Con i dazi americani sul formaggio italiano a rischio 485 milioni di fatturato
I dazi di Donald Trump rischiano di far calare le vendite dei formaggi e di alimentar il fenomeno noto come "italian sounding", che danneggia i nostri produttori

I dazi Usa rischiano di colpire con durezza il settore dei formaggi italiani, compresa la produzione Dop e Igp, vera eccellenza dell’enogastronomia nazionale.
Con il dazio aggiuntivo del 20% voluto da Donald Trump alcuni dei prodotti caseari certificati arriveranno a una tassazione del 35-40%.
Rischio italian sounding
L’aumento dei prezzi potrebbe spingere i consumatori a cercare alternative che sembrano italiane, ma che italiane non sono.
Il Parmesan spacciato per Parmigiano Reggiano è solo il caso più noto di un fenomeno conosciuto come “italian sounding“, ovvero prodotti che imitano lo stile italiano per sfruttare la suggestione e l’aura di qualità delle eccellenze nostrane, ma che di eccellente hanno ben poco.
“Facendo leva sulla fiducia del consumatore” tali formaggi “aprirebbero la strada a prodotti locali che, imitando i nostri formaggi Dop, verrebbero favoriti”, accusa Afidop, Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp.
I formaggi Dop non sono un prodotto di largo consumo, ma una eccellenza riservata a fasce che hanno buona capacità di spesa. È dunque possibile che l’aumento del prezzo, dovuto ai dazi, potrebbe non portare necessariamente a una riduzione dei consumi. Afidop esprime tuttavia preoccupazione per i possibili effetti sull’export.
Gli Usa sono infatti il primo mercato extraeuropeo di riferimento per i formaggi italiani: solo nell’ultimo anno sono state esportate 40.800 tonnellate, di cui l’80% è Dop. “Sono a rischio oltre 485 milioni di fatturato oltreoceano”, puntualizza Antonio Auricchio, presidente di Afidop.
Esprime preoccupazione anche Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano che riunisce 142 aziende del settore:
“Finora, su ogni forma di Grana Padano esportata negli Stati Uniti era applicato un dazio pari al 15% del valore fatturato per circa 2,40 euro al kg. Con l’aumento del 20%, il prelievo allo sbarco in Usa salirà a quasi 6 euro al kg al consumo che si amplificheranno ulteriormente, con inevitabili conseguenze sui prezzi americani”.
Effetti sui formaggi dei precedenti dazi
L’associazione ricorda che nel 2020, a causa dei dazi imposti da Trump, l’export dei formaggi italiani negli Usa aveva perso oltre 6.000 tonnellate, pari a 65 milioni di euro. Le misure attualmente imposte da Trump colpiscono anche prodotti che non erano stati toccati dai dazi di cinque anni fa, come la Mozzarella di Bufala Campana Dop e, soprattutto, il Pecorino Romano Dop, che vede negli Stati Uniti il suo principale mercato estero. L’imposizione di dazi su un prodotto che esporta il 40% della sua produzione negli Usa rischia di compromettere un’intera filiera che rappresenta un’eccellenza del made in Italy.
L’appello alle istituzioni
Antonio Auricchio chiede pertanto l’intervento delle istituzioni europee e italiane:
“Sicuramente lavoreremo, unitamente ai nostri Consorzi per sostenere la domanda e rafforzare il lavoro negoziale, ma chiediamo alle istituzioni Eu e nazionali di supportarci nella protezione del nostro patrimonio lattiero caseario certificato. Non sarà colpendo i formaggi italiani Dop che si proteggerà l’economia americana. Si tratta di prodotti non in concorrenza che hanno posizionamento, standard di produzione, qualità e costi differenti”.
Un appello praticamente identico arriva anche da Stefano Berni.
Intanto si resta in attesa delle politiche anti-dazi annunciate dall’Unione europea e dal governo italiano, che ha presentato un Piano d’azione per l’export italiano nei mercati extra-Ue ad alto potenziale.