Azionario sotto i riflettori: rischi e opportunità sui mercati
Gli spunti principali emersi dalla tavola rotonda dell’evento “AM4U: Mercato Azionario - analisi e soluzioni”, organizzato da aberdeen Investments, Generali Investments, Lazard AM e T. Rowe Price in collaborazione con FundsPeople. L'articolo Azionario sotto i riflettori: rischi e opportunità sui mercati proviene da FundsPeople Italia.

Azionario sotto i riflettori: una delle asset class principali nei portafogli degli investitori è stata l’indiscussa protagonista dell’ultimo anno. Dalle crisi geopolitiche nel mondo, alle elezioni statunitensi, per non parlare dell’incessante corsa dell’intelligenza artificiale, il 2024 è stato un anno di fuoco per i listini globali. E il 2025 non sembra da meno, con un inizio sorprendente che ha incrementato ulteriormente volatilità e dispersione tra i titoli. Da un lato, il vortice di annunci della seconda Amministrazione Trump, succedutisi a un ritmo incessante sin dall’insediamento, cambiando il corso della guerra in Ucraina; dall’altro, la risposta dell’Europa, con il sostegno alle infrastrutture e alla Difesa che ha galvanizzato i mercati. Su tutto, lo spettro dell’inflazione, non ancora sconfitta, un drago che potrebbe rialzare la testa negli Stati Uniti e, forse, anche in Europa, sospinto da fattori strutturali come i trend demografici e dal nuovo clima di guerra commerciale combattuta a suon di dazi. Dalla Cina, poi, l’arrivo di una nuova IA basata sull’ottimizzazione software e non più sul predominio hardware potrebbe riaprire una gara che sembrava già chiusa con la vittoria degli Stati Uniti, lasciando margine di sorpasso a nuovi player tra mondo emergente ed Europa. Di questi e altri temi si è discusso all’evento riservato ai fund selector “AM4U: Mercato Azionario - analisi e soluzioni”, organizzato a Milano, in collaborazione con FundsPeople, da quattro tra le principali società di asset management attive in Europa: aberdeen Investments, Generali Investments, Lazard Asset Management e T. Rowe Price. Ecco gli spunti principali emersi dalla tavola rotonda dedicata all’outlook di mercato e ai rischi e alle opportunità per gli investitori azionari.
Non solo Mag 7
Secondo Leigh Innes, portfolio manager per le strategie International and Global Structured Research di T. Rowe Price, parlare di incertezza è un eufemismo dopo le settimane di fuoco cui i mercati hanno assistito tra febbraio e marzo. “È stato il mese peggiore per il beta dagli anni ‘90 a oggi, peggiore persino della crisi finanziaria globale del 2008”, afferma l’esperta. Guardando al quadro generale, l’incertezza sulle politiche di Trump rallenterà l’attività economica statunitense, almeno nel breve periodo. Secondo Innes, qualsiasi impatto positivo derivante dall’allentamento delle pressioni normative e fiscali non potrà che dispiegarsi sul lungo termine. “Ciò premesso, l’economia statunitense non versa in cattive condizioni. Gli utili aziendali sono in ottima salute e la Fed ha un orientamento di sostegno ai mercati”, precisa la manager. Per gli investitori azionari che guardano a Wall Street, non ci sono soltanto le Magnifiche 7 o i protagonisti dell’intelligenza artificiale: “L’azionario statunitense cela altre aree di opportunità, anche in settori più difensivi come quello dei beni di consumo di prima necessità, dove si trovano valutazioni meno elevate”, commenta ancora Innes. E in Europa, aggiunge, dopo 10 anni di sovraperformance statunitense, gli annunci della Germania su fisco e Difesa offriranno opportunità interessanti.
