Bitcoin corre: +25% dai minimi di aprile e nuovo slancio verso quota $100mila
La corsa del Bitcoin non si ferma e, anzi, accelera. La maggiore criptovaluta continua a sovraperformare, tracciando un percorso sempre più indipendente rispetto agli altri asset rischiosi. Mentre il dollaro perde colpi e le pressioni politiche su Jerome Powell si fanno sempre più pesanti, il Bitcoin si muove in controtendenza, mostrando una forza strutturale che lo distingue dal resto del panorama finanziario. È una divergenza sempre più netta, che non passa inosservata agli occhi degli investitori.

Bitcoin torna a far parlare di sé, segnando un balzo di oltre il 25% dai minimi di aprile e puntando nuovamente verso l’ambiziosa soglia psicologica dei 100.000 dollari, che non vede dagli inizi di febbraio. Il rally è sostenuto da un clima di rinnovato ottimismo sui mercati e da un ritorno deciso degli investitori istituzionali.
Il primo fattore alla base della ripresa è il miglioramento del sentiment generale nel mondo crypto, innescato anche dalle recenti dichiarazioni di Trump. Le sue parole sull’indipendenza della Fed e sulle politiche commerciali sono state interpretate come favorevoli agli asset rischiosi, tra cui le criptovalute.
Il secondo driver è rappresentato da un marcato ritorno del capitale istituzionale. Solo nella giornata di martedì, i fondi ETF su Bitcoin hanno registrato afflussi per quasi 1 miliardo di dollari, il terzo dato più alto del 2025, segno di una crescente fiducia da parte degli operatori professionali.
A rafforzare il trend, l’annuncio di un nuovo veicolo di investimento crypto da 3 miliardi di dollari, frutto della collaborazione tra SoftBank, Tether e Cantor Fitzgerald. Un’iniziativa che sottolinea l’interesse crescente per le infrastrutture legate agli asset digitali.
La scorsa settimana, il Bitcoin è rimasto piuttosto consolidato tra gli 83.000 e gli 84.000 dollari, con una bassa volatilità sullo sfondo della continua incertezza macroeconomica. Come spiega André Dragosch, Head of Research Europe di Bitwise, "è molto probabile che coloro che considerano il Bitcoin un asset rischioso a breve termine lo stiano cedendo a coloro che lo accumulano come copertura a lungo termine contro l'incertezza macroeconomica e come riserva di valore, un aspetto confermato da un apprezzamento del Bitcoin parallelo alla riserva di valore per eccellenza: l'oro".
Proprio oggi il metallo giallo ha virato al ribasso (-3%) dopo aver toccato ieri un nuovo massimo a 3.500 dollari l'oncia. Il Bitcoin, che ha chiuso ieri con un +6,8%, oggi ha raggiunto un picco intraday a 94.700 dollari. Il movimento ha coinciso con un nuovo calo del Dollari Index, che è sceso lunedì sotto 98 per la prima volta dal marzo 2022, tra le crescenti speculazioni che il presidente Trump possa cercare di destituire il presidente della Fed Jerome Powell.
Il direttore del Consiglio economico nazionale Kevin Hassett ha confermato che il team di Trump sta “esplorando attivamente” la possibilità di rimuovere Powell. La campagna di pressione è incentrata sulla resistenza di Powell ai tagli dei tassi, criticati dall'amministrazione come un ostacolo al loro più ampio programma di riallineamento valutario. Trump ha ripetutamente accusato il “dollaro forte” di aver svuotato l'industria manifatturiera americana e considera la “debolezza” del dollaro essenziale per ripristinare la competitività degli Stati Uniti.
Per comprendere la traiettoria politica dell'amministrazione, spiega Dragosch, è utile considerare il quadro dell’ “Accordo di Mar-a-Lago” articolato da Stephen Miran, presidente del Consiglio dei consulenti economici. "Il quadro propone di legare la protezione militare degli Stati Uniti e l'accesso al commercio alle concessioni finanziarie degli alleati. I Paesi stranieri che godono della protezione degli Stati Uniti dovrebbero acquistare titoli del Tesoro statunitensi a lungo termine (possibilmente obbligazioni centenarie) e accettare rendimenti più bassi in cambio di garanzie di sicurezza continuative. La riallocazione del rischio di tasso di interesse, dai contribuenti statunitensi ai detentori di riserve estere, sarebbe fondamentale per ottenere una svalutazione sostenuta del dollaro".
Ma in pratica, puntualizza Dragosch, "questo quadro introduce anche una significativa fragilità: se gli alleati dovessero resistere o i mercati mettessero in dubbio la credibilità di una tale riconfigurazione, la volatilità aumenterebbe. E questo sta già accadendo. Con l'indipendenza di Powell sotto attacco pubblico e l'indice del dollaro è in caduta libera, i titoli del Tesoro devono affrontare una domanda instabile e la credibilità monetaria degli Stati Uniti sta diminuendo".
Con la politica della Fed sotto attacco, il dollaro in calo e le azioni statunitensi che iniziano a sganciarsi dai beni reali, il panorama macroeconomico sta iniziando a premiare i beni rifugio non sovrani (vedi grafico).
Come scrive Dragosch, "l'andamento dell'indice di questo mese mostra un aumento del Bitcoin di quasi il 5% rispetto al calo del 7-9% del Nasdaq 100 e dell'S&P 500, a dimostrazione della sua resilienza e del suo disaccoppiamento in fase iniziale".
Se il quadro dell'accordo di Mar-a-Lago dovesse portare ad un prolungato indebolimento del dollaro e a una rivalutazione degli asset statunitensi, secondo Dragosch, il posizionamento del Bitcoin potrebbe rafforzarsi ulteriormente come vera copertura dai rischi macroeconomici.
Il rialzo di Bitcoin è stato ulteriormente sostenuto da nuove notizie: "l'azienda giapponese Metaplanet ha acquistato altri 330 Bitcoin a 85.605 dollari per moneta, portando il totale delle sue partecipazioni a quasi 420 milioni di dollari. Strategy ha inoltre acquisito 6.556 Bitcoin per circa 555,8 milioni di dollari a circa 84.785 dollari per Bitcoin" conclude Dragosch.