Calenda a congresso: “Ho invitato premier e Pd. Serve ritrovare il dialogo”

Oggi la riconferma a segretario di Azione: l’opposizione? È frantumata. “Sulla politica estera anche i più riottosi capiranno che dobbiamo essere uniti”

Mar 29, 2025 - 04:15
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Calenda a congresso: “Ho invitato premier e Pd. Serve ritrovare il dialogo”

Roma, 29 marzo 2025 – Oggi la riconferma di Carlo Calenda a segretario di Azione. L’opposizione? Frantumata. “Sulla politica estera anche i più riottosi capiranno che dobbiamo essere uniti”.

Senatore Carlo Calenda, segretario confermato alla guida di Azione: al congresso dove oggi intervengono la premier Meloni, il vice Tajani e altri esponenti di governo, spicca l’assenza della leader dem Schlein. Segno di una cesura politica?

“Non credo. Il Pd sarà ampiamente rappresentato da Pina Picierno, Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini, Francesco Boccia. Prendo atto dell’assenza della segretaria. Dall’iniziativa sul salario minimo, unica occasione di dibattito tra governo e opposizione in questa legislatura, insisto sulla necessità del confronto tra destra e sinistra. Viviamo un momento talmente drammatico dal punto di vista economico e geopolitico che non possiamo protrarre la contrapposizione permanente e men che mai sulle stupidaggini mediatiche”.

Non sarebbe il caso di cominciare dal resto dell’opposizione?

“Il problema è che il resto dell’opposizione è frantumato. Una parte del Pd è convinta che si debba procedere col rafforzamento della difesa nazionale ed europea, e continuare a sostenere l’Ucraina. Un’altra parte è incerta. Avs, 5 stelle e persino Italia viva sono contrari. Io non credo che i poli resisteranno alle divisioni sulla politica estera. Già oggi in Europa il Pd governa con FI e sostanzialmente persino con FdI. Mentre 5 stelle e Lega stanno dall’altra parte, praticamente nel fronte pro Putin”.

Ma la Lega al momento del voto si allinea puntualmente

“E quanto durerà quando le strade di Europa e Usa si divaricheranno? Matteo Salvini starà con Orban o con Tajani? Questo alla fine risulterà decisivo”.

Il piano di riarmo accolto dalla sola Germania non è già una sconfitta della difesa comune a tutto vantaggio di una svolta espansiva tedesca?

“Ma di là comincia la difesa. Col disimpegno Usa il riarmo tedesco è una garanzia, se si vincola a una sorta di Nato europea. Che la Germania ricominci a spendere, non solo per il riarmo, ma con mille miliardi di investimenti su tutta l’innovazione tecnologica, è una svolta epocale che aiuterà anche le imprese italiane, essendo il nostro primo mercato di export. Chiaro che dobbiamo essere della partita con gli altri paesi fondatori”.

Meloni intanto dà atto al vicepresidente Usa JD Vance che l’Europa si è “un po’ persa” a profittare dell’ombrello americano, bollando come “infantile” la dicotomia tra le due sponde dell’Atlantico

“Come premier non può che cercare di tenere prudentemente insieme Usa e Ue. Che Meloni lo voglia o meno, io credo però che sarà l’America a scegliere Putin. E anzi lo abbia già fatto. Un problema gigantesco, che chiama a decidere se essere un grande Paese europeo oppure sempre più vassallo alla periferia”.

Qual è il suo giudizio sulla posizione assunta dalla premier a Parigi?

“Concordo sul fatto che l’invio di truppe sia sbagliato. Se si arriva a una tregua, la proposta Meloni estendere a Kiev il solo articolo 5 del trattato Nato (per cui l’attacco a un singolo Paese è considerato un’aggressione a tutti gli alleati e può comportarne la reazione, ndr.) sarebbe intelligente, in quanto consentirebbe di non schierare truppe pur fornendo una garanzia di deterrenza. Ma dubito che gli Usa lo accetteranno”.

E i dazi, su cui anche Mario Draghi è perplesso?

“Sono d’accordo con Draghi che la spirale sia pericolosissima, ma c’è un problema tecnico. Se Trump impone dazi e noi non rispondiamo alle aziende converrà spostarsi negli Usa, dove tra l’altro il costo dell’energia è più basso, e poi esportare verso l’Europa. Quindi determinerebbe un trasferimento delle attività produttive, risucchiando profitti e posti di lavoro, verso gli Usa”.

Insomma, data anche l’imminenza delle regionali con l’elezione diretta dei governatori, nel bipolarismo Azione saprà scegliere tra destra e sinistra? E come?

“Lo facciamo sempre. Con due limiti: non votiamo candidati populisti e sempre disponibili a collaborare con candidati moderati. Ovviamente partendo dal centrosinistra, perché siamo all’opposizione, ma con garanzia di buongoverno. Roberto Fico in Campania non lo sosteniamo”.