Camera, Meloni legge il Manifesto di Ventotene: “Non è la mia Europa”. Bagarre in Aula e seduta sospesa. La premier: “Non ho tempo per lotta nel fango”

"Non se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia", ha detto la premier rivolta alle opposizioni durante il dibattito in vista del Consiglio europeo L'articolo Camera, Meloni legge il Manifesto di Ventotene: “Non è la mia Europa”. Bagarre in Aula e seduta sospesa. La premier: “Non ho tempo per lotta nel fango” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 19, 2025 - 13:02
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Camera, Meloni legge il Manifesto di Ventotene: “Non è la mia Europa”. Bagarre in Aula e seduta sospesa. La premier: “Non ho tempo per lotta nel fango”

Caos alla Camera durante la discussione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì. Il presidente Lorenzo Fontana ha sospeso la seduta a causa delle proteste delle opposizioni, dopo che la presidente del Consiglio, durante le repliche, ha letto provocatoriamente alcuni passaggi (decontestualizzati) del manifesto di Ventotene, in cui si parla della “rivoluzione europea socialista” e dell’abolizione della proprietà privata. “Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia”, ha detto rivolta ai banchi del Pd. In un altro passaggio del discorso Meloni ha attaccato il Movimento 5 stelle: “Non ho tempo per la vostra lotta nel fango“, ha detto ai deputati del partito di Giuseppe Conte, accusandoli di essere diventati “antimilitaristi all’opposizione” ma di aver aumentato le spese per la difesa quando erano al governo.

L’assenza dei leghisti all’inizio della seduta – La seduta si era aperta con la polemica per l’assenza dei ministri leghisti, contrari al piano di riarmo europeo lanciato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: ai banchi del governo con la premier c’erano i ministri di Fratelli d’Italia Guido Crosetto (Difesa), Carlo Nordio (Giustizia), Tommaso Foti (Affari europei e Pnrr) e Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento), nonché gli esponenti di Forza Italia Antonio Tajani (Esteri) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente). Intorno alle 10:30, quando la seduta è iniziata da un’ora, è arrivato Giancarlo Giorgetti, unico ministro del Carroccio presente; il titolare dell’Economia è rimasto una ventina di minuti, per poi essere sostituito dal compagno di partito Roberto Calderoli, ministro degli Affari regionali. Dalla Lega si sottolinea che il leader del partito, il vicepremier Matteo Salvini, è a Bruxelles per un evento al Parlamento europeo programmato da tempo.

A evidenziare l’assenza dei leghisti è stato il deputato di Italia viva Davide Faraone: “La vostra unità è rappresentata dai ministri leghisti presenti in questo momento al suo fianco: non ce ne sta uno”, ha detto in apertura di intervento (video). “Almeno potreste chiamarli, in rappresentanza di una forza politica che sta esprimendo una linea opposta a quella del ministro Tajani. La risoluzione che avete preparato è unitaria semplicemente perché non c’è nulla, è acqua fresca”. A rispondergli, durante le repliche, è stata la stessa Meloni: “La compattezza del governo non è data dalla presenza dei ministri in Aula, anzi ho detto spesso che quando sono impegnati in altre vicende fanno bene a fare il loro lavoro, penso che dare risposte ai cittadini sia molto più importante che fare compagnia a me, me la posso cavare da sola”.

Il compromesso nella maggioranza – Martedì, durante le comunicazioni al Senato, la presidente del Consiglio aveva pronunciato un discorso equilibrista per non scontentare l’alleato, criticando il piano von der Leyen (“roboante rispetto alla realtà”) e assicurando che non verranno toccati i fondi di coesione né le spese per il welfare (video). Meloni ha poi rilanciato la proposta di Giorgetti – presentata già al vertice dei ministri delle Finanze Ue – di un piano a garanzia europea per duecento miliardi di fondi privati, in modo da non aumentare il debito degli Stati membri. Un concetto ribadito alla Camera: “La posizione del governo è chiara, noi abbiamo fatto le nostre valutazioni, il governo aveva chiesto lo scorporo delle spese difesa dal calcolo del Patto di stabilità. Oggi però non possiamo non porre il problema che l’intero Piano presentato dalla presidente della Commissione Ue von der Leyen si basa quasi completamente del debito nazionale degli Stati. È la ragione per cui stiamo facendo altre proposte, perché ci aiuta scomputare le spese, però dall’altra parte una priorità deve essere favorire gli investimenti privati su questa materia. Con Giorgetti abbiamo elaborato una proposta che ricalca l’Invest Eu, con garanzie europee per investimenti privati e cerchiamo di rendere questo piano maggiormente sostenibile”.

Mercoledì mattina, ospite di Radio 24, il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari si è detto “non così convinto” che il piano von der Leyen venga approvato, perché “il Parlamento olandese si è già chiamato fuori e “la Germania si è fatta la sua modifica costituzionale fregandosene delle regole europee”. La Camera, anticipa inoltre, “non approverà una risoluzione che dà a Meloni il mandato di approvare il Rearm Eu”: il testo “parlerà della proposta di Giorgetti all’Ecofin e parlerà della volontà dell’Italia con i propri tempi di aumentare la propria difesa in linea con gli impegni del paese con la Nato. È questo che oggi la maggioranza dirà in Parlamento e ci aspettiamo che Meloni porti avanti questa posizione al Consiglio Europeo”.

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