Chi fischia il rosso a Dazn
Il rincaro degli abbonamenti di Dazn fa saltare la mosca al naso agli iscritti tedeschi. Problemi anche in Francia, mentre in Italia qualche settimana fa la startup dello streaming sportivo ha fatto imbufalire gli abbonati più fedeli con un'offerta lampo che è stata ritirata all'improvviso

Il rincaro degli abbonamenti di Dazn fa saltare la mosca al naso agli iscritti tedeschi. Problemi anche in Francia, mentre in Italia qualche settimana fa la startup dello streaming sportivo ha fatto imbufalire gli abbonati più fedeli con un’offerta lampo che è stata ritirata all’improvviso
Il fischio d’inizio non è quello dell’arbitro ma di Vzvb, la Federazione delle Organizzazioni dei consumatori, che con febbraio ha invitato a una discesa in campo dell’utenza tedesca contro la startup dello streaming sportivo Dazn, a “causa di quelli che l’Associazione federale” ritiene essere “aumenti di prezzo inammissibili per i clienti” iscritti “nel 2021 e nel 2022”.
VZVB CONTRO DAZN
Presto sulla cattedra dei giudici della Corte regionale superiore di Hamm si troverà un fascicolo indicato come Vzvb v. Dazn, che pare un codice fiscale invece potrebbe rappresentare quella breccia nel muro di aumenti del servizio che le associazioni a tutela dei consumatori del Vecchio continente attendevano.
A partire da agosto 2021, spiegano i tedeschi, “il prezzo è aumentato da 11,99 a 14,99 euro al mese. Se pagato in un’unica soluzione, l’importo passa da 119,99 a 149,99 euro all’anno a partire dal periodo di fatturazione successivo. A partire dal 1° agosto 2022, Dazn ha nuovamente aumentato significativamente i prezzi per i clienti esistenti. Sono passati da 14,99 a 29,99 euro al mese e da 149,99 a 274,99 euro all’anno con pagamento una tantum”.
COSA DICONO DALLA VZVB
Secondo Jutta Gurkmann di Vzbv: “Gli aumenti di prezzo di Dazn nei contratti in corso senza il consenso degli utenti sono inammissibili. A nostro avviso, le clausole di aumento dei prezzi che contestiamo con la class action sono irragionevolmente discriminatorie e non trasparenti. Pertanto sono inefficaci. Grazie alla nostra class action, i consumatori possono far valere i propri diritti in modo semplice e gratuito e riavere indietro i soldi pagati in eccesso.”
L’ALTRA AZIONE INTENTATA CONTRO DAZN
Si tratta di una sorta di secondo tempo per l’utenza tedesca dal momento che in un’altra azione inibitoria intentata da Vzbv, la Corte d’appello regionale di Monaco di Baviera aveva ritenuto non valida la clausola di adeguamento dei prezzi contenuta nelle condizioni d’uso di DAZN, così come erano indicati su Internet a febbraio 2022, e ne ha vietato l’utilizzo. Secondo la corte, la clausola era troppo vaga e impediva ai consumatori di verificare se gli aumenti di prezzo fossero giustificati.
LA SITUAZIONE IN FRANCIA
In Francia, viene sottolineato da Paolo Ziliani sul Fatto Quotidiano, “altro Paese in cui Dazn detiene i diritti-tv per Ligue 1 e Ligue 2 (spende 400 milioni l’anno, contro i 700 che spende in Italia, per l’esclusiva di 8 partite su 9: la nona, alternativamente la migliore o la seconda migliore di ogni giornata, è di beIn Sports che paga 100 milioni), la situazione è arrivata al collasso. Dazn si era impegnata a raggiungere il milione e mezzo di abbonati entro dicembre 2025; in caso di mancata riuscita, la Lega francese (LFP) e la stessa Dazn hanno il diritto di far decadere e rendere nullo il contratto”.
“Ebbene – scrive Ziliani – siamo a febbraio 2025 e gli abbonati francesi raggiungono a malapena il mezzo milione. Di fronte a questo colossale bagno di sangue la Lega può mandare tutto all’aria come già capitò nel 2021 con l’inadempiente – sia in fatto di ascolti che di pagamenti – Mediapro. E cosa sta facendo Dazn? Sta dato la colpa dei suoi pochi abbonati alla Lega che accusa di non fare nulla per combattere la piaga della pirateria televisiva; e vestendo i panni della vittima minaccia ora di non pagare ai club francesi la prossima rata del dovuto”.
Non so chi sia, ma il responsabile delle politiche di prezzo di Dazn dovrebbe dimettersi. Potrebbe diventare un bel caso universitario per illustrare come non si fissano i prezzi. Fornisci un servizio, inizialmente pessimo, a un prezzo troppo elevato e hai pochi clienti, poi
— Fabrizio Bava (@FabrizioBava) January 21, 2025
DAZN NEL PALLONE IN ITALIA
In Italia al momento non vengono segnalate class action simili, ma Dazn ha comunque dovuto fare i conti con la rabbia degli abbonati pochi giorni fa, quando, come ricostruito dal Post, lo scorso 21 gennaio la startup dello streaming sportivo aveva annunciato un’offerta a soli 9,99 euro al mese per sette mesi – insomma per gli amanti del calcio fino a fine stagione – contro i 34,99 dell’abbonamento mensile standard per 12 mesi e i 59,99 euro per il servizio Plus.
INSPIEGABILMENTE l’offerta di @DAZN_IT a 9,99 euro fino al 26 gennaio, è stata sospesa alle 15 di oggi. Ma tu pensa.
Chi l’avrebbe mai detto, di una offerta così ben pensata, una strategia di marketing cosi innovativa!
Quale?
“Fotti i vecchi clienti”, ovviamente… https://t.co/hyp2InSBu3— Matteo G.P. Flora (@lastknight) January 23, 2025
Immediata quanto scontata la rabbia degli affezionati della piattaforma – tutti coloro che avevano sottoscritto l’abbonamento la scorsa estate a prezzo pieno – e che subito si sono riversati sui social per intonare cori da stadio contro una simile trovata. Così Dazn, evidentemente presa in contropiede, aveva deciso di ritirare l’offerta all’improvviso.
Onestamente non credo di aver mai visto una roba come quella che sta facendo DAZN in Italia.
L’offerta dell’abbonamento mensile a 9,99 euro (incredibile, visto che ad agosto ne chiedevano 45), inizialmente valida fino al 26 gennaio, è stata sospesa de botto alle 15 di oggi pic.twitter.com/effQSXVMao
— Simone Fontana (@simofons) January 22, 2025
Questo accadeva il 22 gennaio alle ore 15, nonostante fosse stato annunciato dal principio che sarebbe stata disponibile fino al 26 gennaio. Così facendo, però, Dazn ha finito per scontentare tutti: tanto gli iscritti della prima ora quanto coloro che non hanno fatto in tempo ma avevano dato credito alle indicazioni temporali ricevute dalla stessa emittente.