Opportunità per i gestori attivi
Anche prima del ritorno di Trump, le Banche Centrali stentavano a tenere sotto controllo l’inflazione. Oggi lo scenario resta inflattivo, soprattutto nel contesto dei dazi annunciati dal governo statunitense, con un’incertezza che avrà ricadute sull’attività economica. “Ogni giorno si succedono annunci contrastanti di nuove tariffe. Come ci si può aspettare che le aziende pianifichino decisioni d’investimento per il lungo termine?”, è la domanda retorica di Bertrand Cliquet, portfolio manager del Lazard Global Listed Infrastructure Equity Fund. I tassi d’interesse resteranno a livelli mediamente più alti, creando potenziali tensioni tra i governi e le Banche Centrali. In questo contesto, le valutazioni sono tornate a essere importanti. “Quando la volatilità aumenta - spiega il manager - e cresce la dispersione tra i prezzi dei titoli, chi fa selezione attiva può generare valore aggiunto per i clienti”. Secondo Cliquet, per chi investe in azionario e, nello specifico, nel settore delle infrastrutture, sono da favorire le aziende con economie di scala, marchi forti, monopoli naturali nel settore in cui operano, ed effetti rete. Ma la regola d’oro è sempre una: comprare l’azienda giusta al prezzo giusto.
Puntare sugli emergenti
I dazi statunitensi prendono di mira la Cina. Ma quale sarà l’impatto reale delle tariffe? La risposta giunge da Matt Williams, senior investment director di aberdeen Investments: “Se guardiamo alla storia recente, dinanzi all’aumento delle tariffe il governo cinese ha reagito focalizzandosi sulla propria economia domestica, sviluppando ad esempio una fiorente industria dei semiconduttori e altri settori all’avanguardia”. Anche per questa ragione, aggiunge Williams, le prospettive per la Cina e per il mondo emergente in generale potrebbero essere migliori di quanto si pensi. Al contrario, la crescita eccezionale degli Stati Uniti, che valgono il 40% del PIL globale ma pesano per il 65% sulla capitalizzazione delle Borse, non è poi così scontata. “I mercati sono posizionati per una crescita della quota di mercato delle aziende statunitensi. Ma qualsiasi muro costruito intorno all’economia statunitense per proteggerla avrà anche l’effetto di rendere le sue aziende meno rilevanti nel contesto globale”, aggiunge Williams. Oggi, quindi, gli investitori azionari potrebbero voler cercare opportunità al di fuori degli USA. E i mercati emergenti, guidati da Cina e India, potrebbero rappresentare una valida alternativa.
Ribilanciamento verso l’Europa
“Quando incontravamo gli investitori l’anno scorso, il feedback era semplice diretto: nessuno voleva parlare dell’Europa”. Esordisce così Anis Lahlou, CIO European equities di Aperture Investors, boutique di Generali Investments. Sino a pochi mesi fa, spiega il manager, i portafogli erano sì esposti al Vecchio Continente, ma nell’ambito di un posizionamento globale, con poca convinzione: “Se avessimo avuto una mappa del mondo proporzionata alle posizioni degli investitori, gli Stati Uniti avrebbero occupato una pagina intera, con l’Europa e il resto del mondo confinati in un angolino grande quanto la Nuova Zelanda”. Oggi, la situazione è cambiata, e gli investitori tornano a guardare con interesse al Vecchio Continente. Sono state proprio le azioni aggressive di Trump a galvanizzare l’Eurozona, con lo stanziamento di 2mila miliardi di euro in stimoli per la Difesa e le infrastrutture. Questo ha causato gli sbalzi nelle valutazioni sembrano aver invertito il trend di crescita delle Borse, favorendo i listini europei a scapito di quelli statunitensi. “E questo è solo un minuscolo ribilanciamento dello squilibrio di cui parlavamo”, precisa Lahlou. Persino su un tema come quello dell’IA tutto è ancora in discussione. “Il focus oggi non è più l’ottimizzazione dell’hardware, ma del software. Qui conta la capacità di innovare - che in Europa non manca. La gara non è chiusa: in realtà, non sappiamo neanche dove ci condurrà”, conclude il responsabile.
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