CheckSig: "Gli investitori italiani si aspettano servizi crypto dalle banche tradizionali"
Si è svolto ieri a Milano il Clear Summit 2025, organizzato dalla fintech italiana specializzata in servizi crypto. L’obiettivo dell’evento: creare un punto di incontro tra il mondo delle cripto-attività e quello della finanza tradizionale. L'articolo CheckSig: "Gli investitori italiani si aspettano servizi crypto dalle banche tradizionali" proviene da FundsPeople Italia.

Creare un punto di incontro tra le cripto-attività e la finanza tradizionale. È questo l’obiettivo del Clear Summit 2025, un evento organizzato da CheckSig, fintech italiana specializzata in servizi cripto per le istituzioni finanziarie, che si è svolto ieri presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano. Al centro dell’appuntamento, che ha riunito esperti di criptovalute, leader del settore finanziario ed esponenti del mondo regolamentare e politico, le opportunità e le sfide dell’adozione delle crypto nel sistema bancario tradizionale.
L’evento si inserisce in un momento di forte attenzione verso le cripto-attività: l’entrata in vigore, lo scorso anno, del regolamento MiCAR, che disciplina i servizi legati alle cripto-attività a livello europeo, sta sostenendo lo sviluppo del settore nel Vecchio continente. Allo stesso tempo, l’ingresso di colossi come BlackRock e Fidelity, concretizzatosi con il lancio negli Stati Uniti dei primi ETF spot su Bitcoin, ha dato ulteriore impulso alla diffusione di questi asset, tradizionalmente popolari tra i piccoli investitori retail, anche presso la platea dei grandi investitori istituzionali.
Gli investitori si aspettano servizi crypto dalle banche tradizionali
Un’interessante ricerca presentata durante l’evento, intitolata “Crypto Banking Survey 2025”, basata su un’indagine condotta su un campione di 1.000 italiani occupati tra i 20 e i 60 anni, evidenzia un dato di particolare rilievo: l’interesse crescente degli investitori italiani verso le criptovalute e l’aspettativa che il canale bancario tradizionale si adegui, sviluppando servizi crypto in grado di rispondere a questa nuova domanda. “Dai primi dati emerge che il 24% della clientela ha già investito in criptovalute. Un numero sorprendente che mette in luce una penetrazione molto elevata tra gli italiani delle cripto. Inoltre, il 29% non lo ha ancora fatto ma prevede di farlo in futuro”, afferma Michele Mandelli, Managing Partner di CheckSig.
Secondo l'esperto, questo trend di crescita dell’interesse è destinato a proseguire. “Ci sono milioni di italiani che possiedono criptovalute e molti altri che vorrebbero investire, ma si chiedono perché la propria banca non li supporti nell’acquisto di questo tipo di asset”, afferma Mandelli. “Secondo il nostro studio il 68% degli intervistati si aspetta che il proprio istituto offra uno o più servizi legati alle cripto. Tra questi, la domanda arriva soprattutto da chi è già investito in strumenti finanziari tradizionali o dispone di patrimoni significativi”, prosegue. “La clientela percepisce le criptovalute come una vera e propria asset class, che piaccia o meno. Tra i servizi più richiesti figurano l’apertura di conti dedicati, la possibilità di acquistare e vendere criptovalute direttamente dalla banca, e la consulenza qualificata”, afferma.
“I numeri dell’indagine dimostrano un cambiamento significativo nelle abitudini e nelle aspettative dei clienti bancari, che considerano sempre più le criptovalute come parte integrante del loro portafoglio di investimento, da gestire con l’aiuto del proprio banker di fiducia”, aggiunge l’esperto. “La regolamentazione sta guidando l’evoluzione del settore crypto. Il regolamento europeo MiCA sta aprendo la strada all’ingresso delle banche, che iniziano ad affacciarsi a questo mercato. Grazie a questa nuova cornice normativa, tutte le banche possono offrire servizi legati alle cripto-attività già da oggi”, continua Mandelli. “Tra l’altro, non adeguarsi a questo cambiamento potrebbe comportare dei rischi significativi per le banche: dall’indagine emerge, infatti, che un italiano su due è disposto ad aprire un conto presso un’altra banca pur di accedere a servizi cripto”, chiosa.
Il Bitcoin nell’incertezza di mercato attuale
Con l’elezione di Trump per le politiche pro-cripto da parte della nuova ammirazione USA negli scorsi mesi il prezzo del Bitcoin ha toccato nuovi record, oltre la soglia dei 100 mila dollari. In seguito, il nuovo contesto reso più incerto dai dazi, dai timori di una recessione globale e dalla geopolitica ha innescato un calo generalizzato sui mercati, incidendo negativamente anche sulla performance della più famosa delle criptovalute. Eppure, fanno notare da CheckSig, nonostante un trimestre difficile con una contrazione del 19% della capitalizzazione di mercato, il Bitcoin è riuscito a contenere le perdite, mostrando una buona tenuta in termini di volumi di scambio.
Per questo motivo, secondo Ferdinando Ametrano, direttore scientifico del Digital Gold Institute, centro di ricerca italiano dedicato al Bitcoin, e amministratore delegato di CheckSig, nessuna "alt season" si profila all’orizzonte, ovvero una fase in cui le altcoin (cioè tutte le criptovalute diverse da Bitcoin, come Ethereum, Solana, Cardano, Avalanche, ecc.) potrebbero registrare delle performance superiori a quelle di Bitcoin. Inoltre, presentando alla platea il report trimestrale del Digital Gold Institute, Ametrano afferma: “Contrariamente alla credenza comune, un’analisi quantitativa conferma che Bitcoin offre una reale diversificazione nei portafogli d’investimento, grazie a una correlazione bassa o trascurabile con le asset class tradizionali”, conclude.
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