Cara Giorgia Meloni, giù la Musk (di Andrea Casu)

Ogni giorno dalle reti satellitari transitano informazioni e servizi fondamentali per la vita di ogni giorno, per la competitività delle imprese, la sicurezza e la difesa. Un’industria in costante espansione che vale già 600 miliardi di dollari e nei prossimi 10 anni è destinata a triplicare questo valore superando i 1.800 miliardi. La nuova frontiera […]

Mar 21, 2025 - 15:15
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Cara Giorgia Meloni, giù la Musk (di Andrea Casu)

Ogni giorno dalle reti satellitari transitano informazioni e servizi fondamentali per la vita di ogni giorno, per la competitività delle imprese, la sicurezza e la difesa. Un’industria in costante espansione che vale già 600 miliardi di dollari e nei prossimi 10 anni è destinata a triplicare questo valore superando i 1.800 miliardi. La nuova frontiera vola altissimo nel cielo ma le scelte su come occuparla non sono prese sopra le nostre teste perché si svolgono qui, a terra, dove partono razzi e missioni e dove ricadono conseguenze e benefici.

E anche per lo spazio in democrazia dovrebbero valere le stesse regole: prima vengono votate le leggi e poi, solo dopo, scelti i soggetti a cui destinare le risorse pubbliche per realizzarne gli obiettivi. Purtroppo il percorso del disegno di legge in materia di economia dello spazio che la Camera ha approvato lo scorso 6 marzo sta seguendo il percorso inverso, come ammesso candidamente dallo stesso Elon Musk quando ha rilanciato con entusiasmo un tweet dello scorso settembre a poche ore dall’abbraccio a favor di telecamera con Giorgia Meloni. Non è stato quindi il Partito Democratico ma lo stesso proprietario di Space X a condividere per primo, nero su bianco, il fatto che l’articolo 25 della legge ha l’obiettivo di aprire la strada a Starlink come sistema di backup italiano.

La notizia ai tempi era stata ripresa perfino dal Tg3 ma subito dopo dimenticata dal Governo e da tutte le forze di maggioranza che hanno continuato a difendere la norma senza mai ammettere che si tratta di un provvedimento ad personam, rivendicato come tale dallo stesso destinatario. Ma cosa significa gestire la riserva di capacità trasmissiva: significa avere le chiavi del sistema di emergenza attivabile nel momento in cui tutte le altre connessioni si dovessero spegnere, come nei peggiori scenari con cui la fantascienza distopica ci ha insegnato a familiarizzare. In caso di devastante calamità naturale, potentissimo attacco hacker o aperto conflitto bellico, quanto sarebbe importante avere in mano il tasto che può tenere accesa o spenta l’Italia?

Una trincea parlamentare
Vista la rilevanza della posta in gioco non ci siamo sottratti al confronto e abbiamo presentato una serie di emendamenti per chiedere di inserire paletti certi per garantire l’interesse e la sicurezza nazionale: la partecipazione e il controllo di soggetti pubblici, meglio se italiani ed europei, e solo in caso di comprovata impossibilità, appartenenti alla Nato, così come l’adeguato ritorno per il sistema-Paese. Non una crociata anti Musk ma una trincea per l’Italia, che speravamo potesse trovare il consenso di tutte le forze di opposizione e di maggioranza. E inizialmente è stato così. Purtroppo il confronto, ben avviato in Commissione con l’approvazione della riformulazione di alcuni nostri emendamenti, è stato bruscamente stoppato prima dell’Aula, annichilito da un minaccioso tweet dell’emissario di Musk a Roma che ha ammonito Fratelli d’Italia a non farsi più sentire per convegni o altro, senza meglio specificare che cos’altro, se avessero continuato a fare accordi con il Pd.

Ma perché scaldarsi tanto? Evidentemente mettere troppi paletti può compromettere un accordo già dato per fatto. E il nervosismo crescente è confermato anche da altri violenti e disgustosi attacchi personali, rivolti sempre a mezzo social, a giornalisti che hanno scritto della vicenda ma anche a loro familiari che non c’entrano nulla.

