Conclave, come funziona la fumata bianca (e tutto quello che devi sapere)
Ogni volta che la Chiesa deve scegliere il nuovo Papa, lo sguardo del mondo si rivolge al cielo del Vaticano, sopra la Cappella Sistina, alla ricerca di un segnale visibile ma carico di mistero: la fumata. Nera o bianca, questa colonna di fumo che si alza dal comignolo montato appositamente sul tetto è diventata il...

Ogni volta che la Chiesa deve scegliere il nuovo Papa, lo sguardo del mondo si rivolge al cielo del Vaticano, sopra la Cappella Sistina, alla ricerca di un segnale visibile ma carico di mistero: la fumata. Nera o bianca, questa colonna di fumo che si alza dal comignolo montato appositamente sul tetto è diventata il simbolo per eccellenza del Conclave. Ma come funziona realmente questo antico rituale? E soprattutto, cosa contiene quella fumata tanto attesa?
Una tradizione secolare
La storia delle fumate papali risale al 1800, quando il popolo si raccoglieva nei pressi del Quirinale per cercare di intuire, attraverso il fumo, l’esito delle votazioni. Curiosamente, all’epoca solo la fumata nera veniva prodotta per indicare la mancata elezione; in caso positivo, nessun fumo usciva. La prima vera “fumata bianca” arriva nel 1914, in occasione dell’elezione di Benedetto XV, e da allora la tradizione ha preso una forma più chiara (è il caso di dirlo), fino ad assumere quella attuale.
Due stufe e una miscela chimica
La Cappella Sistina, luogo sacro e artistico per eccellenza, ospita due stufe: una storica in ghisa risalente al 1939, usata per bruciare le schede elettorali e i documenti, e una moderna, introdotta nel 2005, per generare la fumata vera e propria attraverso fumogeni artificiali. Entrambe sono collegate a un’unica canna fumaria che conduce al famoso comignolo in rame, installato per l’occasione dai Vigili del Fuoco vaticani.
Ed è proprio qui che entra in gioco la chimica. La fumata nera, segno che il nuovo Papa non è ancora stato eletto, è ottenuta grazie a una miscela di perclorato di potassio, antracene e zolfo. La fumata bianca, quella che annuncia Habemus Papam, si ottiene invece con clorato di potassio, lattosio e colofonia, una resina naturale.
Perché due stufe?
Fino a pochi decenni fa, l’ambiguità del colore del fumo aveva generato non poca confusione tra i fedeli: le fumate talvolta risultavano grigiastre o poco visibili. Così, a partire dal Conclave del 2005 (quello che portò all’elezione di Benedetto XVI), è stata introdotta una seconda stufa dedicata esclusivamente ai fumogeni artificiali, pensati per rendere immediatamente riconoscibile la fumata. Il tutto è sincronizzato: le due stufe emettono fumo contemporaneamente nello stesso condotto per generare un effetto visivo netto e inequivocabile.
Un ventilatore potenzia il tiraggio, favorendo la fuoriuscita vigorosa del fumo, mentre il riscaldamento avviene tramite resistenze elettriche, a garanzia della precisione e sicurezza del sistema.
Addio alla fumata di prova
C’era una volta anche la “fumata gialla”, prodotta per testare il corretto funzionamento della stufa. Ma è stata abolita nel 2005, ritenuta superflua grazie all’adozione di controlli elettronici. Oggi, la fumata bianca è accompagnata dal suono festoso delle campane di San Pietro, che ne certificano senza dubbi il significato.
Fumo sacro, impatto ambientale contenuto
Per chi si occupa di ambiente, una curiosità importante: i quantitativi impiegati per generare le fumate sono estremamente ridotti e bruciati in condizioni controllate. La scelta delle sostanze chimiche, inoltre, tiene conto anche dell’impatto ambientale: nonostante l’alto valore simbolico, la fumata papale ha un’impronta ecologica minima. E considerando che avviene solo una volta ogni diversi anni, si può dire che anche la chimica sacra può essere sostenibile.
Il comignolo più famoso del mondo
Montato solo nei giorni che precedono il Conclave, il comignolo sulla Cappella Sistina è ormai diventato un’icona globale. Sorvegliato da telecamere e illuminato per essere visibile anche di notte, è il punto da cui si manifesta l’esito delle votazioni che avvengono rigorosamente a porte chiuse, sotto gli affreschi di Michelangelo.
Dal 7 maggio, ogni giorno potrebbe essere quello buono. Quando vedremo quel fumo bianco salire verso il cielo romano, sapremo che una nuova pagina della storia della Chiesa è stata scritta. E tutto è cominciato con un piccolo incendio, accuratamente preparato, dentro una stufa vaticana.
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