Il turismo congressuale e la scalata dell’Italia nel panorama internazionale
In pochi anni l’Italia è riuscita a posizionarsi come leader nell’industria congressuale globale, passando dal sesto al primo posto e raggiungendo la vetta d’Europa per numeri di congressi ospitati. La capacità di adattarsi e innovare, mantenendo al contempo un legame saldo con il ricco patrimonio culturale e storico, ha reso il nostro Paese una meta irresistibile per il turismo congressuale e accademico, consolidando il suo ruolo di faro nel panorama internazionale. Di questo abbiamo parlato con la presidente di Enit, Alessandra Priante. Cos’è esattamente il turismo congressuale e perché l’Italia ne è protagonista? «Il turismo congressuale, noto anche come MICE (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions), è un segmento chiave dell’industria turistica che genera un forte impatto economico e di sviluppo per i territori. A differenza del turismo leisure, i congressi non solo attraggono visitatori con una spesa media 2-3 volte superiore rispetto ai turisti di svago, ma rappresentano anche uno strumento strategico per destagionalizzare i flussi, permettendo di distribuire meglio la domanda turistica durante tutto l’anno. L’Italia, nel 2024, ha raggiunto un risultato straordinario, posizionandosi prima in Europa e seconda al mondo nella classifica ICCA per capacità di attrarre congressi internazionali. Questo significa che le nostre destinazioni non solo sono competitive a livello infrastrutturale e logistico, ma possiedono anche una forte rete di convention bureau, un capitale intellettuale di alto livello e una strategia efficace di lead generation, che ci consente di candidarci e vincere l’assegnazione di grandi eventi scientifici e associativi». Come si posiziona l’Italia rispetto all’Europa e al resto del mondo? «L’Italia si distingue per la sua unicità nel panorama congressuale internazionale. A differenza di altri competitor che concentrano i congressi in una o due città principali, l’Italia è una destinazione “multi-destinazione”, con ben 6 città nella Top 100 mondiale della classifica ICCA. Questa capillarità permette al nostro Paese di distribuire i benefici economici e occupazionali su più territori, stimolando l’innovazione e la crescita nelle città di ogni dimensione. Oltre alle metropoli come Roma e Milano, anche città come Firenze, Bologna, Torino e Napoli stanno diventando sempre più protagoniste nel settore MICE. Il nostro capitale intellettuale è un altro fattore determinante: accademici, medici, scienziati e ricercatori italiani sono sempre più presenti nei board delle associazioni internazionali, diventando ambassador naturali per attrarre congressi di alto livello nelle nostre destinazioni». A quanto ammonta il business che ruota attorno al turismo congressuale? «Il settore MICE rappresenta un motore economico rilevante, generando un indotto di miliardi di euro e impattando direttamente su settori strategici come hotellerie, ristorazione, trasporti e servizi per eventi. Secondo le analisi, i congressisti spendono in media 2-3 volte di più rispetto ai turisti leisure, con una forte incidenza su ospitalità di fascia alta, esperienze enogastronomiche e turismo culturale. Inoltre, il turismo congressuale non è solo una questione di business: attira conoscenza, permette di sviluppare nuove collaborazioni scientifiche e professionali e crea valore duraturo per le città ospitanti, rendendole più competitive nel lungo periodo». Alessandra Priante-presidente Enit foto ufficio stampa Quali sono le città italiane che trainano il comparto? «Come dicevo prima l’Italia è l’unico Paese con sei città nella Top 100 della classifica ICCA, un risultato che dimostra la forza e la capillarità del sistema congressuale italiano. Tra le città più performanti troviamo: Roma, con la sua storia millenaria e strutture congressuali d’eccellenza. Milano, capitale del business e dell’innovazione, scelta per grandi eventi internazionali. Firenze, che abbina patrimonio artistico e strutture MICE di alto livello. Bologna, con una solida rete universitaria e infrastrutture all’avanguardia. Torino, sempre più protagonista grazie a eventi internazionali e un’ottima accessibilità. Napoli, hub strategico