Ma visto che nessuno ha proposto dazi contro Starlink, e chi vuole può già in Italia connettersi con contratti a partire da 29 euro al mese, lo scontro in atto va oltre e riguarda la direzione verso cui incanalare i miliardi di investimenti pubblici che anche l’Italia deve stanziare se non vuole restare ferma al palo. Nessuno come Musk sa quanto gli investimenti pubblici nel settore aerospaziale siano indispensabili, e non a caso Space X è nata negli Stati Uniti dove più forti sono stati in passato, spostare adesso le politiche delle più grandi economie mondiali dall’investimento in infrastrutture e tecnologie alternative all’acquisto dei servizi chiavi in mano da lui è la via maestra per consolidare la sua posizione dominante.

Contromisure necessarie
Gli europei hanno tutti, o quasi, in comune due cose: uno smartphone in tasca e il fatto che non sia stato prodotto nel Vecchio continente. L’elenco delle sfide che l’Europa ha sonoramente perso ragionando a 27 senza un mercato e una politica industriale comune dell’innovazione è lungo e non deve e non può raggiungere anche lo spazio. Siamo ancora in tempo per riaprire la partita, scommettere sulle nostre potenzialità, sulle start-up e sulle imprese del settore che non sono state ascoltate come avremmo dovuto nella scrittura della legge, sul talento e sulla preparazione delle nuove generazioni che possono ritagliarsi un ruolo sempre più da protagoniste, sulla necessità di regole che tengano conto delle esigenze di chi vuole produrre lavoro e ricchezza nel nostro paese e non solamente di chi vuole inghiottire la nostra fetta di mercato. È esattamente quello che la Lega e la maggioranza chiedono sulle spese militari e su quasi tutti gli altri argomenti di sviluppo industriale ma che Salvini improvvisamente dimentica di ricordarsi quando si tratta di staccare un assegno miliardario per Elon Musk. In questo caso prima gli italiani non vale più.

Per Space X la partita con l’Italia vale doppio e deve essere chiusa il prima possibile, per indebolire la possibile alternativa europea prima che possa significativamente prendere forma. Nel nuovo scenario geopolitico in cui siamo entrati l’Italia dovrebbe cambiare direzione ed essere in prima linea per chiedere all’Europa di fare di più. Rafforzare la partecipazione economica nei programmi ESA, chiedere di accelerare su IRIS 2 su cui l’Unione sta già investendo oltre 10 miliardi di euro per avere al più presto un’infrastruttura satellitare resiliente e sicura, pensata per rendere l’Europa indipendente in questo settore strategico. È vero, siamo in ritardo, ma la soluzione non può essere la resa. Se vogliamo più peso in Europa, anche rispetto al ruolo che a suon di investimenti si stanno conquistando Francia e Germania, non possiamo contemporaneamente rivendicarlo e poi scegliere di dirottare miliardi Oltreoceano per consegnarci mani e piedi a un aspirante monopolista privato.

Cambio di rotta
Ma non solo. Visto che la strategia europea è pensata principalmente per scopi governativi, militari ed emergenziali oltre che civili forse l’obiettivo di Musk è proprio legato all’interesse della gestione diretta di questi aspetti cruciali anche in Europa. Avere in mano le comunicazioni più delicate delle istituzioni, entrare nell’operatività delle informazioni classificate, comprese quelle coperte da segreto, e quindi ottenere le autorizzazioni che glielo consentono anche in Italia può essere un obiettivo ancora più importante della semplice affermazione commerciale. Possibile che la Presidente Giorgia Meloni non si renda conto dei rischi per la sicurezza nazionale? E il Vicepremier Tajani non capisca che il prossimo «taci ometto» potrebbe essere rivolto al ministro degli Esteri italiano? Forse solo il ministro Crosetto, esplicitando il riferimento alle tecnologie proprietarie nelle sue risposte in Aula, ha dimostrato di essere consapevole di come potrebbe usare questo potere l’uomo che invita pubblicamente gli Usa a smettere di spendere soldi americani per difendere l’Europa. Ma le parole non bastano, servono garanzie nelle norme.

Se la «lente dell’interesse nazionale» con cui la Premier disse in aula di prendere tutte le decisioni funziona ancora, e non è stata sostituita con un nuovo Modello X fornitole direttamente da Andrea Stroppa, alla luce di tutto quello che è emerso fino a oggi il Governo dovrà necessariamente tenerne conto e invertire drasticamente la rotta. Senza cedere ai ricatti di chi con in mano tutte le chiavi della nostra sicurezza potrebbe rendere ricattabile l’intero Paese.