Un ecosistema in bilico nel cuore della steppa argentina Nel cuore della
Patagonia settentrionale, tra i crateri inattivi e i pendii desertici della provincia di
Neuquén, si trova
Laguna Blanca, uno specchio d’acqua di straordinaria importanza ecologica. Inserita all’interno dell’
omonimo parco nazionale, questa laguna è da sempre un rifugio vitale per specie rare come i
cigni dal collo nero, gli
svassi argentei dagli occhi rossi e le
rane endemiche macchiate, specie minacciate che dipendono totalmente dall’equilibrio dell’habitat lacustre. Tuttavia, secondo uno
studio pubblicato a febbraio 2025 sulla rivista
Science of the Total Environment,
Laguna Blanca e altri quattro laghi del parco hanno perso fino al 52% della loro superficie dal 2007 a oggi, con un’accelerazione marcata nell’ultimo quinquennio.
Cause climatiche e impatti antropici: un equilibrio spezzato Lo studio, condotto da
Facundo Scordo, geografo argentino affiliato all’
Università del Nevada, Reno, ha rilevato come l’aumento della
siccità patagonica, combinato con
interventi umani intensivi, abbia causato il drammatico ritiro delle acque. L’analisi ha preso in esame
immagini satellitari raccolte tra il 1998 e il 2024, correlate a indici annuali di siccità, per comprendere se l’evaporazione dei laghi fosse una semplice conseguenza della variabilità climatica o se vi fossero responsabilità dirette da parte delle attività umane. La risposta è duplice. Il
clima sempre più arido ha avuto un impatto evidente, ma altrettanto significativo è stato l’intervento agricolo:
oltre 50 canali di irrigazione sono stati realizzati tra il 2020 e il 2025 nel bacino superiore del
torrente Llano Blanco, la principale sorgente idrica del lago. Questi canali, costruiti
in direzione opposta al flusso naturale, hanno deviato buona parte delle acque per sostenere l’agricoltura, con l’effetto collaterale di
prosciugare la laguna.
Declino ecologico e ricadute economiche Il prosciugamento ha comportato una
concentrazione anomala di nutrienti nelle acque residue, alimentando
fioriture algali tossiche. Tali fenomeni hanno determinato il
crollo della popolazione aviaria – un tempo così florida da rendere
Laguna Blanca il primo sito Ramsar dell’Argentina – e un impatto diretto sul
turismo locale, una delle poche fonti economiche della zona. Il sito ufficiale del parco riporta attualmente un
avviso rosso che segnala la
sospensione della stagione di pesca a causa dell’elevato rischio ecotossicologico.
Ricerca scientifica e azione collettiva: un caso di studio virtuoso Nonostante la gravità della situazione, lo studio di Scordo dimostra come la
scienza possa influenzare positivamente le politiche pubbliche. Quando i risultati sono stati presentati alle autorità locali e agli
agricoltori del Neuquén, questi ultimi hanno
acconsentito a collaborare per ripristinare il flusso originale del torrente, consapevoli delle conseguenze delle loro azioni. Il progetto è stato finanziato dal
CONICET, il
Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche e Tecniche dell’Argentina, che ha sostenuto l’analisi sul campo e le collaborazioni multidisciplinari.
Carina Seitz, ricercatrice dell’
Università del Comahue e coautrice dello studio, ha sottolineato come i
tagli alle strutture scientifiche nazionali rappresentino una
minaccia diretta alla conservazione della biodiversità argentina, già messa in crisi dalle politiche ambientali del governo in carica.
Un futuro incerto tra negazionismo climatico e resilienza scientifica Il lavoro di Scordo e del suo team giunge in un momento di forte tensione in Argentina, dove
il negazionismo climatico dell’attuale amministrazione e i tagli ai
finanziamenti pubblici per la scienza rischiano di paralizzare la ricerca e l’azione concreta. Eppure, come afferma lo stesso Scordo, è proprio attraverso dati oggettivi e dialogo con i territori che è possibile attivare processi di cambiamento. Credit
Cinque laghi della Patagonia si prosciugano: impatto ambientale e umano