Dazi Usa, la Cina reagisce e limita l’export di terre rare
In risposta ai dazi stringenti applicati dagli Stati Uniti sulla Cina, il governo di Pechino ha deciso di limitare le esportazioni di terre rare, una risorsa preziosa per la transizione energetica sulla quale il gigante asiatico ha un vero e proprio monopolio. La Cina produce infatti circa il 90% di questi materiali nel mondo, un […] The post Dazi Usa, la Cina reagisce e limita l’export di terre rare first appeared on QualEnergia.it.

In risposta ai dazi stringenti applicati dagli Stati Uniti sulla Cina, il governo di Pechino ha deciso di limitare le esportazioni di terre rare, una risorsa preziosa per la transizione energetica sulla quale il gigante asiatico ha un vero e proprio monopolio.
La Cina produce infatti circa il 90% di questi materiali nel mondo, un gruppo di 17 elementi utilizzati nei settori della difesa, dei veicoli elettrici, dell’energia rinnovabile e dell’elettronica.
Venerdì 4 aprile il Ministero del Commercio cinese ha inserito sette categorie di terre rare medie e pesanti, tra cui samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e articoli correlati all’ittrio, in un elenco di “controllo delle esportazioni”.
Un provvedimento che colpisce in particolare gli Stati Uniti, che hanno una sola miniera di terre rare e dipendono dalla Cina per la maggior parte della loro fornitura, ma che in realtà è esteso a tutto il mondo.
Sebbene questi controlli non implichino un divieto assoluto di esportazione, Pechino può limitare il numero di licenze di spedizione rilasciate.
La notizia è stata accolta negativamente dalle borse. Niocorp Developments, società mineraria statunitense che si occupa dell’esplorazione e dello sviluppo di minerali critici, ha visto le sue azioni scendere dell’8,1% venerdì. Le azioni di MP Materials, che possiede l’unica miniera di terre rare degli Stati Uniti e dipende in parte dalla Cina per la lavorazione, sono invece scese del 10,1%.
Una conseguenza dell’inasprimento dello scontro potrebbe essere una vera e propria corsa all’autoproduzione, anche se non tutti i materiali sono disponibili ovunque o accessibili in maniera economicamente sostenibile.
In questo senso Reuters cita una dichiarazione di Nick Myers, Ceo di una startup con sede nel Massachusetts specializzata nella lavorazione delle terre rare, Phoenix Tailings, che punta ad aumentare la sua produzione annuale dalle attuali 40 tonnellate a 4.000 tonnellate entro il 2027: “Le mosse della Cina non fanno che incoraggiarci ulteriormente a raddoppiare i nostri piani di espansione”.
Come si sta muovendo l’Ue
Anche l’Unione europea si è mossa da tempo per ridurre la propria dipendenza dalla Cina in questo ambito, prevedendo che provvedimenti simili alle limitazioni appena imposte sarebbero prima o poi arrivati.
Bruxelles ha inserito le terre rare all’interno della macro-categoria delle materie prime critiche, oggetto del CRMA (“Critical Raw Material Act”), con il quale si impone che entro il 2030 il consumo annuale del blocco Ue sarà composto per almeno il 10% da minerali estratti localmente, per il 40% da elementi lavorati all’interno dell’Ue e per il 25% da materiali riciclati.
Allo stesso tempo, nessun Paese terzo (leggasi, la Cina) potrà fornire più del 65% del consumo annuale europeo di uno qualsiasi dei materiali chiave.
Un’opportunità per l’Ue potrebbe arrivare dal centro-Asia. Solo pochi giorni fa il Kazakistan ha annunciato la scoperta del più grande giacimento nazionale di terre rare, situato nella regione centrale di Karaganda e contenente elementi come cerio, lantanio, neodimio e ittrio.
Il giacimento, chiamato “Nuovo Kazakistan”, potrebbe celare fino a oltre 20 milioni di tonnellate di risorse, una quantità che potrebbe posizionare il Kazakistan tra i principali Paesi al mondo per riserve di terre rare.
La scoperta è peraltro arrivata alla vigilia del primo vertice Ue-Asia centrale in Uzbekistan, a cui hanno partecipato i leader delle cinque repubbliche centroasiatiche insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e al presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.
“Abbiamo tutti bisogno di materie prime critiche per alimentare la transizione ecologica e l’economia pulita di domani”, ha detto von der Leyen, annunciando un piano di investimenti nella regione con 2,5 miliardi destinati proprio al settore minerario.
Già alcune aziende europee hanno iniziato a esplorare la regione alla ricerca di terre rare. La tedesca HMS Bergbau AG sta implementando un progetto congiunto per sfruttare i depositi di litio nel Kazakistan orientale.
A novembre, Astana e Parigi hanno firmato una roadmap per una partnership strategica nel campo delle risorse e dei materiali critici che durerà fino al 2026. L’accordo dovrebbe consentire alle aziende francesi di penetrare nel mercato geologico kazako già quest’anno.The post Dazi Usa, la Cina reagisce e limita l’export di terre rare first appeared on QualEnergia.it.