del Sud Italia, in forte crescita nel settore. Il valore aggiunto dell’Italia è proprio questo: un’offerta variegata e diffusa, in grado di rispondere a ogni esigenza con location uniche, qualità dei servizi e un network organizzato di convention bureau». Come sostenere al meglio il comparto affinché diventi sempre più un asset strategico per l’Italia? «Per consolidare questa posizione di leadership è necessario dare continuità alle azioni strategiche che hanno portato l’Italia al vertice del settore. Tra le priorità: Investire nei convention bureau locali, che oggi rappresentano un asset fondamentale per l’organizzazione e la promozione delle destinazioni. Potenziare le attività di lead generation, per continuare ad attrarre nuovi congressi internazionali. Supportare il capitale intellettuale italiano, affinché accademic

In pochi anni l’Italia è riuscita a posizionarsi come leader nell’industria congressuale globale, passando dal sesto al primo posto e raggiungendo la vetta d’Europa per numeri di congressi ospitati. La capacità di adattarsi e innovare, mantenendo al contempo un legame saldo con il ricco patrimonio culturale e storico, ha reso il nostro Paese una meta irresistibile per il turismo congressuale e accademico, consolidando il suo ruolo di faro nel panorama internazionale. Di questo abbiamo parlato con la presidente di Enit, Alessandra Priante.
Cos’è esattamente il turismo congressuale e perché l’Italia ne è protagonista?
«Il turismo congressuale, noto anche come MICE (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions), è un segmento chiave dell’industria turistica che genera un forte impatto economico e di sviluppo per i territori. A differenza del turismo leisure, i congressi non solo attraggono visitatori con una spesa media 2-3 volte superiore rispetto ai turisti di svago, ma rappresentano anche uno strumento strategico per destagionalizzare i flussi, permettendo di distribuire meglio la domanda turistica durante tutto l’anno. L’Italia, nel 2024, ha raggiunto un risultato straordinario, posizionandosi prima in Europa e seconda al mondo nella classifica ICCA per capacità di attrarre congressi internazionali. Questo significa che le nostre destinazioni non solo sono competitive a livello infrastrutturale e logistico, ma possiedono anche una forte rete di convention bureau, un capitale intellettuale di alto livello e una strategia efficace di lead generation, che ci consente di candidarci e vincere l’assegnazione di grandi eventi scientifici e associativi».
Come si posiziona l’Italia rispetto all’Europa e al resto del mondo?
«L’Italia si distingue per la sua unicità nel panorama congressuale internazionale. A differenza di altri competitor che concentrano i congressi in una o due città principali, l’Italia è una destinazione “multi-destinazione”, con ben 6 città nella Top 100 mondiale della classifica ICCA. Questa capillarità permette al nostro Paese di distribuire i benefici economici e occupazionali su più territori, stimolando l’innovazione e la crescita nelle città di ogni dimensione. Oltre alle metropoli come Roma e Milano, anche città come Firenze, Bologna, Torino e Napoli stanno diventando sempre più protagoniste nel settore MICE. Il nostro capitale intellettuale è un altro fattore determinante: accademici, medici, scienziati e ricercatori italiani sono sempre più presenti nei board delle associazioni internazionali, diventando ambassador naturali per attrarre congressi di alto livello nelle nostre destinazioni».
A quanto ammonta il business che ruota attorno al turismo congressuale?
«Il settore MICE rappresenta un motore economico rilevante, generando un indotto di miliardi di euro e impattando direttamente su settori strategici come hotellerie, ristorazione, trasporti e servizi per eventi. Secondo le analisi, i congressisti spendono in media 2-3 volte di più rispetto ai turisti leisure, con una forte incidenza su ospitalità di fascia alta, esperienze enogastronomiche e turismo culturale. Inoltre, il turismo congressuale non è solo una questione di business: attira conoscenza, permette di sviluppare nuove collaborazioni scientifiche e professionali e crea valore duraturo per le città ospitanti, rendendole più competitive nel lungo periodo».

