

La svolta di Papa Francesco

"La missione delle suore è di servire gli ultimi, e non di essere le serve di qualcuno", aveva rimarcato Bergoglio in più occasioni. "Dove le donne comandano le cose vanno meglio", è una frase recente del Pontefice argentino e Francesco ha dato una svolta nominando due donne in posti prima considerati irragiungibili. Due ruoli apicali, al vertice di strutture riservate finora agli uomini. Ci riferiamo a suor Simona Brambilla, prefetta di Curia (Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata) e a suor Raffaella Petrini, presidente del Governatorato. Senza contare i ruoli delle donne in posizioni chiave nei dicasteri. E se qualcuno non grida alla rivoluzione, le scelte di Francesco sono senz'altro un inizio di qualcosa che potrebbe diventarlo.

"In questi ultimi quarant'anni per la questione donna nella Chiesa siamo passati dalla lettura dei segni dei tempi a cui invitava Papa Giovanni XXIII alla consapevolezza della dignità della donna proposta da Giovanni Paolo II alla concretezza di Papa Francesco", precisa suor Trigila all'AGI. "Tre passaggi obbligati perché maturasse la coscienza e si convertisse la mentalità soprattutto nel riconoscere la donna quale ministra della fede nell'annuncio della Parola, nell'Evangelizzazione, nel servizio alla Carità. Ossia una donna riconosciuta come diaconessa così come era all'interno della Comunità Primitiva".

E suor Trigila osserva all'AGI che vi sono testimonianze a riguardo. Per esempio quella della diaconessa Febe, a capo della chiesa nascente di Cencrea (Corinto): il suo ministero "includeva la carità verso i poveri, la predicazione e l'evangelizzazione". L'apostolo Paolo, nelle Lettere ai Romani, "esprime la fiducia che ripone in questa donna", e la sceglie "per consegnare e spiegare ai Romani la Lettera, quindi a spiegare il Vangelo. La sceglie come latrice della stessa Epistola in cui è menzionata".

Marta e Maria di Betania

Suor Trigila consiglia anche di rileggere il brano evangelico di Marta e Maria di Betania nel quale "emergono delle azioni comunicative". La prima è "la richiesta del nome" che "apre un approccio di prossimità e di rispetto". La seconda azione è espressa dal gesto di accoglienza "lo accolse". "Siamo davanti a un secondo elemento di riconoscimento della persona come valore, come bene, come appartenente a un gruppo o per nascita o per ideali. Ne consegue che accogliere significa esistere-tra-gli-altri".

Le due figure, Maria e Marta hanno due modi diversi di accogliere, "esprimono la loro sorellanza anche se con priorità personali diverse". Diverse ma tutte e due complementari. "Penso che il momento della concretezza, aperto da Papa Francesco, abbia bisogno di ulteriori passi", conferma suor Trigila, secondo la quale occorre approfondire "la visione evangelica nell'oggi storico". "Ciò potrebbe aprirci a una nuova prospettiva che formulo - spiega all'AGI - con il neologismo 'sororifrater'. Si tratta di un composto latineggiante 'dvandva' cioé una parola con due 'teste', dove i componenti sono sullo stesso piano dal punto di vista gerarchico". Questo neologismo esprimerebbe "la reciprocità nella Chiesa tra donne e uomini dove la persona di Gesù è il centro della relazione reciproca. E potrebbe essere rivoluzionario nel declinare una nuova dimensione della relazione".

Da mercoledì 7 maggio comincia il Conclave. Tra i 133 cardinali, ci sono anche 5 salesiani. Chiediamo a suor Trigila per chi fa il "tifo". "Tifo per un cardinale che sia senza etichette ma che faccia profumo di popolo, di giovani, di poveri a tutti i livelli e in tutti gli aspetti. 'Profumo di popolo' lo gridava dai tetti il vescovo Antonino Bello", la sua eloquente e saggia risposta.