Cercasi Pirandello disperatamente nella città di Pirandello, nell’anno di Agrigento Capitale della Cultura
Il contesto è la nota dolente: la città è apparsa sprovveduta e a tratti buffa, considerate le gaffe raccolte dall’amministrazione comunale, sindaco in testa, tricolorato. L'articolo Cercasi Pirandello disperatamente nella città di Pirandello, nell’anno di Agrigento Capitale della Cultura proviene da Globalist.it.

“Cosa non ho fatto e avrei voluto fare di Pirandello? Non ho fatto Enrico IV, ora sono troppo vecchio per farlo… Ma ho in mente un Pirandello, l’ho già disegnato…”
Gabriele Lavia, 82 anni, dal rosso di una poltrona di teatro parla di Luigi Pirandello a Inimitabili di Rai3, puntata andata in onda nella tarda serata di lunedì, probabilmente una replica. L’inimitabile è lui, Luigi Pirandello. Si rilegge la vita, la sua poetica.
Acuta e interessante la lettura di uno come Pietrangelo Buttafuoco, ora presidente della Biennale di Venezia. Da siciliano, Buttafuoco coglie quel che è nel fondo anche buio della creatività dello scrittore e drammaturgo di Agrigento. Pirandello – dice – è universale, dunque siciliano. In lui c’è Germania, Svezia, Americhe, mare saraceno, enigma russo. Pirandello, “siciliano di mare aperto”, il suo intercalare, la sua capacità di fare editing dell’esistenza altrui.
In verità, anche in Gabriele Lavia c’è l’Isola. Erano siciliani i genitori; suo padre, funzionario del Banco di Sicilia, ebbe l’occasione di trasferirsi alla filiale di Torino.
“Pirandello è universale perché poeta”, dice Lavia, che si lascia catturare dall’idea di recitare lì, seduto in poltrona, l’inizio di quella che definisce “l’opera più importante che sia mai stata scritta”: “Cerchiamo un autore, un autore qualsiasi, signore…”
Ammirato da quel Sei personaggi in cerca d’autore improvvisato e con nelle orecchie l’annuncio che Lavia sta preparando qualcosa di suo e di nuovo su Pirandello, mi chiedo cosa mai sia previsto nel programma di Agrigento Capitale della Cultura per questo 2025, occasione irripetibile, e che alla luce di quanto si è consumato appare largamente fallito. Tutto attraversato con un volo parecchio basso.
Mi dico, ti sarà sfuggito tanto del Pirandello messo in cartellone. Allora vado a leggere, scorro: sagre e tanta roba di piccolo cabotaggio che – mi dicono – è però costato tanto, e con un ritorno tutto da verificare.
Il contesto è la nota dolente: la città è apparsa sprovveduta e a tratti buffa, considerate le gaffe raccolte dall’amministrazione comunale, sindaco in testa, tricolorato.
Una su tutte, l’acqua piovana dentro il Teatro Pirandello nell’immediata vigilia della visita di Mattarella. Legata a quella visita, la vicenda dei tombini, prima coperti e poi cercati col metal detector. Vicenda surreale, affatto pirandelliana. Troppo ignobile per scomodare Pirandello.
Ebbene cerco, e tra tanta minutaglia – se gli occhi non mi hanno tradito – di Pirandello, nella città di Pirandello, per un evento che avrebbe dovuto dare tono internazionale alla città del Nobel, nel programma trovo solo quello che vado a scrivere:
“15 giugno 2025: Pirandello Festival, un tributo al grande drammaturgo agrigentino con spettacoli e approfondimenti.”
Tutto qui. Per Pirandello un “festival” e un generico “spettacoli”. Considerato che Pirandello non è stato una specie di Pingitore o un antesignano di Fausto Leali, mi chiedo cosa ci riserverà a metà giugno quel generico ed ermetico “spettacoli”.
Ed io che per il suo Pirandello avrei offerto a Gabriele Lavia il Teatro Pirandello.
Così è, se vi pare questo rovinoso 2025 giurgintano.
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