Alessandra Priante-presidente Enit foto ufficio stampa
Quali sono le città italiane che trainano il comparto?
«Come dicevo prima l’Italia è l’unico Paese con sei città nella Top 100 della classifica ICCA, un risultato che dimostra la forza e la capillarità del sistema congressuale italiano. Tra le città più performanti troviamo:
- Roma, con la sua storia millenaria e strutture congressuali d’eccellenza.
- Milano, capitale del business e dell’innovazione, scelta per grandi eventi internazionali.
- Firenze, che abbina patrimonio artistico e strutture MICE di alto livello.
- Bologna, con una solida rete universitaria e infrastrutture all’avanguardia.
- Torino, sempre più protagonista grazie a eventi internazionali e un’ottima accessibilità.
- Napoli, hub strategico del Sud Italia, in forte crescita nel settore.
Il valore aggiunto dell’Italia è proprio questo: un’offerta variegata e diffusa, in grado di rispondere a ogni esigenza con location uniche, qualità dei servizi e un network organizzato di convention bureau».
Come sostenere al meglio il comparto affinché diventi sempre più un asset strategico per l’Italia?
«Per consolidare questa posizione di leadership è necessario dare continuità alle azioni strategiche che hanno portato l’Italia al vertice del settore. Tra le priorità:
- Investire nei convention bureau locali, che oggi rappresentano un asset fondamentale per l’organizzazione e la promozione delle destinazioni.
- Potenziare le attività di lead generation, per continuare ad attrarre nuovi congressi internazionali.
- Supportare il capitale intellettuale italiano, affinché accademici, medici e scienziati possano promuovere sempre più le nostre destinazioni nei board internazionali.
- Innovare l’offerta MICE, integrando sempre più tecnologia, sostenibilità e soluzioni digitali avanzate.
L’Italia ha le carte in regola per mantenere la sua posizione di leadership e diventare la prima destinazione congressuale al mondo. Ma per farlo serve continuità negli investimenti e un forte coordinamento tra pubblico e privato».
Cosa prevedete per il futuro?
«Le prospettive per il turismo congressuale in Italia sono estremamente positive, ma dobbiamo lavorare per consolidare i risultati raggiunti.
Secondo le analisi ICCA, l’Italia è ancora la prima destinazione in Europa per congressi già confermati per il 2024 e gli anni successivi. Questo è un segnale chiaro: se continuiamo a investire e a puntare su strategie mirate, il nostro primato può essere mantenuto e rafforzato.
Nel futuro vedremo un turismo congressuale sempre più:
- Sostenibile, con eventi a basso impatto ambientale e soluzioni eco-friendly.
- Digitale, grazie all’utilizzo di intelligenza artificiale, big data e strumenti innovativi per migliorare l’esperienza dei partecipanti.
- Personalizzato, con offerte sempre più su misura per le esigenze delle aziende e delle associazioni.
L’ENIT continuerà a lavorare a fianco delle istituzioni, dei convention bureau e dei professionisti del settore per mantenere l’Italia ai vertici del turismo congressuale mondiale. Il nostro obiettivo? Diventare la prima destinazione MICE a livello globale!»
Insomma il turismo congressuale è un turismo di alta qualità che porta grandi benefici all’Italia, sia materiali che immateriali, dall’ occupazione alla promozione del territorio, dalla destagionalizzazione all’incremento del prestigio, dallo scambio di conoscenze e ricerca al networking e le possibilità di affari. E’ fondamentale continuare a sostenere il comparto verso una crescita costante, strutturale e intelligente, per rendere sempre di più il turismo congressuale un asset fondamentale dell’intera industria.
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