Coin: Invitalia nel salvataggio, conto salato per i creditori
Il salvataggio di Coin passa per un impegno dello Stato nell’ordine di dieci milioni e dei vecchi soci per altri 15, ma soprattutto grazie alla rinuncia dei fornitori all’88% dei crediti vantati, corrispondenti a ben 166 milioni. È la sintesi dell’accordo raggiunto dal tavolo di crisi istituito al ministero del Made in Italy, che ora attende il disco verde del Tribunale. Un passaggio che dovrebbe compiersi senza particolari in difficoltà, in modo da mettere al sicuro i 1.300 dipendenti e permettere al retailer di ripartire. I nuovi investitori Invitalia (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa in capo al ministero dell'Economia) interviene nel risanamento con un investimento da 10 milioni di euro, corrispondenti al 30,1% del capitale, ma ovviamente non potrà incidere sulla gestione, mentre i vecchi soci si riprendono la guida del gruppo sgravato quasi del tutto dai debiti. Secondo gli ultimi aggiornamenti, la posizione debitoria aveva raggiunto quota 300 milioni, ma questo senza contare i risultati del 2024, esercizio caratterizzato da un brusco calo del fatturato, con il patrimonio netto andato in negativo per oltre 100 milioni. Una situazione da libri in Tribunale, con la situazione che non è degenerata solo grazie al tavolo di crisi ministeriale e al sacrificio dei fornitori. Nella partita è entrato anche Sagitta Sgr (gruppo Arrow), fondo specializzato in Utp (crediti di difficile esigibilità, ma non ancora deteriorati), che ha acquisito i crediti bancari per 88 milioni (a sconto) e che ora parteciperà all’aumento di capitale per iniettare risorse assieme ai vecchi soci storici. Dall’ex presidente Marco Marchi (proprietario del marchio Liu Jo) fino a Stefano Beraldo (l’ad di Ovs che con la sua Red Navy possiede il 20% di Coin), fino alla Joral Investment, riconducibile all'imprenditore alberghiero Jonathan Kafri, e alla Hi-Dec Edizioni Srl, dell’imprenditore veneto dei complementi d’arredo, Enzo De Gasperi. I vecchi soci e Sagitta parteciperanno con un impegno limitato a 21 milioni complessivi, somma alla quale si aggiunge il già citato impegno di Invitalia. Il piano di risanamento “Nei prossimi giorni l’azienda provvederà al deposito del piano presso il Tribunale”, hanno fatto sapere dal ministero. Secondo quanto previsto dal piano di risanamento, dopo la transizione nell’anno in corso, il 2026 sarà l’anno del ritorno alla redditività. Nel perimetro del nuovo piano, Coin ha individuato sette department store strutturalmente in perdita da molti anni, e senza potenzialità future in termini di profitti. I dipendenti interessati dalle chiusure saranno ricollocati. L'articolo Coin: Invitalia nel salvataggio, conto salato per i creditori è un contenuto originale di Mark Up.


Il salvataggio di Coin passa per un impegno dello Stato nell’ordine di dieci milioni e dei vecchi soci per altri 15, ma soprattutto grazie alla rinuncia dei fornitori all’88% dei crediti vantati, corrispondenti a ben 166 milioni. È la sintesi dell’accordo raggiunto dal tavolo di crisi istituito al ministero del Made in Italy, che ora attende il disco verde del Tribunale. Un passaggio che dovrebbe compiersi senza particolari in difficoltà, in modo da mettere al sicuro i 1.300 dipendenti e permettere al retailer di ripartire.
I nuovi investitori
Invitalia (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa in capo al ministero dell'Economia) interviene nel risanamento con un investimento da 10 milioni di euro, corrispondenti al 30,1% del capitale, ma ovviamente non potrà incidere sulla gestione, mentre i vecchi soci si riprendono
la guida del gruppo sgravato quasi del tutto dai debiti. Secondo gli ultimi aggiornamenti, la posizione debitoria aveva raggiunto quota 300 milioni, ma questo senza contare i risultati del 2024, esercizio caratterizzato da un brusco calo del fatturato, con il patrimonio netto andato in negativo per oltre 100 milioni.
Una situazione da libri in Tribunale, con la situazione che non è degenerata solo grazie al tavolo di crisi ministeriale e al sacrificio dei fornitori. Nella partita è entrato anche Sagitta Sgr (gruppo Arrow), fondo specializzato in Utp (crediti di difficile esigibilità, ma non ancora deteriorati), che ha acquisito i crediti bancari per 88 milioni (a sconto) e che ora parteciperà all’aumento di capitale per iniettare risorse assieme ai vecchi soci storici. Dall’ex presidente Marco Marchi (proprietario del marchio Liu Jo) fino a Stefano Beraldo (l’ad di Ovs che con la sua Red Navy possiede il 20% di Coin), fino alla Joral Investment, riconducibile all'imprenditore alberghiero Jonathan Kafri, e alla Hi-Dec Edizioni Srl, dell’imprenditore veneto dei complementi d’arredo, Enzo De Gasperi. I vecchi soci e Sagitta parteciperanno con un impegno limitato a 21 milioni complessivi, somma alla quale si aggiunge il già citato impegno di Invitalia.
Il piano di risanamento
“Nei prossimi giorni l’azienda provvederà al deposito del piano presso il Tribunale”, hanno fatto sapere dal ministero. Secondo quanto previsto dal piano di risanamento, dopo la transizione nell’anno in corso, il 2026 sarà l’anno del ritorno alla redditività. Nel perimetro del nuovo piano, Coin ha individuato sette department store strutturalmente in perdita da molti anni, e senza potenzialità future in termini di profitti. I dipendenti interessati dalle chiusure saranno ricollocati.
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