Colloqui di pace sull’Ucraina, anche l’Ue si è svegliata: “Nessun accordo senza di noi”. Ma intanto Trump, Putin e Zelensky trattano
Dopo essere tornata a invocare la "vittoria dell'Ucraina", Bruxelles ora teme di essere esclusa dalle trattative: "Non possono tagliarci fuori" L'articolo Colloqui di pace sull’Ucraina, anche l’Ue si è svegliata: “Nessun accordo senza di noi”. Ma intanto Trump, Putin e Zelensky trattano proviene da Il Fatto Quotidiano.

Gli apparenti progressi diplomatici tra Ucraina e Russia, con la mediazione della nuova amministrazione americana, hanno risvegliato anche l’Unione europea dall’ebbrezza guerresca che l’ha travolta grazie alla ricetta politica di Ursula von der Leyen e Kaja Kallas. Con notevole ritardo, anche a Bruxelles iniziano ad accorgersi che la partita del conflitto si sta spostando dalle trincee del Donbass ai tavoli delle cancellerie, dove i contatti si stanno ravvivando così come la spartizione delle opportunità, anche e soprattutto economiche, che ogni guerra porta con sé.
Così impegnate com’erano a invocare un ulteriore innalzamento della spesa per la Difesa, ad affermare che “Putin conosce solo il vocabolario della forza” e che “dobbiamo spendere (in armi, ndr) per vincere la guerra“, ora le istituzione europee hanno rialzato la testa e si sono accorte che Volodymyr Zelensky, Vladimir Putin e Donald Trump stanno iniziando a compiere i primi passi per la spartizione del Paese che porti alla fine della guerra. E che da quel tavolo, per ora, i 27 Stati Ue sono rimasti esclusi.
Così un alto funzionario comunitario, sentito dall’Ansa in anonimato, ha sentito di dover lanciare un messaggio: l’Europa “non può essere tagliata fuori” dai negoziati di pace sulla guerra in Ucraina perché “qualsiasi accordo funziona solo con l’Europa“. Le dichiarazioni della fonte arrivano nel giorno in cui il presidente americano ha rivelato di aver avuto una conversazione telefonica proprio con l’omologo russo che gli avrebbe confidato “di non voler più vedere morire la gente” e di voler quindi mettere fine al conflitto. L’iniziativa, adesso, è in mano agli Stati Uniti che entro la fine di febbraio, presumibilmente in occasione dell’imminente Conferenza di Monaco sulla sicurezza, presenteranno il proprio piano di pace. “Anche l’Europa e gli Stati Uniti stanno parlando e questa settimana avranno ampie opportunità di confronto, inclusa la conferenza di Monaco”, tiene a precisare il funzionario.
Le contrattazioni in corso tra le parti, che sempre secondo l’amministrazione americana hanno già fatto registrare dei progressi, non sono pubbliche. Ma ciò che si può estrapolare dalle dichiarazioni dei protagonisti è che ognuno ha già stabilito quali debbano essere i vantaggi da ottenere da un tavolo di pace. Zelensky lo ha detto apertamente: “Sono disposto a trattare direttamente con Putin solo se gli Stati Uniti e l’Unione europea saranno in grado di offrire garanzie di sicurezza per il futuro dell’Ucraina”. Il presidente russo, anche lui non contrario ai colloqui, in questi mesi si è preparato il campo in maniera autonoma: col suo lento ma costante avanzare ha rafforzato la sua presenza nelle aree a est dove maggiore è la presenza di risorse minerarie che stimolano gli appetiti di Mosca e di Pechino. Ma anche di Washington che, non a caso, sembra aver strappato una promessa dal presidente ucraino: i giacimenti di grafite, litio, titanio, berillio e uranio, sono pronti per “investimenti di aziende americane”, ha detto in una delle sue ultime interviste.
E l’Unione europea? Fino a oggi è stata più impegnata a ribadire la necessità di portare avanti la guerra quando anche lo stesso Zelensky aveva dichiarato che riconquistare i territori perduti era ormai diventata un’utopia. La miopia di Bruxelles rischia oggi di farla arrivare al tavolo in ritardo, quando le parti più pregiate della torta sono ormai già state servite. E senza un vero potere negoziale, un’arma da usare nel caso in cui venisse esclusa da alleati e avversari. Di sicuro, uno spazio nel mega business della ricostruzione ha già iniziato a ritagliarselo. Ma se alla fine dovesse essere troppo limitato, l’Ue dimostrerà ancora una volta di essere una potenza di serie B.
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