Chi e perché non russa al Cremlino

Nella matrioska di Mattarella a Mosca c’è la premier Meloni. I Graffi di Damato

Feb 15, 2025 - 10:44
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Chi e perché non russa al Cremlino

Nella matrioska di Mattarella a Mosca c’è la premier Meloni. I Graffi di Damato

La notizia non è tanto nell’attacco da Mosca al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella per il “blasfemo” paragone da lui ribadito la settimana scorsa, in un discorso all’Università di Marsiglia, fra la Russia di Putin nei rapporti con l’Ucraina, sotto invasione da quasi tre anni, e la Germania di Hitler. La notizia sta nei nove giorni che a Mosca hanno lasciato passare dal discorso di Mattarella a Marsiglia per contestarlo con quello che Repubblica ha definito “sfregio”.

Un’altra notizia ancora, nello stile di una matrioska molto di casa in Russia, sta nella decisione che credo sia stata presa al Cremlino di fare rispondere a Mattarella, che come capo dello Stato avrebbe forse meritato come interlocutore Putin direttamente, piuttosto che la portavoce del Ministero degli Esteri di Sergey Viktorovic Lavrov. Che ha voluto rinfrescare, diciamo così, la memoria a Mattarella ricordando l’Italia fascista alleata della Germania nazista, dimenticando a sua volta che a fare esplodere la seconda guerra mondiale fu l’accordo di Hitler con Stalin per spartirsi la Polonia. La storia andrebbe raccontata per intero, non a metà o a un terzo.

Perché – dicevo, e per andare all’osso del problema – Putin ha lasciato trascorrere nove giorni dal discorso di Mattarella a Marsiglia per ordinare o autorizzare una reazione? E perché è stato scelto Mattarella piuttosto che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – non la presidente del coniglio di marca piddina – che con l’Ucraina aggredita dalla Russia si era già schierata prima di insediarsi a Palazzo Chigi, nell’autunno del 2023. E conseguentemente ha solidarizzato con l’”offeso” Mattarella in un coro conclusosi al festival di Sanremo in una ovazione all’elogio dell’ospite Roberto Benigni.

La risposta alla domanda sui tempi e modi dell’attacco da Mosca al capo “della Nazione” italiana, come ha precisato la premier, sta nella paura che si avverte al Cremlino per il rapporto speciale, chiamiamolo così, che la Meloni ha col presidente americano Donald Trump. Un rapporto che Putin non ha ritenuto opportuno sfidare esplicitamente temendo ch’esso possa complicare maggiormente quell’altro rapporto, anch’esso speciale, che lui coltiva col ritrovato presidente degli Stati Uniti nel negoziato della cosiddetta pace sulla testa della Ucraina e anche dell’Europa.

Il diavolo, si sa, fa le pentole senza i coperchi. E chissà che non sia proprio la premier italiana il coperchio che manca alla pentola contro l’Ucraina “nazista” -ha detto la portavoce di Lavrov- allestita da Putin. Che, non potendo o avendo paura di sparare contro la Meloni ammirata da Trump, ha cominciato a sparacchiare e fare sparacchiare contro Mattarella. Che a Trump, in coppia non certamente silenziosa con Elon Musk, sta molto meno simpatico, diciamo così, della Meloni. Ne vedremo presto delle belle, credo e spero, nello spettacolo del negoziato sull’Ucraina.