Canapa, il bando al fiore va disapplicato dai giudici: il governo non ha notificato all’Ue l’articolo 18 del decreto sicurezza

I giudici italiani dovrebbero disapplicare il bando al fiore della canapa, con buona pace del governo che vuole radere al suolo i negozi della cannabis light. Il motivo? Palazzo Chigi ha commesso lo stesso errore della legge sul divieto della carne coltivata. Cioè, non ha notificato la norma alla Commissione europea, come previsto dalla direttiva […] L'articolo Canapa, il bando al fiore va disapplicato dai giudici: il governo non ha notificato all’Ue l’articolo 18 del decreto sicurezza proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 6, 2025 - 07:46
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Canapa, il bando al fiore va disapplicato dai giudici: il governo non ha notificato all’Ue l’articolo 18 del decreto sicurezza

I giudici italiani dovrebbero disapplicare il bando al fiore della canapa, con buona pace del governo che vuole radere al suolo i negozi della cannabis light. Il motivo? Palazzo Chigi ha commesso lo stesso errore della legge sul divieto della carne coltivata. Cioè, non ha notificato la norma alla Commissione europea, come previsto dalla direttiva n. 1535 del 2015. Le associazioni della filiera della canapa avevano già pochi dubbi: nessuna traccia, nell’archivio online degli “avvisi” all’Ue, dell’articolo 18 del decreto Sicurezza. Perciò le sigle Canapa sativa Italia e Imprenditori canapa Italia (IcI) avevano sostenuto il ricorso al tribunale civile, presso la corte distrettuale d’appello a Firenze. Ora per le aziende si apre uno spiraglio e chi aveva subito deciso di chiudere bottega, temendo l’accusa per droga, potrebbe tornare sui suoi passi.

Il ricorso civile per salvare la filiera – La notifica per un’azione di accertamento è stata depositata il 18 aprile. Ma ora c’è la certezza: nessuna notifica del governo italiano è giunta all’indirizzo di Bruxelles. Lo confermano fonti vicine alla Commissione europea. E ora cosa accadrà in tribunale? “Chiederemo la disapplicazione dell’articolo 18 per la violazione della direttiva Digital single market strategy”, ha dichiarato al Fatto l’avvocato Giacomo Bulleri, “confidando nell’accoglimento del principio della prevalenza del diritto comunitario sulle norme nazionali incompatibili”.

Secondo il diritto europeo la norma è da disapplicare, senza se e senza ma, quando è violata la cosiddetta procedura Tris per allertare Bruxelles. Lo ha messo nero su bianco la Corte di Giustizia del Lussemburgo in tre pronunce: la causa C-194/94 CIA Security International, la C-443/98 Unilever Italia S.p.A, il recente procedimento C-86/22 Papier Mettler Italia. I tre casi sono distintamente citati dalla Commissione europea, in una mail spedita a Raffaele Desiante, imprenditore della canapa e presidente di Ici. La missiva, spedita l’11 aprile scorso, dice: “il giudice nazionale deve rifiutare di applicare una regola tecnica nazionale adottata in violazione dell’obbligo di notifica (…) Inoltre, nella recente causa C-86/22 Papier Mettler Italia, la Corte ha ribadito il suo punto di vista sull’importanza dell’obbligo di rispettare il termine di prescrizione”.

Cbd stupefacente, ma il decreto Schillaci non è stato notificato: inapplicabile? – Ma non c’è solo il decreto sicurezza. La Commissione europea ha ricevuto reclami anche contro il decreto del ministero della Salute datato 27 giugno 2024. Il provvedimento classifica come principio attivo per uso farmaceutico l’olio di cannabidiolo per uso orale. Risultato: il Cbd diventa uno stupefacente, per acquistarlo a scopo terapeutico serve la prescrizione medica non ripetibile. Ma il governo non ha notificato a Bruxelles neppure il “decreto Schillaci”: dunque è inapplicabile dal giudice, in punta di diritto. Eppure, il Tar del Lazio lo ha giudicato legittimo con la sentenza del 16 aprile.

Canapa, indagine Ue sull’Italia – Dopo la mole dei reclami giunta dalla filiera della canapa, la Commissione europea ha aperto un’indagine sui due provvedimenti, per valutarne la conformità ai Trattati e al diritto derivato. La canapa industriale riceve sovvenzioni pubbliche in tutta Europa. Ovunque è legale nella sua interezza, nessun Paese vieta la lavorazione del fiore. Ecco perché la notifica dei provvedimenti era necessaria.

Ad imporla è la direttiva Digital single market strategy per tutelare il libero scambio, scoraggiando norme che ostacolano il mercato nei confini del Vecchio continente. Infatti nel database scoviamo due proposte di legge, in Spagna e Repubblica Ceca. Madrid valuta un “Progetto di regio decreto che stabilisce le condizioni per la preparazione e la dispensazione di formule magistrali standardizzate per le preparazioni di cannabis”. Praga un “Progetto di regolamento governativo sull’elenco delle sostanze psicomodulatrici”. L’anno scorso, la Francia ha notificato la “modifica dell’elenco delle sostanze classificate come stupefacenti”. Dall’Italia, nessun avviso a Buxelles sulla canapa. Eppure, dall’inizio dell’anno l’Italia ha notificato 14 provvedimenti.

L’alibi della sicurezza, smentito dalla Corte di Giustizia – Il governo può giustificarsi paventando rischi per la sicurezza e la salute pubblica. In tal caso dovrà portare le prove della pericolosità del Cbd. Non sarà facile: già la sentenza “Kanavape” (causa C-663/18), pronunciata dalla Corte di Giustizia Ue, ha chiarito come il cannabidiolo non possa essere considerato stupefacente. Ma il caso migranti e la disputa sui Paesi sicuri insegna: sulla prevalenza del diritto europeo rispetto alle leggi italiane, il governo Meloni ha le sue idee.

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